• Presa di coscienza

1K 62 7
                                    

Manuel


Attendo l'arrivo di Simone davanti l'entrata di scuola, ma è stranamente e fortemente in ritardo. Di solito é lui a rimanere piantato davanti questo baretto aspettando che io arrivi all'ultimo secondo.
Gli altri si preparano a entrare al trillo finale della campanella, mentre io me ne sto ancora impalato qui a controllare l'orologio da polso ogni due secondi e a chiedermi dove sia finito quell'idiota.

«Oh ma non entri? Guarda che alla prima c'abbiamo il compito di inglese. Se non te sbrighi quella te mette due» cerca di incalzarmi Chicca, fermandosi di fronte a me mentre le altre ragazze fanno il loro ingresso al "calvario".

«Sì Chì, mo vengo. Me stavo a chiede dove cavolo è finito Simone»
«Ma che te frega di quello che fa Simone scusa? Avrà deciso di fare sega oggi, magari non ha studiato per la verifica» ipotizza stringendosi nella spalle, e onestamente questa sua assurda convinzione mi fa quasi sbellicare di risate.

«Balestra che non studia? A Chì, non ce credi manco tu»
«Che ne so. Daje entriamo, ormai non penso che viene»
Mi guardo attorno un'ultima volta ma né un motorino né un'anima sembra aggirarsi da queste parti, per cui decido di seguire il consiglio di Chicca e recarmi in classe.
Sarà malato? Dovrei mandargli un messaggio per sincerarmi che stia bene?
Ma da quando sono diventato così apprensivo nei suoi confronti? E soprattutto da quando ho cominciato a farmi tutte queste domande.

Durante il compito non riesco a concentrarmi un secondo, non faccio che osservare il posto vuoto di Simone e quello di Eduardo, e non riesco a non pensare che in questo momento siano insieme chissà dove. Dondolo freneticamente la gamba sotto al banco mentre mastico il tappo della penna in preda a una crisi di nervi che non passa inosservata ai miei compagni.

«Ao ma che c'hai? Stai a fa' un casino co sta penna» mi riprende Matteo parlando a bassa voce.
«Ma che vòi? Non rompe le palle» rispondo mostrandogli il dito medio.

«Silenzio. Vi ricordo che mancano venti minuti alla fine del test, cercate di sfruttarli per scrivere anziché parlare» interviene pacatamente la professoressa rompicoglioni.
Ma io non riesco proprio a pensare a questa merda di verifica, quando la mia testa è completamente altrove.
Maledetto Simone, se prendo l'insufficienza sarà tutta colpa sua, mi avrà sulla coscienza.

Al termine della prima ora già sono stanco e teso come una corda di violino, tanto da addormentarmi sul banco svegliato poi bruscamente da Lombardi che decide sia un'ottima idea mettermi l'ennesima nota di richiamo sul suo registro, da bastardo qual è.

«Manuel ti senti bene?» mi domanda Laura con tutta la gentilezza che la caratterizza.
Le rivolgo una smorfia simile a un sorriso, più di questo oggi mi è impossibile fare.
«Lascialo perde che stamattina gli girano» esordisce Luna, credendo forse di apparire simpatica. Ma non lo è per niente.

Alla terza ora il prof Balestra fa la sua entrata trionfale come sempre, e mi riprometto che alla fine della sua lezione dovrò chiedergli di Simone.
Ma non faccio in tempo nemmeno a pensarlo che lui, dopo aver osservato l'intera classe con gli occhi che gli schizzano da una parte all'altra dell'aula, rimane a fissare il posto vuoto di suo figlio.

«Ragazzi ma Simone?»
E lì capisco tutto. Non è rimasto a casa perché malato, altrimenti lo avrebbe saputo e non avrebbe domandato alla classe della sua assenza. Quindi nemmeno lui sa che fine ha fatto.

«Eh, prof oggi non è venuto a scuola» risponde qualcuno delle prime file.
«Professò, mi scusi, ma non dovrebbe saperlo lei che è il padre?» domanda sarcastico Aureliano, suscitando una risata generale dalla maggior parte di loro. Ovviamente io non ci trovo niente di divertente.
Questa cosa mi sta facendo ancora più innervosire e al contempo preoccupare.
Anche Balestra sembra esserlo, e mi rivolge uno dei suoi sguardi severi, come se c'entrassi qualcosa io. Ma stavolta non c'entro davvero niente.

EclissiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora