• Guai all'orizzonte

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Simone

Un formicolio improvviso alla mano destra mi costringe a svegliarmi di controvoglia. Avverto gli occhi affaticati e le labbra incollate tra loro, dovuto all'arsura che mi inaridisce la gola. Mi accorgo di essere dentro un sacco a pelo al fianco di Manuel che ancora dorme beato sulla coperta.
Mi gira la testa e sento che potrei vomitare da un momento all'altro. Cerco di fare mente locale degli avvenimenti di questa notte ma è tutto molto confuso, come fosse un ricordo sbiadito o un sogno a spezzoni.
Una cosa la ricordo però. Le labbra di Manuel sulle mie, non potrei mai dimenticarlo. Nemmeno se volessi.
Cosa ho combinato?! Ho praticamente mollato Edo al Club e me ne sono andato via con Manuel senza nemmeno avvisarlo. E in più l'ho baciato...che imbarazzo! Non riuscirò più a guardarlo in faccia. Chissà cosa avrà pensato, gli avrò fatto pena?
Vorrei poter infilare la testa sotto terra come uno struzzo e rimanerci a vita.
Mi libero dal sacco e mi rendo conto di necessitare urgentemente di una doccia dal momento che sono un bagno di sudore.
La luce attraversa debolmente le finestre in vetro satinato del garage per creare un cono di luce proprio sopra di noi.
Osservo Manuel riposare e mi manca un battito nel riconoscere quanto sia bello. Ha le ciglia davvero molto lunghe e delle labbra perfette che mi verrebbe voglia di baciare ancora e ancora, ma è sbagliato. Lui mi respingerebbe visto che adesso sono completamente lucido e oltretutto ora sto insieme a Edo, non posso fargli questo.

«Oh, Manuel. Svegliati»
Borbotta lamentandosi nel sonno, prima di schiudere le palpebre coprendosi dalla luce del sole con una mano.
«Ma che ore sono?»
«Le dieci» rispondo dopo aver controllato sul telefono.
«Cazzo! Mia madre ci darà per dispersi e pure tuo padre!»
«Per lui non preoccuparti, gli ho appena scritto che sono rimasto a dormire da te»
«Come ti senti stamattina?» mi domanda premuroso e rimango piuttosto sorpreso da tanta gentilezza da parte sua.
Sono finito in un universo parallelo o cosa?

«Meglio»
«Simo...riguardo a stanotte...»
«Non so cosa mi sia preso, ti chiedo scusa. So benissimo che noi siamo solo amici»
«No, ascolta...»
Il mio cellulare inizia a squillare ripetutamente e, leggendo il nome sul display, rispondo immediatamente alla chiamata e faccio segno a Manuel di aspettare.

«Edo! Ma dove eri finito ieri sera?! Stai bene??»
«Buongiorno Simone. Sto bene, tu invece? Mi dispiace averti lasciato da solo, ti ho cercato nel locale ma alla fine ti ho completamente perso di vista. Poi un mio amico mi ha detto di averti visto andare via con la moto. Con chi eri?»
«Ho incontrato Manuel che mi ha dato un passaggio a casa perché neanche io ti ho più visto» rispondo mentendo spudoratamente e guardando l'espressione di Manuel cambiare e indurire il suo volto.

«L'importante è che tu stia bene. Possiamo vederci più tardi?»
«Ti va bene per pranzo?»
«Perfetto, a dopo Simo»
Attacca la chiamata senza attendere una mia risposta e io mi sento molto più sereno nel sapere che Edo non sia arrabbiato con me e che anche lui stia bene.

«Allora...di cosa volevi parlarmi?» domando a Manuel, ancora seduto sulla coperta a gambe incrociate.
Mi rivolge uno sguardo serio e imperturbabile. Che gli prende adesso?

«Ci tieni a lui talmente tanto da sparare certe cazzate?»
«Cosa avrei dovuto dirgli, Manuel? Che ti ho chiamato io per farmi venire a prendere la sera del nostro appuntamento?»
«Bell'appuntamento di merda, in discoteca a fare uso di droghe e chissà cos'altro»
«Quello che facciamo noi due a te non deve interessarti» Comincio ad alterarmi, sistemandomi meglio per tornarmene a casa. Credevo potesse cambiare, invece è il solito stronzo egoista.

«Scusa se mi preoccupo per te. Non ti rendi conto che quello è solo un male per la tua vita?»
«"Quello" si chiama Eduardo. E so badare benissimo a me stesso, non ho bisogno della balia»
«Però stanotte hai chiamato me»
«Questo è un altro discorso...» enuncio evasivo, piuttosto imbarazzato per il mio comportamento assurdo della scorsa sera.
«Ah giusto. Mi hai chiamato per dirmi che ti mancavo»
Lo fisso sbarrando gli occhi, credevo di averlo sognato invece l'ho detto davvero. Dannazione.

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