Capitolo 8

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Il giorno dopo per combattere l'afa e il caldo che regnava su Berlino decisero di approfittare della piscina e farsi una nuotata. 

Era enorme, contornata da lettini bianchi e da un prato curato alla perfezione.

Mikel e Niki furono i primi a scendere, portando in spalla i rispettivi asciugamani.

«Piscina!» esclamò lei togliendosi il leggero prendisole e, senza attendere il ragazzo, si gettò in acqua.

La piscina era la grande passione di Niki che nuotava fin da quando era in fasce. Era il suo elemento e le era mancato così tanto in quegli ultimi mesi poiché, a causa dell'università, aveva dovuto accantonare gli allenamenti e le gare a cui era solita partecipare. 

Cercò di risalire in superficie ma un corpo più pesante si abbatté su di lei e la riportò a fondo così improvvisamente che si dimenticò degli anni di allenamento e l'acqua le entrò dal naso e giunse fino ai polmoni riempiendoli di acqua. Iniziò a tossire forte, per quanto potesse farlo sott'acqua, e ci mancò poco che anche il respiro si mozzasse. Poi, così improvvisamente com'era giunto quel corpo, si sentì issare fuori e depositare sull'erba fresca. 

Con fatica riuscì a vedere Jay grondante che la sovrastava.

«Scusami. Come ti senti?»

Niki si prese dei minuti per tornare alla realtà. Vederlo in costume, con il petto muscoloso e con una leggera peluria le aveva ulteriormente mozzato il respiro.

«Sto meglio» e accettò la mano che le tendeva.

Con poco sforzo la issò in piedi ma non la lasciò subito, attese qualche segnale di un malore o difficoltà di respirazione, e solo quando appurò che stesse effettivamente bene abbandonò la sua mano. 

Non ebbero però tempo di approfondire perché Mikel, con ancora gli abiti addosso, li raggiunse.

«E tu? Non ti eri tuffato?» chiese Niki osservando come il rasta fosse ancora asciutto.

«Ehm no, non me ne hai lasciato il tempo. Ho preferito osservare il tuo salvataggio da lontano» rise sornione.

«Potevo anche morire» bofonchiò lei.

«Non lo avrei permesso» rispose Jay, spostandole una ciocca di capelli umidi dalla spalla. «Peccato che stiano arrivando anche gli altri» le sussurrò prima che Anne, Chris ed il resto del gruppo piombasse su di loro preoccupati. 

«Che ti è successo?» le chiese subito la mora, osservandola negli occhi più grandi e lacrimosi del solito.

«Un piccolo incidente che si è risolto quasi subito».

L'occhiata che Anne le rivolse non lasciava spazio a dubbi, entro sera le avrebbe fatto il terzo grado, ma per il momento la vide dirigersi su uno dei lettini e distendersi. Lei non amava nuotare, anzi ne aveva quasi il terrore.

**Anne**

Lasciai i ragazzi tuffarsi e rinfrescarsi in acqua mentre io accendevo l'mp3 per ingannare il tempo. Le note di una canzone italiana mi fecero tornare bambina, quando accompagnavo mio padre in Italia a salutare l'altra metà della famiglia. Mio padre infatti era nato in un piccolo paesino tra le montagne venete e lì amava tornare tutte le estati.

Non mi resi conto di stare canticchiando ad alta voce finché qualcuno mi tolse  l'auricolare.

«Vieni a nuotare?» chiese Chris, molto vicino. Fin troppo vicino.

«No grazie, preferisco stare qui» gli risposi pentendomi subito dopo del mio tono brusco. 

Era più forte di me, non riuscivo a superare questa paura dell'acqua. Sapere che in quella piscina certamente non avrei toccato il fondo con i piedi mi terrorizzava e mi faceva sudare freddo.

Lo osservai tornare dai suoi amici e lanciarmi un ultimo sguardo prima di scendere in acqua. 

Con un sospiro rimisi l'auricolare, e tirai fuori dalla borsa un libro che avevo portato con me da casa. Stavo finendo la quinta pagina quando due ombre si pararono davanti a me. 

«Ehm, ciao. Scusaci, sei italiana?»

Alzai gli occhi per vedere chi mi avesse disturbato e rimasi di sasso perché, lì davanti avevo due modelli. Entrambi alti e muscolosi, mi sorridevano come se avessero trovato il loro tesoro.

«Finalmente! Sono settimane che cerchiamo qualche connazionale» continuarono senza attendere una mia risposta.

«Come mai?» chiesi nella loro lingua, abbassando il volume della musica.

«Lascia prima che ci presentiamo» disse il ragazzo più alto, dai capelli scuri e leggermente ricci, che indossava una canotta bianca e dei jeans fino al ginocchio. «Io sono Matteo e lui è Luca. Siamo qui da qualche settimana per uno scambio culturale tra la nostra università e già non ne possiamo più».

L'altro ragazzo, che portava i capelli biondi tirati all'indietro da una dose abbastanza generosa di gel, scoppiò a ridere e mi tese la mano. «Piacere, Luca».

«Beh io avrei la soluzione. Potrei prestarvi questi mp3. È pieno di musica italiana» dissi loro, accettando la mano che il ragazzo biondo mi porgeva.

«Ti ho già detto che sei la nostra salvatrice?» mi prese in giro Matteo. «Fammi ascoltare queste canzoni allora».

**Chris**

Più stavo in acqua e più mi interrogavo su quel cambiamento di umore. Non mi sembrava di averla scocciata più di tanto, anzi le avevo lasciato il suo spazio.

«Forse devi solo tornare lì e chiederle cosa c'è che non va» suggerì Jay.

«Cosa?»

«Vai da lei» m'incalzò di nuovo.

Fu in quel momento che vidi due ragazzi avvicinarsi  e parlarle. Lei offrì una sua cuffia a uno dei due e subito il mio stomaco si contorse dolorosamente. Con un movimento veloce e uscii dalla piscina e mi sedetti a ridosso del muretto scrutando quella scena a me ancora incomprensibile.

"Che ti prende? Non dirmi che sei geloso di Anne".

Jay uscì dalla piscina e si asciugò con un asciugamano azzurro.

«Quello è il mio!» urlò Niki, interrompendo i miei pensieri.

«Ah davvero?» chiese Jay con nonchalance mentre si appoggiava l'asciugamano sulle spalle.

La ragazza lo raggiunse e prese il telo verde scuro abbandonato sul primo lettino e glielo porse. «Usa il tuo visto che l'hai portato fuori». 

«Usalo tu» le propose, facendole l'occhiolino.

Le guance si tinsero di rosso, ma la vidi rizzare le spalle.  «Bene. L'avete sentito anche voi».

Jay mi raggiunse e si sedette accanto «Che ti prende?»

"Che cosa posso dirgli? Non so nemmeno io come mi sento. Da un lato sento i morsi della gelosia e dall'altro penso a quanto sono stupido. La conosco a malapena".

«Sei ridotto in uno stato...» Jay faticava a trovare le giuste parole. Sapevo che non voleva rinvangare dolorosi ricordi. Ricordavo bene l'ultima volta che avevo provato una sensazione simile e tutto ciò che avevo subito poi.

«Non è niente. Un po' di malinconia».

Voltai la testa nella sua direzione e strinsi i denti. I due ragazzi erano ancora lì, impegnati in una conversazione che durava ormai da dieci minuti.

«Ti da fastidio che faccia amicizie?»

«No...cioè...» ma non riuscii a concludere la frase che il telefono del moro iniziò a suonare.

«Dannazione! Pronto? Sì...quando? Molto bene».

«Una telefonata più misteriosa di questa non l'ho mai sentita» cercai di sdrammatizzare.

«Le riprese iniziano domani. Vado ad avvertire Anne. Le consegneranno il copione stasera» e prima che potessi replicare lo vidi dirigersi verso la ragazza. 

**

Angolo autrice

Eccoci! In questo capitolo ho voluto introdurre anche un pò il rapporto tra Niki e Jay, cosa ne dite? Vi piace come idea?


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