8.

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Mi svegliai con un tremendo mal di testa quella mattina e la maledetta sveglia non mi aiutò per niente. Mi alzai traballante e scesi la scaletta del letto, andando, quasi alla cieca, verso il bagno. Mi girai un attimo per vedere se Harry stesse dormendo, ma non era nel suo letto. Anzi, non era proprio tornato in stanza la sera prima. Le lenzuola erano messe apposto e non erano state toccate. Improvvisamente un grande senso di colpa mi invase, facendomi sentire stupida. Forse era uscito e aveva rifatto il letto? Okay no, non era tornato. Volevo solo convincermi che non gli fosse successo nulla e che quindi non dovevo sentirmi in colpa per averlo trattato così male il giorno precedente. Dovevo farlo, non avevo avuto scelta, dovevo tenerlo lontano da me.

Mi soffermai troppo a pensare, dovevo correre, le lezioni sarebbero cominciate a momenti e ovviamente non avrei fatto in tempo a fare nemmeno colazione. Dopo essermi lavata e depilata (era indispensabile), uscii dal bagno e tirai un respiro di sollievo vedere Harry entrare in stanza. Ma non aveva una bella faccia, piuttosto i suoi occhi erano rossi e non mi aveva nemmeno rivolto uno sguardo. Era stato tutta la notte fuori a fare chissà cosa. Solo il pensiero mi fece rabbrividire. Il pensiero che fosse stato con altre ragazze mi faceva salire il vomito, ma era stata colpa mia, ero stata io ad allontanarlo da me

Corsi fuori dalla porta, cercando di non fare tardi e ignorai Harry che era appena entrato in bagno. Trovai Niall davanti a me, non era felice nemmeno lui. Cosa avevo fatto adesso?

«Harry è praticamente tornato adesso con gli occhi rossi, alito puzzolente d'alcool e faccia incazzata.» cominciò. «E continuava a ripetere il tuo nome.»

A quel punto gli raccontai tutto quello che avevo detto e fatto il giorno prima e si arrabbiò, dicendomi che ero stata immatura e stupida.

«Vado a lezione, ci vediamo dopo.» dissi, una volta entrati nella scuola.

«Parla con Harry, Brook.» si raccomandò e poi ci dividemmo.

Notai che quel giorno nella mia stessa classe c'era anche Jeremy, così mi misi accanto a lui.

«Ciao?» salutò, non capendo chi si fosse seduto vicino a lui.

«Sono Brooklyn.» dissi, sorridendo.

«Oh, ciao Brooklyn. Come stai?» mi chiese, cercando un contatto visivo con me, anche se sapeva che non ci sarebbe stato.

«Sto abbastanza bene e tu?» domandai a mia volta.

«Benissimo direi, sei la prima amica che ho qui dentro da un mese e mezzo che è passato.» sorrise tristemente.

Perché non doveva avere amici? Era cieco, si, ma non stupido. Era un ragazzo molto simpatico da quanto avevo visto e anche molto educato. Probabilmente l'avrei fatto conoscere agli altri.

«Oh beh, allora ti farò conoscere altre persone!» esclamai, entusiasta della mia idea.

Non ribatté, ma sorrise ampiamente perché entrò la professoressa, facendo calare un silenzio di tomba in classe.

Una volta finite le lezioni mi incontrai nuovamente con Jeremy, ma questa volta lo feci sedere con noi al tavolo.

«Ragazzi, lui è un mio nuovo amico, si chiama Jeremy.» sorrisi, cercando di non notare l'assenza di Harry che mi stava mangiando dentro.

Dovevo nascondere le mie vere emozioni, era facile, no?

Si presentarono tutti uno ad uno e Jeremy cominciò a parlare con Liam, che sembrava molto contento di averlo conosciuto. Niall mi fece segno di seguirlo fuori e avvertii tutti che sarei andata a prendere un po' d'aria. Per fortuna Jeremy era in buone mani.

«Hai parlato con Harry?» mi chiese e alzai gli occhi al cielo, accendendomi una sigaretta.

«Cazzo, Brook, va fuori di testa se non risolvete.» disse, sbattendo un pugno al muro.

Era molto affezionato al suo amico, lo capivo, ma le scelte le dovevo fare io, non lui per me.

«Mi sembra di aver risolto già tutto.» affermai.

Niall sospirò, cercando di mantenere la calma e si mise davanti a me.

«Guardami negli occhi.» mi impose, alzandomi il viso dal mento. Incontrai i suoi occhi blu. «Sentimi bene Brook, so perfettamente cosa tu provi per lui, quindi non farti tanti film mentali del cazzo e vai da lui, digli quello che pensi veramente e non dirgli cazzate.»

Per lui era facile. Ma affrontare un Harry incazzato non lo era per niente. Soprattutto se il giorno prima gli avevo detto delle cose del genere. Sarei stata contraddittoria, e odiavo essere così incoerente. Se avevo un'idea dovevo mantenere quella e basta. Ma purtroppo quell'idea era sbagliata.

«Sì, Niall. Lo farò.» annuii sicura.

Mi diede una spinta e mi fece un occhiolino. Spensi la sigaretta e la buttai a terra, schiacciandola con un piede e poi mi diressi verso il dormitorio. Mi accorsi di avere una scarpa allacciata male, così mi chinai e sistemai bene i lacci. Appena mi alzai il respiro mi si bloccò in gola.

«Cosa ci fai qui?» chiesi, cominciando a sentire gli occhi bruciarmi. Non era il momento adatto quello, per niente.

«Senti, Brook-»

«Non mi chiamare Brook.» strinsi i denti e mi trattenni dal non dargli un pugno.

«Okay, Brooklyn...» cominciò. «Mi dispiace tanto per com'è finita la nostra relazione. Ma questa lontananza non è stata per niente facile per me, mi capisci?»

«No, non ti capisco.» dissi, cominciando a sentire la voce diminuire.

Lui sospirò.

«Io ti amo ancora.» disse e le lacrime cominciarono a scendere dai miei occhi.

In meno di due secondi ritrovai le sue labbra sulle mie, unite in un bacio inaspettato e assolutamente non voluto da parte mia.

«Smettila, cazzo!» dissi dandogli uno schiaffo e allontanandomi da lui.

«Non mi devi più toccare, capito?» dissi con voce rotta.

«Che cazzo ci fai qui tu?» disse una voce roca.

Harry.

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