22:Minhee

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                                 Ore 23:30

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Ore 23:30

La torcia del poliziotto mi costringe a coprirmi gli occhi perché, nell'oscurità del parco, la luce sembra più quella di un riflettore.
Sto per essere arrestata! Oddioddioddio, sto per essere arrestata e deportata, e non mi permetteranno di ritornare... se anche volessi accettare il posto alla Columbia sarei respinta dall'Ufficio immigrazione! Mi porteranno in un ufficio e un tizio con i baffi – me lo immagino con i baffi, non so perché – guarderà il mio passaporto, controllerà il mio nome sul computer e poi mi scruterà come a dire: "Aspetta, tesoro... sei tu la signorina che hanno arrestato sulla slitta a Central Park?". E io inizierò a strabuzzare l'occhio sinistro – perché succede sempre quando sto per rifilare una bugia a qualcuno – e proverò a dire: «No», ma lui mi stroncherà scuotendo la testa. Mi restituirà il passaporto e poi due tizi più grossi sbucheranno fuori dal nulla dicendo: «Signorina, deve seguirci».
Prima ancora di rendermene conto mi ritroverò su un volo diretta a casa... e so per certo che si dimenticheranno i miei bagagli! Sento Errore che abbaia infelice, Yoongi che si contorce e si agita alla cieca provando a tenere il cucciolo sotto controllo. Poi sento il rumore degli stivali che scricchiolano sull'erba innevata e inizio a pensare che sconfinare in una zona vietata di Central Park non sia poi un crimine gravissimo, no? Di sicuro non perderò l'aereo perché a quell'ora sarò rinchiusa in una cella, giusto?
E non mi deporterebbero sul serio per una cosa del genere, vero?
«Oh no, oh no, oh no», balbetto, e Yoongi mi prende di nuovo la mano stringendola forte. Finalmente mi arrischio ad aprire gli occhi e vedo che mi sta guardando dritto in faccia. Non è per niente spaventato. Anzi, sembra calmissimo, come se fosse estremamente riluttante a fare qualcosa. Mi passa Errore e poi si sposta per guardare in faccia il poliziotto con le mani alzate e tese in avanti... non in segno di resa, sembra più voler dire: "Va tutto bene".
«Ci dispiace, agente».
Il poliziotto è un tizio basso con la testa liscia, rasata. È quasi grosso quanto è alto, talmente robusto che sembra stia per lacerare l'uniforme come l'incredibile Hulk da un momento all'altro.
«Avete sconfinato in una zona vietata», dice fulminandoci con lo sguardo. «La vedete quella mostruosa recinzione di ferro qua attorno? Vuol dire "state alla larga"». Yoongi alza le braccia in un gesto che significa "Santo cielo, tutta colpa mia".
«Mi dispiace tanto», dice. «Avrei dovuto pensarci due volte – mio fratello maggiore è un poliziotto. Volevo solo... mostrare a una ragazza straniera un lato segreto e particolare di New York, tutto qui. Ci siamo lasciati un po' prendere la mano. Lo chiami pure "spirito natalizio"». Scuote la testa con enfasi.
Il poliziotto fissa Yoongi puntando la torcia sopra le nostre teste, continuando a illuminarci ma senza più abbagliarci.
«Tuo fratello è un poliziotto, eh?».
Yoongi annuisce educatamente.
«Sì... Min Namjoon . Lavora al settantaquattresimo distretto di Brooklyn».
L'agente serra le labbra e si allontana di qualche passo. Nel giro di un minuto smettiamo di essere nei guai. Il poliziotto parla nella radiolina (identificandosi come Marquez) e chiede a... qualcuno di confermargli che Min è un poliziotto del settantaquattresimo. Quando la signora con la voce gracchiante dall'altro lato dell'apparecchio gli dice di sì, Marquez ci fa segno di alzarci in piedi.
«Va bene, sentite», dice agganciandosi di nuovo la torcia alla cintura. «Mi dimenticherò di avervi visto qui stanotte». Per un attimo distoglie lo sguardo da noi osservando le colline coperte di neve. Nei suoi occhi c'è un guizzo e le sue labbra si contraggono. «Lo "capisco... Voi due, questo posto. Siete giovani, volete godervi la serata, divertirvi insieme».
Mi nascondo dietro Errore nel caso in cui il mio imbarazzo sia troppo evidente.
Marquez ci sorride.
«È tutto a posto, ragazzi. Ma dovete rispettare le regole, okay? Non potrete divertirvi insieme», ma perché continua a metterla su questo piano, «se finite in prigione, chiaro?».
Il poliziotto torna a parlare nella radiolina chiedendo se nei paraggi ci sono auto di pattuglia, e prima che possa rendermene conto ci conduce alla Fifth Avenue, dove si sta fermando un'auto della polizia. L'agente Marquez si avvicina al finestrino del guidatore. Intravedo una donna con i capelli corti e un uomo con i capelli ricci, entrambi in divisa.
«Ehi, Lainey». Immagino che il suo nome completo sia Elaine. «Grazie mille».
«Aspetti, cosa fa?», strillo. «Ci vuole arrestare sul serio?». Per un attimo medito di fuggire, ma non sono sicura che andrei molto lontano con Errore nella borsa.
Yoongi mi afferra la mano.
«È solo un passaggio a casa», mormora. Poi, rivolto a Marquez: «Lo apprezzo moltissimo, agente, ma non ce n'è bisogno».
L'agente Marquez scuote la testa.
«Giovanotto, non so perché preferisci stare a Central Park stanotte, ma dovresti andare a casa. È Natale. Fattelo dire da uno che sta notte non è con la sua famiglia... è quello il tuo posto».
Yoongi fissa il poliziotto per un secondo, e quando lo guardo capisco che vorrebbe protestare ma si sta trattenendo. Abbassa gli occhi sul terreno, poi li alza su di me.
«A quanto pare non posso sfuggire allo step numero otto, eh?».Alla velocità con cui Lainey guida verso il centro, persino io potrei arrivare a casa per... va bene, non la mezzanotte di oggi, ma sicuramente prima della colazione di domani. A nostro favore gioca anche il fatto che, nonostante non stia proprio dormendo, New York sia piuttosto sonnacchiosa mentre la vigilia di Natale sta per lasciare il posto al 25 dicembre. Le strade sono così silenziose e deserte che il frastuono del nostro motore è quasi assordante; tutta questa situazione è più eccitante di quanto sarò mai disposta ad ammettere, ma purtroppo agita moltissimo Errore, che guaisce e ulula come se stesse supplicando me e Yoongi di farla scendere subito!Io mi giro per guardarlo in faccia.
«Allora... tuo fratello fa il poliziotto, eh?».
Lui ha lo sguardo fisso sulle ginocchia, e quando lo vedo contrarre le labbra capisco che non è un argomento di cui ama parlare.
«Già», risponde scoccando un'occhiata a Lainey. Lei sta parlando con il collega. Nessuno dei due bada a noi. «Mi torna utile solo in situazioni del genere».
Gli do un colpetto col braccio.
«Ah, sì? Porti molte ragazze al parco per andare in slitta?». Lui non risponde, ma scuote la testa come a dire: "Lascia perdere". «Deve essere figo avere un fratello poliziotto, però».
Yoongi non si limita a ridere, emette davvero un suono simile a "Puah!".
«Essere il fratello minore di un poliziotto... be', diciamo solo che quando hai un fratello come Namjoon– che per mestiere fa quello che fa – a stare seduto a casa scribacchiando appunti tutto il giorno non ci faccio una bella figura».
«In che senso?»
«Nel senso che...». Si interrompe, poi sospira. "Okay, te lo dico, perché no?", sembra voler dire. «Mio padre non è mai andato al college, quindi in realtà non ne sa niente. Nel posto da dove veniamo noi la gente pensa a come "sopravvivere", ma nessuno fa davvero progetti per il futuro. Capisci cosa voglio dire? È quello che mi ha sempre detto, in ogni caso...». La sua voce si trasforma in un borbottio cupo, aspro. «"Yoongi , figlio mio, che senso ha prepararsi ad affrontare il futuro se il presente potrebbe arrivare da un momento all'altro e – bonk! – colpirti dritto in faccia?"».
«Ma sei entrato alla Columbia», proprio come me, «quindi apprezzerà sicuramente il fatto che tu abbia del talento, che non stia sprecando il tuo tempo, no?»
<<Oh, sì, questo lo capisce», risponde Yoongi allungando la mano e afferrando Errore. Il cucciolo non fa una piega e continua a dormire. «E non mi fraintendere, è fiero di me. Non capisce il perché delle mie decisioni, ma dice di apprezzare tanto il fatto che sappia scrivere delle storie, che abbia fantasia. Però», torna a imitare la voce di suo padre, «"Non puoi fantasticare sul futuro e trasformare i pensieri in realtà, ragazzo mio. Se ciò fosse possibile, io sarei diventato un interbase dei New York Mets!"».
<<Capisco tutto alla perfezione, eccetto l'ultima frase!>>
Yoongi sorride, si massaggia il collo come se l'imitazione del padre gli avesse fatto venire il mal di gola.
«Ogni due settimane mi infila sotto la porta l'opuscolo del concorso per diventare guardia carceraria. Lo sapevi che lo stipendio iniziale a volte può ammontare a trentamila dollari all'anno?»
«No», rispondo, cercando di mantenere un tono di voce tranquillo per non trasformare in uno scoppio di rabbia i sentimenti che gli ribollono dentro al pensiero di suo padre. Lainey ora si sta avviando di gran carriera verso il Battery Tunnel che, annuncia il cartello, ci porterà a Brooklyn. Una volta dentro, il silenzio è così pesante che per un attimo sento di essere diventata sorda. «Sicuramente cambierà registro se ti costruirai una bella carriera scrivendo».
«Non credo che mio padre arriverà mai a capirlo sul serio. Mia madre, invece, lei... a lei piacevano sempre i miei racconti». Sorride appena, e io lo fisso per un momento per assicurarmi che non stia per piangere. Sono sul punto di allungare una mano verso di lui quando Yoongi scuote la testa e mi guarda. «Allora, hai parlato della Columbia, ma io non te l'ho chiesto: cosa vorresti studiare?»
«Giornalismo. È sempre stato il mio sogno». All'improvviso divento timida; non parlo spesso con la gente delle mie speranze e ambizioni, di quali sono i miei obiettivi. Cerco di dare a intendere che per me non ha chissà quale importanza.
«Figo», commenta lui. «Il corso di giornalismo della Columbia è uno dei migliori del Nordest. Forse di tutto il paese».
«Sì, così mi hanno detto, ma...».
Percepisco il suo sguardo fisso su di me.
«Però cosa?».
Dai, Minhee... se lui ti ha raccontato tutto riguardo a sua madre, tu puoi parlargli dell'università.
«Onestamente sto pensando che forse non accetterò il posto».
«Dici sul serio? Non hai sentito cosa ho detto su quanto è fantastico il corso di...».
<<Sì, sì, ho sentito...». Cerco di alzare lo sguardo su di lui, ma è come se una mano invisibile e forzuta mi tenesse ferma la testa, costringendomi a fissare le ginocchia. «Lo sapevo già...».
Lui emette uno sbuffo che è in parte sconvolto, in parte irriverente.
«È a causa di Ji...del tuo ex? Un coglione del Westchester? Qual è il problema: anche lui è entrato con l'ammissione anticipata e tu non vuoi vederlo più?».
Magari fosse così semplice. Così comprensibile.
Stendo il braccio e gratto Errore dietro l'orecchio, come se dovessi trarre da lei il coraggio che mi serve per proseguire.
«No, no, lui rimanderà il college di un anno per mettersi a viaggiare. Ma io... Non lo so, ora New York mi appare sotto una luce diversa. Non sono più tanto sicura di volermi trasferire qui».
Quando lui resta in silenzio intuisco che sta aspettando che lo guardi. Mi costringo a farlo. Le luci della galleria gli scorrono sul viso e il suo sguardo è illuminato solo a tratti, va e viene. Come per lo specchio da Macy's, quest'effetto rende il contatto visivo tra noi più intenso del solito.
«È il tuo sogno», dice. «Ora la città ti sembra diversa? Va bene, d'accordo... abituati. È il tuo sogno». Mi prende di nuovo la mano, la stringe. «Ce la puoi fare».
Lainey esce dal tunnel e le ombre intermittenti svaniscono, e noi due restiamo a fissarci senza interruzioni. Dopo un secondo, le guance di Yoongi sono attraversate da un fremito e lui torna a guardare avanti.
«Ehi», osserva indicando l'orario sul cruscotto. Sono le 23:59. «È quasi...».
Scatta la mezzanotte. Torniamo a fissarci e mi colpisce quanto tutto questo sembri... normale, trovarmi in un'auto sconosciuta in una città sconosciuta con un ragazzo che conosco da nove ore o giù di lì. Non so proprio cosa fare o dire in questo momento, ma in qualche modo non importa, non so perché. Forse il motivo è che, a differenza di com'era con lui, non sento il bisogno di "fingere" con Yoongi , di essere come o chi lui vorrebbe che fossi. Gli ho mostrato la parte migliore di me e anche quella un po' così così, e lui non è ancora scappato via. Quindi sì: forse in questo momento non ho niente da dire, e va bene così.
«Buon Natale». Riesco appena a distinguere il suo bisbiglio sovrastato dal fracasso del motore di Lainey, e sono felice che la sirena non sia accesa. Ancora di più, sono felice di non trovarmi dove dovrei essere in teoria in questo momento: probabilmente addormentata su un aereo che sta per atterrare a Heathrow, a Londra. Non mi dispiace più che il mio volo sia stato cancellato.Sì, come no, è proprio questo su cui devi concentrarti adesso, Minhee. Andiamo, rispondigli!
Ma prima che possa farlo, Yoongi distoglie lo sguardo puntandolo di fronte a sé. Gli tengo ancora la mano, quindi la stringo di nuovo.
Restiamo seduti in silenzio per un minuto o due finché Lainey, la cui voce non ha nessuna difficoltà a sovrastare il ruggito del motore, si rivolge a noi chiedendoci dove vogliamo essere lasciati. Yoongi le spiega dove abita, e dopo circa cinque minuti da quando siamo usciti dalla galleria ci fermiamo proprio davanti a casa sua. Ringraziamo Lainey, che ci raccomanda di stare alla larga dai guai – e chiede ad Yoongi di farsi chiamare dal fratello – e poi scendiamo. Mentre l'automobile fa inversione e si allontana di nuovo diretta in città, noi ci voltiamo verso una villetta bifamiliare con un praticello che funge da giardino. L'erba è un po' aggrovigliata e incolta, ma i vasi di piante allineati su ciascun lato mi suggeriscono che una volta era ben curata. Chissà se era l'hobby della madre di Yoongi. Lui mi sta praticamente stritolando la mano, e quando alzo lo sguardo vedo che ha la mascella serrata e le labbra contratte.
«Ricorda», dico. «Se la pressione diventa troppa, non devi fare altro che distrarli sbandierando davanti a tutti la ragazza inglese». Errore emette un breve latrato agitandosi fra le braccia di Yoongi . Scoppiamo a ridere entrambi. «Oppure appioppa questa qui al parente più vicino».
Lui sorride per quella che è forse la prima volta da quando siamo andati sulla slitta.
«Credo che nemmeno Errore riuscirebbe a sopportare così tante attenzioni».
Ma la tiene sollevata quasi a mo' di scudo mentre mi guida su per gli scalini davanti alla porta d'ingresso. La apre con una chiave e un secondo dopo le uniche cose di cui percepisco la presenza sono delle polpette e un mormorio. Suoni e odori sono come uno schiaffetto stranamente gradevole, il calore di qualsiasi cosa sia stata cucinata è un abbraccio accogliente, davvero un sollievo dopo il freddo che fa fuori. Yoongi mi guida in un corridoio con i pannelli di legno alle pareti dall'aria ostinatamente rétro, proprio come il tappeto soffice dal motivo cachemire. Dobbiamo spostarci a destra per passare accanto all'enorme ammasso di giacche e cappotti appesi all'attaccapanni l'uno sull'altro. Lo seguo fino alla cucina sul retro della casa: ci sono cinque persone sedute attorno a un tavolo, davanti a loro piatti vuoti circondati da pentole e casseruole, bicchieri di vino e bottiglie di birra. Mi chiedo per quanto siano rimasti seduti qui dopo aver finito di cenare; forse la cucina è diventata un posto sicuro, confortevole nel giorno di un anniversario così particolare.
<<Be', accogliente, no?», dice Yoongi alzando la mano libera con finto sdegno. «La famiglia riunita a cena!».
A capotavola c'è una signora anziana che indossa un cardigan verde scuro e sembra forte e autoritaria, anche se di sicuro non supera il metro e cinquanta. Accanto a lei, seduti ciascuno da un lato, ci sono due uomini che si stanno avvicinando ai cinquanta (e probabilmente i cinquanta sono un po' in soggezione). Entrambi hanno capelli scuri spruzzati di grigio e puntellati da quella che sembra segatura o vernice. Mi piace l'idea che possano essere fratelli che lavorano insieme; deve essere stata una tortura dover lavorare la vigilia di Natale.
Ma, probabilmente, oggi volevano tenere la testa occupata...La vecchia signora fa segno ad Yoongi di sedersi e parla con un accento che oscilla fra Brooklyn e... qualche parte d'Italia.
«È rimasta parecchia roba, Yoongio», dice accennando a pentole e casseruole. «Sarai affamato. Sei stato fuori tutta la giornata».
«Già, dove sei stato?», chiede l'uomo alla sua destra. L'imitazione che Yoongi ha fatto del padre era davvero perfetta. Tutti i presenti guardano Yoongi: un tizio alto e ben piantato con una semplice camicia bianca (il più giovane in cucina a parte noi due, quindi deduco che sia Namjoon il poliziotto), l'altro tipo sulla cinquantina, la signora anziana e una donna bassa e snella che indossa un cardigan marrone e una gonna a quadretti... tutti fissano Yoongi preoccupati.
«Va tutto bene?», chiede Namjoon finendo la sua birra.
«Sì, sì», risponde Yoongi , «va tutto benissimo». Fa un rapido giro di presentazioni. La signora anziana è la nonna, Fiorella; alla sua destra è seduto il padre di  Yoongi, Tommy; alla sua sinistra lo zio Frank; la signora con il cardigan marrone è zia Carla, che deduco sia l'artefice del cenone. Yoongi mi presenta Namjoon come "mio fratello maggiore, il poliziotto", e noto che tutti lo guardano raggianti, in particolare Tommy.
Poi Namjoon accenna a Errore.
«Da dove viene quel cane?»
«È una lunga storia», risponde Yoongi. In realtà la sua è un'esagerazione, ma non intervengo.
Fiorella inforca un paio di grossi occhiali e si china in avanti per fissarmi dall'altra parte del tavolo.
«Questa è la tua nuova ragazza?», chiede ad Yoongi .
«No, nonna, Minhee è solo una nuova amica che ho conosciuto stasera», risponde Yoongi. Un po' rapidamente.
La vecchia signora torna a fissarmi.
«Non ti senti bene?».
Credo che sia una domanda, ma assomiglia di più a un'affermazione.

Kiss me in New York |M.Yg [Traduzione Italiana]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora