21.

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-Harry

«C'è bisogno di fiducia in un rapporto stabile, Harry, io devo sapere tutto di te e tu tutto di me.» mi disse. «Pensa a questo.» e ritornò dentro dagli altri, lasciandomi solo davanti alla porta chiusa. Sospirai frustrato, mettendomi le mani tra i capelli e cominciando a dire parolacce in mente. Non ci potevo credere che mi stava minacciando; mi stava praticamente facendo scegliere tra: raccontarle il mio passato e avere una relazione con lei. Come poteva farmi una cosa del genere? Il passato era passato e tale doveva rimanere, lei non poteva costringermi a dirle tutto. La questione su Gemma doveva rimanere segreta, non potevo lasciare che Brooklyn sapesse tutto quello che era successo. Mi avrebbe sicuramente ucciso sapendo ciò, e poi forse avrebbe ucciso anche lei. Eravamo adolescenti e Gemma in verità non era proprio mia sorella, ma sorellastra. Avrei dovuto dirle la verità? Raccontarle tutto quello che avevo cercato di nascondere in tutti quegli anni? Nessuno lo sapeva e in teoria nessuno avrebbe dovuto mai saperlo, ma poi era arrivata lei e aveva sconvolto la mia vita, rendendola migliore. Era grazie a lei se ero cambiato positivamente e forse si meritava tutta la verità, ma era così difficile. I rapporti con Gemma andavano ormai alla grande perché avevamo "dimenticato" tutto. Per la rabbia diedi un pugno al muro, accanto alla porta, così forte che sentii le nocche scrocchiare e vidi il sangue cominciare ad uscire dai tagli. Sarebbe rimasto un bel livido. Improvvisamente la porta davanti a me si aprì e gli occhi di Brooklyn si incontrarono con i miei. Tutto intorno a noi si fermò e mi ipnotizzai guardando quei bellissimi occhi che mi scrutavano preoccupati e curiosi. Li portò sulla mia mano sanguinante e li spalancò, avvicinandosi velocemente a me. Prese la mia mano nelle sue piccole e poi il suo sguardo cercò nuovamente il mio.

«Harry...» mi richiamò sussurrando il mio nome e guardandomi con colpevolezza.

«Mi dispiace, non sono riuscito a trattenermi...» scossi la testa. Sentivo gli occhi bruciare, non potevo piangere davanti a lei. Odiavo quando mi arrabbiavo, non potevo ragire così, non più. Ero diventato un'altra persona e non potevo permettere che quella che c'era prima riemergesse.

«Stai tranquillo, è tutto okay.» sussurrò, accarezzandomi una guancia dolcemente. Lei era l'unica in grado di tranquillizzarmi.

«N-no, io... non posso, non posso tornare quello di prima...» cominciai a blaterare, senza guardarla negli occhi.

«Amore, è tutto apposto.» mi abbracciò, accarezzandomi la schiena. «Non tornerai quello di prima, te lo prometto.» aggiunse e annuii.

-Brooklyn

Harry aveva avuto un attacco di rabbia. Ne aveva già avuto uno qualche tempo prima e non sapevo come comportarmi, ma era bastato un contatto fisico per farlo calmare. Probabilmente dicendogli quelle cose avevo scatenato in lui dei ricordi che non voleva far riemergere. Ero stata così stupida ed egoista, che volevo assolutamente sapere tutto sul suo passato, senza dare importanza e ciò che mi aveva già detto. Non era necessario sapere tutto, a me bastava lui nel presente. Eravamo andati nella nostra stanza, mentre poco prima gli altri avevano assistito a tutta la scena.

«Stai meglio?» gli chiesi, mentre continuavo ad accarezzargli i capelli ricci. Annuì.

«Comunque sappi che non m'importa veramente niente del tuo passato, l'unica cosa importante è che tu sia mio e basta.» gli dissi, dando sfogo ai miei pensieri.

«Te lo dirò prima o poi, promesso.» mi disse con voce roca. Sorrisi e mi diede un bacio sulle labbra.

-Harry

Era passato qualche giorno dal mio attacco di rabbia e tutto continuava normalmente, tranne Gemma. Sembrava strana e voleva continuamente avere un contatto fisico con me. Non ci potevo credere che stava ricominciando ad andare fuori di testa. Non potevo permetterlo, io amavo Brook. Eravamo appena ritornati in stanza insieme e proprio mentre ci stavamo baciando appassionatamente e l'avevo poggiata sul letto sotto di me, qualcuno bussò alla porta.

«Vai ad aprire.» mi sorrise.

«No, fanculo.» imprecai, continuando a baciarla. Le accarezzai i fianchi, per poi passare ad afferrare i lembi della maglietta, sollevandola sopra la sua testa, togliendola definitivamente. Sorrisi istintivamente alla vista del suo reggiseno blu elettrico di pizzo e mi morsi il labbro, riportando lo sguardo sul suo viso. Le sue guance si erano tinte di un dolcissimo rosa che la rendevano ancora più dolce.

«Sei bellissima.» sussurrai sulla pelle del suo collo, per poi cominciare a baciarla lì. Le morsi quella parte di pelle, succhiandola di poco e la sentii rabbrividire sotto il mio tocco. Mi tolse la maglietta lentamente, ma appena questa toccò terra qualcuno bussò ancora, più insistentemente, alla porta. Imprecai a bassa voce, alzandomi e calmando il mio attimo di eccitazione. Aprii la porta sbuffando e Louis era davanti a noi, con una faccia pervertita.

«Cosa?» gli chiesi, nervosamente.

Lui ridacchiò, affacciandosi per vedere dentro la stanza e probabilmente vide Brooklyn, perché scoppiò direttamente a ridere.

«Veramente? Fare sesso alle tre di pomeriggio?» chiese.

«Hai rotto il cazzo.» sbottai, chiudendogli la porta in faccia, ma ricominciò subito a bussare.

«Stasera ci sarà una festa!» urlò, per poi andare via.

«Louis il rompicoglioni.» alzai gli occhi al cielo, ritornando sopra alla mia ragazza.

«No amore, scusami ma Blair mi ha mandato un messaggio.» disse lei, cercando di alzarsi. Glielo lasciai fare e sbuffai, buttandomi sul letto. «Vuole che andiamo al centro commerciale, vieni? Ci sarà anche Niall.» aggiunse.

«Non poteva aspettare? Tutti ora dovevano rompere le palle?» sbottai, rimettendomi la maglia.

«Ci sarà sicuramente un'altra occasione.» sorrise maliziosamente, facendomi l'occhiolino.

«Sei troppo illegale in questo momento, sparisci dalla mia vista o ti scopo proprio ora su questo letto.» dissi con voce roca e lei spalancò gli occhi, diventando tutta rossa in viso, facendomi ridacchiare di gusto.

Si preparò e poi uscimmo, andando a quel centro commerciale con la mia macchina ovviamente. Comprarono dei vestiti, delle scarpe e altre milioni di cose mentre io e Niall parlavamo del più e del meno. Tornammo al dormitorio alle sette di sera e andammo a cenare in mensa. Al tavolo c'erano già Louis, Liam, Jeremy e Kate. Appena ci sedemmo Louis subito ci guardò maliziosamente, stava sicuramente per sparare una delle sue colossali cazzate.

«Com'è andato il sesso delle tre?» chiese ridacchiando, guardando me e Brook. Lei era diventata rossa peperone, mentre io sbuffai, posizionandomi meglio sulla mia sedia.

«Siamo andati al centro commerciale veramente.» intervenne Blair, confusa.

«Uh anche tu li hai interrotti?» scoppiò a ridere Louis.

«Smettila coglione.» borbottai.

«Se me lo avessi detto vi avrei lasciato fare.» sorrise maliziosamente Blair all'amica, che era visibilmente imbarazzata.

«Smettila anche tu.» disse roteando gli occhi Brook.

-Brooklyn

Dopo l'imbarazzante momento andammo alla festa, dove ci sarebbero stati tutti. Entrammo mano per la mano nella discoteca e poi ci dividemmo perché mi scappava la pipì, così corsi in bagno. Ma quando tornai vidi una scena che non avrei mai voluto vedere nella mia vita.

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