• Gelosie

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Manuel

Un'irrefrenabile e insensata voglia di infilare le dita tra i suoi ricci mentre è praticamente stravaccato sul banco. La domanda è: perché?
Non sono mai stato uno ossessionato dall'ordine e un anno fa non mi sarei nemmeno accorto di "qualcosa tra i capelli" di Simone, perché la verità è che non mi sono mai soffermato a osservarlo attentamente, o a far caso a queste piccolezze. Che cavolo mi prende tutto a un tratto?
Mentre formulo il pensiero nemmeno mi accorgo che la mia mano è già tra i suoi capelli, meravigliandomi di quanto siano morbidi e setosi, a differenza dei miei sempre scomposti e, il più delle volte, annodati.
Ritiro quasi immediatamente il braccio quando vedo Simone scattare verso di me, allarmato dal mio gesto.
Me ne esco con qualcosa del tipo: «C'avevi na cosa tra i capelli, te la stavo a toglie»
La verità è che quel piccolo acaro di polvere incastrato tra una ciocca è l'altra è solo la scusa più grande che io abbia mai usato per coprire il mio misfatto e il mio assurdo desiderio di toccargli i capelli.
Probabilmente il sole cocente di st'estate mi ha cotto il cervello, non c'è altra spiegazione.
Eppure io e Simone abbiamo passato gran parte delle vacanze insieme, mi sembrava doveroso stargli accanto dopo aver saputo della morte di Jacopo, e dopo tutto quello che lui ha fatto per me. Ma, nonostante questo, non mi è mai passata per la testa l'idea di fare una cosa tanto avventata. Mai fino a questo momento, a quanto pare.

Entra un tizio in classe tutto vestito di nero e più trascurato di me, il che è tutto dire, eppure le ragazze e persino Simone ne rimangono incantati.
A me sembra solo un pallone gonfiato invece, e già mi sta sul cazzo.
Il professore ce lo presenta come un nuovo studente argentino che, per qualche misterioso motivo, si è trasferito proprio qui a Roma.
Non poteva rimanersene dove stava?
Per tutta la mattina si scambia occhiate fugaci e ammiccanti con Simone, e il mio stomaco si contorce dal nervoso. Ma non so proprio perché. Odio che questo ragazzo abbia rubato l'attenzione di tutti, odio che Simone non mi rivolga i soliti sguardi come per controllare che sia tutto ok, in cui mi dedica i suoi sorrisi come se volesse dirmi "resisti, questa mattinata di merda finirà presto".
Stringo il bordo del banco tanto da farmi sbiancare le nocche, e spero che lo sguardo puntato su Simone, voltato verso la cattedra, gli perfori la noce del collo.
Odio anche lui adesso.

La campanella suona la pausa ricreazione e io sgattaiolo velocemente fuori dalla classe, prendendo un respiro di sollievo una volta raggiunto il corridoio. Quella tensione mi stava ammazzando.
Sto per andare in bagno a fumare di nascosto ma Sara mi si presenta davanti saltellante e con un meraviglioso sorriso sulle labbra.
«Ciao tesoro! Facciamo ricreazione insieme?» mi domanda, mostrandomi il panino impacchettato.
«Sì, va bene»
Ci allontaniamo di qualche metro dalla mia classe e dalla confusione che regna sovrana, ma non abbastanza lontano da non vedere Simone vicino alle macchinette che prende un caffè.
Dev'essersi accorto che lo sto guardando perché anche lui volta immediatamente il capo verso la mia direzione e, non so per quale motivo io lo faccia, ma mi avvicino alla mia ragazza mantenendo lo sguardo su di lui.

«Lascia perde il panino adesso, vié qua» le ordino, prima di afferrarla per la schiena e stringerla al petto, baciandola con foga.
Ma il mio sguardo non riesce a staccarsi dal suo.

Nemmeno quando al suo fianco appare quel tizio. Parlano amichevolmente, scherzano, si sfiorano, e il mio stomaco chiede pietà per la nausea che è costretta a sopportare, per il senso di vuoto che lo circonda.
Mi scanso poco delicatamente da Sara che rimane piuttosto interdetta.

«Manuel, tutto bene?»
«Sì, devo andare in bagno» rispondo lapidario, lasciandola sola sul posto mentre mi richiama da lontano.
Dopo essermi fumato due sigarette di fila dal nervoso, riesco a ragionare più lucidamente, e mi convinco che il mio fastidio sia dovuto al fatto che l'argentino non mi sia particolarmente simpatico e vederlo con Simone, che è il mio migliore amico, mi fa nascere un senso di protezione nei suoi confronti, non voglio che si faccia male o che finisca per farsi illusioni su di lui.

Cerco di farglielo capire, di fargli rendere conto di quanto loro due siano troppo...
Troppo diversi.
Ma a nulla sembra servire, quel coglione di Simone rimane a fissarlo tutto il tempo con la faccia da pesce lesso, come stregato da qualche genere di sortilegio.

Non lascerò che perda la testa per quel tipo.

«Ao, hai visto? Manco oggi che è il primo giorno Lombardi ce lascia respirà. Li famo insieme i compiti?»
L'importante è tenerlo lontano da quell'Edoardo o Eduardo, o come cazzo si chiama.

Simone mi rivolge finalmente attenzione mentre si lega il laccio del casco e si siede sulla moto messa a nuovo dal sottoscritto.

«Con 'sta scusa di fare i compiti insieme già lo so che alla fine io li devo fare e tu li copi. Almeno me devi pagà»
«Facciamo che li sfalchiamo da quelli che me devi per Paperella»
«Come non detto. Facciamo che siamo pari»
«Eh no Simò. Te tocca fa i compiti insieme a me tutto l'anno per esse pari»
Scuote la testa divertito, e mi capita di indugiare più del dovuto sulle rughe d'espressione che si formano agli angoli della bocca quando sorride.

«Vabbé va. Ti aspetto dopo a casa» afferma e parte scattante con Paperella, mentre io sono costretto a tornarmene con il catorcio che mi ritrovo, condiviso con mia madre.

In qualche modo mi sento più sollevato e di buon umore, perché quando Simone sorride sono felice anch'io.

EclissiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora