• Ci sarò

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Manuel


Mentre impiego il mio tempo pettinando i capelli di Simone con le dita, avverto il suo respiro profondo e costante e sono felice che finalmente riesca a riposarsi un po'.
Quello che mi ha confessato mi ha lasciato senza parole, non posso negarlo. Ma so che lui non ha mai avuto l'intenzione di fare del male a qualcuno. Simone è una di quelle anime purissime e buone, che si ritrova sempre con persone sbagliate, in situazioni sbagliate. E pur di non abbandonare qualcuno a cui tiene farebbe di tutto, anche mettersi nei pasticci. Lo ha fatto con me, e adesso anche con Eduardo.
Meriterebbe tanto amore quanto ne da', e io ho deciso di restituirglielo tutto. Mi ha tirato fuori dai guai parecchie volte senza aspettarsi nulla in cambia e sento il dovere di fare lo stesso adesso che ha bisogno del mio aiuto.
Ma non è solo questo. Il desiderio di passare ogni momento della giornata con lui è ogni giorno più forte, per esempio vorrei che questo istante in cui siamo così vicini, in cui il suo respiro rilassato va all'unisono col mio, in cui osservo il suo volto angelico distendere i lineamenti, durasse per sempre.
Il momento idilliaco viene però interrotto da una voce maschile al piano inferiore che ci chiama per cenare. Ma Simone dorme così beatamente che mi dispiace disturbarlo, così opto per scendere da solo e lasciarlo riposare in pace a letto.
Gli rimbocco le lenzuola fino a metà busto e spengo la luce della camera prima di recarmi in cucina.

«Oh Manuel caro, vieni. La cena è pronta. Simone non scende?» domanda apprensiva nonna Virginia, con l'aria di chi è realmente preoccupata per il suo adorato nipote.
«Temo di no, non si sente molto bene»
«Cos'ha? Vado subito a controllare» interviene Dante, alzandosi dal posto a tavola per salire in camera del figlio.
«Adesso sta riposando prof. Non se preoccupi, è solo un po' de stanchezza»
«Certo, ultimamente non fa altro che tornare tardi la notte. Si può sapere che state combinando?»
«Professò ma io che c'entro?»
«Tu c'entri sempre Manuel»
«Potrebbe sembrare strano, ma questa volta non ho fatto nulla. Sto cercando di mettermi in riga»
«Quindi vorresti farmi credere che vi siete scambiati i ruoli?» domanda ironico, mentre addenta un boccone di frittata.
«Suo figlio è un bravo ragazzo professò, mica scellerato come me. Deve dargli più fiducia»
«Lo so. È che mi è rimasto solo lui, non posso fare a meno di preoccuparmi» ammette con espressione cupa. Nei suoi occhi leggo tanta malinconia, tanto dolore. Chissà cosa significa perdere un figlio, io posso solo immaginarlo. Ma se penso alla morte di una persona cara, non posso che immaginare lo strazio che proverei nel perdere mia madre, che è l'unica figura parentale che ho. Forse è questo che prova il professore, lo strazio, la lacerante sensazione di un cuore strappato dal petto.
E forse è anche quello che prova Simone, anche se non ha mai conosciuto suo fratello. Ma, dopotutto, era il suo gemello, l'altra sua metà.
«Suvvia, non sono discorsi da fare a tavola. Mangiate che si fredda. E...Manuel?»
Fortunatamente ci pensa nonna Virginia a spezzare la tensione e i flussi di pensieri indesiderati.
«Sì?»
«Anche tu sei un bravo ragazzo. E Simone questo lo sa benissimo» mi sorride teneramente mentre appoggia una mano rugosa ma vellutata sulla mia callosa e ruvida.
Mi sarebbe piaciuto avere una nonna così premurosa e gentile, un supporto costante. E qui, intorno a questo tavolo con Virginia e il professore, mi sembra quasi di fare parte di una vera famiglia e di poterne avvertire il calore.

Quando torno in camera di Simone lo trovo ancora lì, nella stessa posizione in cui l'ho sistemato, che dorme profondamente. Doveva essere davvero esausto.
Più lo guardo più mi viene in mente quel bastardo di Eduardo, lo picchierei con le mie stesse mani e se ne avrò l'occasione lo farò sicuramente.
Mi allungo accanto a lui, posizionandomi sul fianco cosicché il mio volto sia di fronte al suo. Mi perdo a fissarlo con il fiato trattenuto. È talmente bello da togliermi il respiro.
Indugio sulle sue labbra appena schiuse, che hanno ripreso il loro colore roseo naturale.
Mi avvicino unendo le nostre labbra in un casto bacio e se solo sapesse quanto io l'abbia bramato per tutto il giorno mi riderebbe in faccia. Ormai non ho più freni, non ho più ritegno, ma la verità è così chiara ai miei occhi che mi maledico per non essermi reso conto prima dei miei sentimenti.

«Scusa se me ne sono accorto solo ora...» sussurro a un centimetro dal suo naso, addormentandomi con la fronte contro la sua e un braccio che cinge il suo addome.
Spero che così avverta quella sensazione di protezione e di presenza che voglio trasmettergli, almeno un po'.

Quando mi risveglio è già mattina e il posto accanto a me è vuoto. Simone è seduto sul bordo del letto intento a guardare con una certa insistenza la piccola televisione sospesa sulla mensola più alta della libreria.
«Ehi...»
«É vivo...» si limita ad asserire continuando a mantenere lo sguardo fisso davanti a sé
«Chi?»
«Il proprietario del negozio. È in coma, in realtà. Ma è pur sempre qualcosa no?»
I nostri occhi si incontrano e, per la prima volta dopo giorni, noto il suo sguardo accendersi di una minuscola luce di speranza, le sue iridi brillare di una nuova fiducia.
«É una notizia bellissima Simò. Se dovesse risvegliarsi potrebbe raccontare come sono andate realmente le cose e scagionarti!»
«E se non dovesse svegliarsi?»
«Non pensare negativo. Vedrai che andrà tutto bene. Comunque io rimarrò con te in ogni caso, te l'ho promesso»
Simone mi guarda come se avesse visto una stella cadente o un miracolo e mi si lancia letteralmente addosso, legando le braccia intorno al mio collo e scontrando il suo petto marmoreo con il mio.
«Grazie Manuel. Non so cosa farei senza di te»
Sento il mio cuore battere a una velocità talmente elevata che temo possa schizzarmi via. È il momento giusto per confessargli ciò che provo, non posso rimandare ancora. Ho bisogno che lui sappia, anche se adesso sono solo un amico per Simone.
Lo allontano di poco tenendolo per le spalle e con l'indice catturo un riccio sulla sua fronte portandolo di lato.
Simone mi fissa spaesato e stranito, non abituato a certi gesti affettuosi da parte mia.
«Devo costituirmi»
«Cosa?»
«Devo farlo, Manuel. Adesso che quell'uomo è vivo la verità verrà a galla e anche se forse racconterà che io ho cercato di salvarlo, sono comunque complice di una rapina a mano armata. Non posso fare finta di niente»
«Ma avevi il passamontagna. Non potrebbe mai riconoscerti»
Simone esibisce una smorfia sbuffando col naso.
«E credi che non arriveranno lo stesso a me? E poi non posso vivere con questo peso sulla coscienza. Quindi ti prego, se mi vuoi bene accetta la mia decisione» mi implora tenendomi le mani, senza sapere che il mio non è un semplice affetto nei suoi confronti. Ma qualcosa di estremamente più grande.

«Non voglio perderti. Sei una delle persone più importanti della mia vita»
Può, questa, essere considerata al pari di una dichiarazione?
Ciononostante Simone mi guarda come se avesse capito le mie intenzioni senza bisogno di spiegarle a parole, come se avesse compreso ciò che provo.

«Non mi perderai mai. Qualunque cosa accada, sarò con te» afferma con una sicurezza che non ho mai visto in lui e torna ad abbracciarmi, rifugiando il viso tra i miei capelli. Un abbraccio che non ha nulla a che vedere con la gioia precedente, ma si trascina dietro una tristezza insolita, e la paura di non trovarci più.
Ci stringiamo unendo le anime una all'altra, incapaci di lasciarci andare.
«Qualunque cosa accada...» ripeto come fosse un mantra di vita.

Sono sull'uscio della porta di casa Balestra ma non sono pronto per salutare Simone.
«Simò posso almeno accompagnarti in centrale?»
Come immaginavo scuote la testa respingendo silenziosamente l'offerta.
«Manuel, hai già fatto tanto per me. Adesso mi tocca raccontare tutto a mio padre e mia nonna, sperando che a uno dei due non venga un infarto»
«Buona fortuna» gli auguro con un sorriso malinconico, avviandomi verso il motorino.

«Manuel»
«Mh?»
«Quando tutta questa storia finirà e ci rivedremo, io dovrei parlarti...»
«Non dirlo, perché ci rivedremo di sicuro. E anche io devo parlarti»

Mi sorride salutandomi con la mano alzata.
Non so se questa sarà l'ultima volta che vedrò il suo volto, ma è certo che questo suo sorriso rimarrà impresso nel mio cuore per sempre.

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