Capitolo 3- Amicizie:

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La vecchia casa in mezzo al bosco dove era cresciuta Peggy era perfetta, dato che nessuno sapeva dove si trovasse ed era situata lontana dalla città.

-Fate come se foste a casa vostra.- affermò Peggy, aprendo il frigorifero per rifocillarsi d'acqua tutta in un solo sorso.

Kate e Clint la guardarono con un sopracciglio alzato.

-Scusate, il fuoco mi indebolisce.- borbottò, tirando fuori due birre. -Hai l'età per bere?- chiese a Kate.

-C-Certo, ho 22 anni.- rispose gentilmente lei.

-Io vorrei rimanere lucido, grazie.- intervenne Clint, lasciandosi andare sul divano come un vecchietto di 70 anni.

Kate si guardò intorno.- Quindi questa è casa tua?-

-Lo è stata fino ai miei 6 anni, poi ci siamo trasferiti all'Avengers tower.- spiegò Peggy, sedendosi a tavola.

La ragazza sgranò gli occhi.- Tu vivi all'Avengers tower?!-

Per Peggy quel suo tono di ammirazione era parecchio piacevole.- Sì, con i 25 piani e tutto il resto, ma ne usiamo solo 6/7.-

-Quindi tu hai la super forza!-

-Esatto.-

-E spari ghiaccio!-

-Principalmente.-

-E' il più bel giorno della mia vita.-

-E' il più brutto giorno della mia vita.- bofonchiò Clint.

In quel momento, Peggy notò che Kate si era ferita nello scontro e aveva un graffio profondo sulla fronte.

-Lascia fare a me.-

Prese un fazzoletto e ci produsse del ghiaccio dentro, tamponandoglielo sulla ferita.

-Ehi, tu, Clint Eastwood, serva anche a te?- chiese poi a Barton.

Lui si toccò la ferita sulla guancia.- Non azzardarti a toccarmi, sto bene così.-

Peggy iniziò a pensare che l'avrebbe trattata male per tutto il tempo e doveva farsene una ragione.

-D'accordo, come vuoi, la cassetta del pronto soccorso è in bagno.-

Clinti si alzò a fatica sbuffando.- Devo andare ad avvisare i miei figli che probabilmente non tornerò a casa.-

-Che problemi ha con te?- le domandò Kate curiosa.

-Oh, non ce l'ha con me, ma con mia madre. L'accusa della morte della sua migliore amica.-

-Cosa? E perché?-

-Ehm...Ai tempi di Thanos, quando gli Avengers stavano pianificando di raccogliere le gemme dell'infinito nei vari archi temporali, mia madre era l'unica che sapeva come prendere e dove si trovasse la gemma dell'anima.- spiegò Peggy.

-E cosa si doveva fare?-

Peggy abbassò lo sguardo.- Si doveva sacrificare la persona che si ama più al mondo e Natasha si sacrificò per tutti. Però, al ritorno, Clint si infuriò con mia madre per non averglielo detto.-

-Aveva famiglia?-

-Che io sappia no...-

-Eravamo noi la sua famiglia.- esordì Clint, a denti stretti.

Peggy lo guardò negli occhi.- Già ed è per questo che si è sacrificata per voi. A qualsiasi costo, ricordi?-

-Sì, ma io non ero pronto a pagarlo.- Peggy stava per replicare, ma lui la fermò.- Basta, sono stanco di parlarne. Vado a riprendere la tuta, ci vediamo domani.-

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