Ore 16:35
Faccio strada a Minhee lungo la Bleecker, che non ho mai visto così deserta. I rami spogli degli alberi sono cosparsi di neve, che adesso sta cadendo più fitta; cercare di ripararsi sotto i tendoni dei negozi è inutile. Tutte le persone che non sono state scaricate da qualcuno stanno tornando dalle loro fidanzate, dai fidanzati, dalle mogli, dai mariti. C'è chi porterà il compagno a casa per presentarlo ai genitori, avere la loro benedizione, diventare una coppia ufficiale. È quello che avrei dovuto fare io stasera. In questo momento mi sarei dovuto trovare con altre persone, non sulla Bleecker. Forse dovrei smettere di stare al freddo, andare a casa e passare la serata con la mia famiglia, ma non posso affrontare i miei, perché sicuramente mio padre farebbe di tutto per usare quest'episodio a riprova di quello che mi ripete sempre.
Tu non sei sveglio come Namjoon, Yoongi.
Non lo dice per sminuirmi o altro; semplicemente, mi ha sempre ritenuto un po' troppo fantasioso, troppo debole per vivere in questo brutto, grande mondo. La cosa peggiore? Stasera avrebbe ragione. Sono stato davvero un deficiente a non accorgermi che Maya era una da cui stare alla larga. Quindi no, non voglio ancora andare a casa, e se questa inglese tutta sola vuole andarsene in giro per scrivere una grande storia che la aiuti a dimenticare il suo ex, per me non ci sono problemi. Forse mi aiuterà a dimenticare la mia ex.
«Dove stiamo andando?», chiede Minhee.
«Ora vedrai».
Mi fermo davanti a Bleecker & Mercer indicando la stazione delle bici pubbliche che è "piena, ci sono più o meno venti biciclette blu. È la vigilia di Natale.
«Mi stai prendendo in giro?». Minhee alza le sopracciglia con aria scettica. Mi accorgo che ha delle vere sopracciglia; quelle di Maya erano così sottili che a volte sembravano frutto di un gioco di luci.
«Perché no? È una cosa che hai smesso di fare, giusto?»
«Farsi una scorpacciata di carne e rischiare di morire su una Boris bike non sono la stessa cosa».
«Chi è Boris?»
«Non importa. Il punto è», fa una giravolta per indicare il traffico, che adesso procede a singhiozzo, le auto incolonnate, «che mi sembra un po' pericoloso».
«Allora, aggiriamo il traffico andando sulla pista ciclabile vicino al fiume Hudson. Lì dovrai preoccuparti solo degli altri ciclisti. Allora, che dici?».
Lei sposta lo sguardo da me alla fila di biciclette, poi fissa di nuovo il marciapiede. Si sta accigliando, quindi cerco di fare leva su quello che, più o meno, abbiamo in comune.
«Vuoi ammazzare il tempo, giusto?».
Lei annuisce. Non è accigliata; ci sta riflettendo.
Con il pollice indicò le biciclette.
«Coraggio, dai... Hai voluto la bicicletta? Ora devi pedalare...».
Lei rotea gli occhi, mormora qualcosa, getta la testa all'indietro... ma sta ridacchiando, e i fiocchi di neve si posano sulle fossette che le sono spuntate sulle guance.
«Questa era pessima», ride. «Però hai ragione, perché no?».
Noleggio le bici e le trasciniamo lungo le strade ciottolose verso la West Side Highway, cosa che non potremmo mai fare in un giorno normale perché saremmo un pericolo per i pedoni. Il pomeriggio della vigilia di Natale, però, sembra che il centro della città sia a nostra completa disposizione. Sulla pista ciclabile mi fermo, monto in sella e guardo Minhee.
«Pronta?».
Lei aggancia il borsone al manubrio e piega la gamba per mettersi a cavallo della bici. Sembra un pochino... non nervosa, ma insicura. Si capisce che non lo fa da un po'.
«Credo di sì», risponde. «Però è meglio se stai tu davanti, almeno all'inizio».
Allora parto, guidandola lungo la pista. Non posso fare a meno di gettarmi uno sguardo alle spalle ogni sei o sette pedalate, per controllare che ci sia ancora, che non sia caduta.
«Ci stai prendendo la mano?», grido, dopo che abbiamo percorso circa sei isolati.
«Sì!», mi urla di rimando. «È come andare in bicicletta >>
Rallento per permetterle di affiancarmi.
«In quanto a battute squallide siamo pari». Lei mi fa l'occhiolino.
«Dove stiamo andando?»
«Non lo so», confesso. «Pedalavo e basta. Non stavo pensando a una destinazione».
«Prima non hai detto che vagare senza una meta era il modo migliore per cacciarsi nei guai?»
«Sì, per te», rispondo, «perché non conosci la città. Per quanto riguarda me, posso vagare tranquillamente...».
«Attento a sinistra!», grida, e quasi contemporaneamente una bicicletta sbuca fuori dal nulla schizzandole accanto, a sinistra.
Minhee sussulta e sbanda verso destra cercando di mantenere il controllo della bici, ma io capisco subito che sta per perdere l'equilibrio. Allungo la mano sinistra verso di lei e la afferro per una manica per aiutarla a restare in piedi, e nel frattempo le nostre biciclette crollano a terra.
Succede tutto in meno di due secondi, e all'improvviso mi rendo conto che la sto stringendo forte, che siamo vicinissimi, che ansimiamo entrambi. Minhee ha lo sguardo fisso su di me, il viso impietrito, spaventato, e il fatto che io non sappia cosa dire rende tutta questa situazione ancora più imbarazzante di quello che dovrebbe essere, quindi arretro di un passo...E inciampo nella mia bicicletta atterrando sul sedere. Impreco, poi scoppio a ridere. Ma che cavolo è successo? Anche Minhee sta ridendo, e poi si china per aiutarmi.
«Cos'è che stavi dicendo?»
«Okay, lasciamo perdere». Mi rialzo e mi scuoto la polvere di dosso. Mi guardo intorno sulla pista, ma l'artefice del disastro, il folle che andava a tutta velocità, è sparito da un pezzo. «La città è pericolosa per tutti. Spero che questo piccolo incidente non ti abbia scoraggiata».
Lei scuote la testa.
«Decisamente no. Ho appena iniziato a prenderci la mano. Ma forse sarebbe davvero meglio se decidessimo dove andare, no?».
Abbasso lo sguardo sul borsone di Minhee schiacciato dalla bicicletta caduta.
«Qual è lo step numero due?».
Minhee guarda nella mia stessa direzione, poi scrolla la testa.
«Non sei costretto a...».
«Dai. Tu vuoi ammazzare il tempo, io voglio... va bene, non ho bisogno di ammazzare il tempo, ma non devo andare da nessuna parte. Perché non continuiamo?».
Lei mi fissa per un lungo istante, e anche se la sua faccia sembra dire: "Sei un po' strano", sento che mi capisce. Anche lei è stata scaricata. Sa cosa significa. Si accovaccia e recupera il borsone da sotto la bici, tira fuori il libro e trova la pagina esatta. Poi sorride, strizza gli occhi e mi lancia uno sguardo come a dire: "Non ti piacerà".
Macy's è sulla...?»
«Trentaquattresima strada», rispondo.
Minhee ficca di nuovo il libro nel borsone, poi raddrizza la bici.
«Be', allora è lì che dobbiamo andare».
«Perché?».
Lei riaggancia la borsa al manubrio e monta in sella.
«Per un cambio di look, ovviamente. Facciamo a chi arriva prima!».
Ed eccola che pedala via, e io la guardo mentre si allontana con i fiocchi di neve che le danzano intorno: una ragazza inglese, bloccata a New York alla vigilia di Natale, che sta andando in bicicletta da Macy's per cambiare look, perché secondo un libro è un'ottima idea per dimenticare il suo ex. Questa serata non potrebbe diventare più bizzarra di così, no? Ma mi chino per raddrizzare la bicicletta.
Per qualche motivo, voglio scoprire come andrà a finire."1. FATE QUALCOSA CHE AVEVATE SMESSO DI FARE PERCHÉ AL VOSTRO EX NON PIACEVA.✅"
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Kiss me in New York |M.Yg [Traduzione Italiana]
FanfictionE la vigilia di Natale all'aeroporto di New York. Minhee è una studentessa inglese, in attesa del suo volo verso casa. Ha passato il peggior semestre della sua vita e non vede l'ora di lasciare a terra il malumore. Yoongi è un newyorkese DOC e sta...