3:Yoongi

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                               ORE 15:40

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                               ORE 15:40

«Sei proprio un coglione».
«Ah, io sono un coglione? Be', tu sei una stronza passivo-aggressiva».
La coppia sul sedile di fronte a noi ha battibeccato per tutto il tragitto dall'aeroporto al Midtown Tunnel del Queens, ma i termini coglione e stronza passivo-aggressiva sembrano eccitarli un casino. Ora sono costretto ad ascoltarli mentre cercano di soffocarsi a vicenda con la lingua.
Io e Minhee, l'inglese furibonda, siamo seduti sul sedile posteriore, entrambi con lo sguardo fisso verso l'alto. Mi chiedo se anche a lei faccia male il collo. Siamo seduti il più lontano possibile l'uno dall'altra, fra di noi le mie rose indesiderate. Non so perché non le abbia ancora gettate dal finestrino.
Non mi dispiace averle fatto notare quanto fosse ingenuo il suo atteggiamento, ma all'aeroporto era stata piuttosto dolce con me e credo di sentirmi un po' in colpa per averla aggredita ed essermi allontanato in quel modo. Cioè, non è dipeso da lei... è stato tutto per via di Maya.
Maya...
Devo essere un idiota totale per non averlo capito. Naturalmente, può capitare che una coppia si allontani se uno dei due va al college dall'altra parte del paese. Ma Maya non mi ha lasciato per un californiano. Mi ha scaricato per quello che sembrava un coglione totale, anche lui di Brooklyn, solo di una razza più pretenziosa. Tradiva a distanza uno con cui aveva una relazione a distanza.
Doveva conoscere quel tipo da prima che partisse. E poiché lo conosceva, significa che mi tradiva da un po'. E se mi tradiva da un po', significa che sto davvero molto meglio senza di lei. So di avere ragione...
E allora perché mi sento come se avessi ingoiato un boccone di vetri rotti?
Il taxi ci porta in centro, e quando passiamo davanti a un albergo di infima categoria sulla Trentanovesima, all'improvviso la coppia allupata grida al tassista di fermarsi. Evidentemente entrambi hanno un coinquilino, o magari vivono con i genitori. Lanciano a me e a Minhee un'occhiata di scusa, pagano all'autista un terzo della corsa, scendono dal taxi e camminano abbracciati verso l'albergo ridacchiando.
Ma, evidentemente, mentre percorrono i quattro metri dal taxi alla bettola uno di loro si allontana sento le parole ex ragazzo, ed è come un pugno in pieno petto. Ecco cosa sono ora.
L'ex di Maya.
Il taxi si tiene sulla Trentanovesima diretto a ovest verso il quartiere di Hell's Kitchen, dove ho chiesto di essere portato. Non avevo affatto intenzione di andare a Manhattan, ma poco prima di salire sul taxi ho fatto l'errore di controllare Snapchat e ho visto un post di Maya, in un bar di Bushwick, in cui annunciava che lei e il ragazzo nuovo, Jungkook, avevano "finalmente" deciso di diventare una coppia ufficiale. Dall'angolazione del video e dal modo in cui traballa l'inquadratura mi pare che sia stato girato con un bastone per selfie. Uno stramaledetto bastone per selfie.
Per un brevissimo istante mi sento un po' meno avvilito per essere stato scaricato.
Ho deciso che se Maya era in giro per Brooklyn io mi sarei rifugiato in un altro distretto per andare all'Ice Bar, sulla Quarantesima di Manhattan. È un postaccio, ma lì non hanno mai messo in dubbio la mia carta d'identità falsa, e Maya non si presenterà a sorpresa. Lei non metterebbe mai piede all'Ice Bar. Tanto per dirne una, con quelle luci soffuse e i colori grigiastri scattare un selfie decente è un'impresa impossibile.
Minhee è diretta al Village... evidentemente spera di trovare un'avventura lì.
Mi massaggio il collo indolenzito cercando di farmi passare i crampi.
<<È stato abbastanza straziante, eh?».
Non so perché mi stia prendendo il disturbo di parlare con lei. Dall'occhiata che mi lancia deduco che non le fa piacere.
«Ma probabilmente voi inglesi siete così educati che non aprireste bocca nemmeno se qui dentro si potesse vedere tutto Cinemax». Sto per spiegare cos'è Cinemax, ma lei distoglie lo sguardo. A quanto pare tocca a me tenere viva la conversazione. «Allora... come mai il Village?»
«Che te ne importa?»
«Cioè, voglio dire...». Cos'è che voglio dire? Perché le ho fatto quella domanda? Che mi importa dove va? «So che in questo momento dovresti essere su un volo per casa tua. Di sicuro non avevi in programma di andare al Village e so che stai cercando una storia. Cosa pensi di trovare lì?»
«Non sono affari tuoi».
«Senti, mi dispiace, va bene?». Adesso mi guarda. «Sono stato sgarbato a parlarti in quel modo all'aeroporto». Indico le rose maledette come se fossero una replica vivente dell'umiliazione di prima. «Ero molto confuso».
«Mi sembra che tu lo sia ancora».
«Può darsi. Se ti sto dando fastidio è perché sono preoccupato. Non mi piace l'idea di una ragazza giovane che se ne va in giro da sola, di notte, per la città».
Lei mi fissa e il suo sguardo si addolcisce per un momento. Poi stringe gli occhi a fessura e torna a voltarsi.
«So badare a me stessa, grazie».
«Certo. È solo che... fa freddo ed è tutto buio. E se non sei di qui, New York può diventare... non so, una specie di mostro. Potrebbe mangiarti viva, sai? Specialmente con l'accento da Downton Abbey che ti ritrovi».
Lei emette un verso indignato come se l'avessi insultata profondamente.
«Non ho affatto un accento...».
Sobbalziamo entrambi al rumore di un clacson perché viene dalla nostra macchina, dal nostro tassista. Lui borbotta una parolaccia mentre cambia corsia e scuote la testa perché, evidentemente, il tassista davanti a noi non sta guidando come si deve.
Prima che Minhee finisca di protestare, alzo le mani in segno di scusa.
«Volevo dire che vagare di notte per la città, in attesa che succeda qualcosa, non sarebbe l'ideale per nessuno. Perché molto probabilmente quello che succederà non sarà niente di buono. Fidati, ho dei poliziotti in famiglia. Almeno pensa a cosa vuoi fare... così, ecco, non ti caccerai nei guai».
Minhee sospira e con aria pensierosa si infila dietro l'orecchio una ciocca di capelli scuri, ondulati. Le luci dei lampioni che ci scorrono accanto lentamente le illuminano il viso... la sua carnagione chiara non è frutto dell'inverno, deve essere il suo colorito solito. Tira fuori il libro motivazionale e se lo rigira fra le mani.
«Già», dice. «Forse hai ragione. Confesso di non aver pensato troppo a cosa mi piacerebbe fare. Volevo solo dimenticarmi di...». Non termina la frase, e io capisco che sta cercando di non pensare al tipo che l'ha piantata. «Prima d'ora non sono mai stata lontano da casa a Natale, e se devo trascorrerlo da sola, a mezzo mondo di distanza dalla mia famiglia, tanto vale che ne ricavi una storia».
Continua a ripeterlo. Sto iniziando a chiedermi se dica sul serio o se stia solo tentando di convincersi.
Indico il libro.
«Qual è lo step numero uno?». Lei mi guarda aggrottando le sopracciglia, come a dire: "Che c'entra?". Mi spiego meglio: «In quel coso ci sono dieci step, no? Quindi penso che ci siano istruzioni, suggerimenti: potrebbero essere un punto di partenza. Magari...».
Minhee apre il libro e va al primo capitolo. Si porta il libro vicinissimo al viso perché nel taxi, che finalmente sta acquistando una buona andatura, è buio. Legge a voce alta: «"Fate qualcosa che avevate smesso di fare perché al vostro ex non piaceva"». Sfoglia le pagine dando una scorsa veloce al resto
poi chiude il libro e scuote la testa. «Sono stata solo con lui per tutto il semestre. Ho bisogno di tempo per pensarci». "Sento un sorriso spuntarmi sulla faccia mentre penso tra me e me che, forse, in questo posso aiutarla. Infatti non ho bisogno di riflettere a lungo per ricordarmi di qualcosa che io ho smesso di fare perché Maya non ne voleva sapere.
Non mi do il tempo di chiedermi se si tratta di una buona o di una cattiva idea.
«Hai fame?».

1. FATE QUALCOSA CHE AVEVATE SMESSO DI FARE
PERCHÉ AL VOSTRO EX NON PIACEVA.

"Tutti noi "aggiustiamo" o "modifichiamo" un po' la nostra personalità quando iniziamo una nuova relazione. È naturale. Ma prima che ve ne rendiate conto, avrete rinunciato in tutto e per tutto a un hobby o avrete smesso di mangiare uno dei vostri cibi preferiti. Finché siete infatuati riuscite a farvene una ragione perché lo state facendo per il vostro compagno, per farlo contento.
Ma adesso quel compagno è diventato un ex..."

Kiss me in New York |M.Yg [Traduzione Italiana]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora