18:Minhee

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7. FREQUENTATE UN'ALTRA PERSONA.

"Non riuscite a immaginare un domani senza il vostro ex? Come fate a essere così sicuri del futuro se non avete nemmeno esplorato tutte le possibilità che offre il presente?"

Nel giro di pochi minuti mi ritrovo schiacciata contro il muro cercando di evitare il vischio mentre Rudolf, la renna dal naso rosso, ci prova con me. Okay, in realtà si tratta di un tipo un po' sfigato con un gilet di lana bordeaux e un calzino trasformato in pupazzo, ma comunque sia, mi parla attraverso Rudolf e io sono così impaziente di uscire di qui che mi chiedo se baciare il pupazzo-calzino possa farmi guadagnare il Pass musicale.
«Rudolf pensa che il tuo accento sia molto affascinante». Finalmente Mr Gilet di Lana mi parla senza intermediari, ma qualcosa nella sua voce, nella scelta delle parole, fa irrigidire i muscoli delle mie spalle, mentre Errore si sporge dal borsone e ringhia. Evidentemente Mr Gilet di Lana non l'aveva notata perché indietreggia di un passo, ma Rudolf rimane abbastanza vicino, quel tanto sufficiente da permettere a Errore di addentarlo e strapparlo dalla mano del tizio.
«No, Errore!», strillo facendo quasi cadere il borsone a terra mentre cerco di salvare Rudolf, ma riesco solo a lacerarlo a metà. Restituisco ciò che ne resta a Mr Gilet di Lana. «Mi dispiace tantissimo».
Lui prende i brandelli del suo pupazzo cullandoli fra le mani e sussurrando: «Oh, no, Rudolf... Dolce, innocente Rudy...».
Forse sta cercando di fare lo spiritoso, ma non resterò qui in attesa di averne la conferma. Vado via e mi imbatto in Yoongi , che si sta allontanando da un tavolo con le mani alzate quasi in segno di resa. Quando Errore gli annusa il braccio lui usa la cagnetta come pretesto per dare le spalle alla ragazza con i capelli color topo – probabilmente l'unica persona sui vent'anni in questa stanza – che sta seduta al tavolo e sfoglia quello che sembra un dépliant di viaggi.
«Credo che stessimo per acquistare una multiproprietà a Myrtle Beach», mormora Yoongi.
«Questo è niente», sussurro di rimando. «Un pupazzo a forma di calzino ci ha appena provato con me... ed Errore l'ha praticamente ucciso».
Lui si china e bacia la cagnolina sulla testa.
«Brava bambina».
Sto per chiedere ad Yoongi se vuole andare via di qui... ma quando passo in rassegna la stanza in cerca del Doug, lo trovo seduto al bancone e immerso in una fitta conversazione con una donna della sua età, che ha una camicetta viola aperta sotto cui si intravede un corsetto rosso sangue. Qui dentro è troppo buio perché riesca a distinguere il tatuaggio sul suo petto, ma vedo che lo ricopre per intero. Non è il tipo di donna che avrei creduto potesse andare bene per Doug, ma lui sembra abbastanza preso. Mi stringo nelle spalle.
«A quanto pare ci aspetta il secondo round».
Yoongi pare riluttante, ma poi annuisce.
«Quattro chiacchiere, un bacio e andiamo via di qui, d'accordo? Lontani dall'Upper East Side».
«Affare fatto».
«Lascia che te lo spieghi meglio, okay?».
Il secondo round è iniziato da circa cinque minuti e io mi sto già pentendo di aver chiesto a Tag – si chiama davvero così – come mai indossa ancora la maglietta con su scritto "Rand Paul for President" visto come sono andate le elezioni. Lui non è rimasto affascinato dal mio accento, ma più che altro l'ha considerato un invito a parlare (e parlare, e parlare, e parlare) del "big government" e delle tasse troppo alte per chi "crea occupazione" – concetti con cui noi europei ci "rifiutiamo ostinatamente" di stare al passo, a quanto pare. Sono sicura che esistano europei in grado di venire a capo di quello che sta dicendo, ma io non ci capisco proprio niente. Il che in realtà non importa, perché la nostra è più una conferenza che una conversazione. Decido che la strategia migliore da adottare è non dare risposte troppo lunghe e comunicare a suon di "mmm" e "sì, sì", magari buttando lì qualche "giusto, giusto" ogni tanto.
Nel frattempo cerco Yoongi con lo sguardo, ma non lo trovo da nessuna parte. Ha ottenuto il Pass musicale? Mi sta aspettando impaziente di andare via? Chi avrà baciato?
Ormai per le risposte formato mugugno ho inserito il pilota automatico, ma le parole "martedì prossimo" mi arrivano dritte all'orecchio come uno squillo di tromba. Mi rendo conto di stare annuendo, ma non ho la più pallida idea di che cosa stia approvando; so solo che succederà martedì prossimo.
«Aspetta, scusa», intervengo. «Puoi ripetere, per favore?»
«Martedì prossimo», risponde Tag. «Ti porterò al poligono di tiro. Sai, per farti prendere confidenza con il secondo emendamento». Congiunge le dita a formare una pistola e butta lì addirittura qualche "bang bang!" fingendo di sparare al soffitto.
Oh, no.
C'è una sola cosa da fare; va contro tutta la mia inglesità, ma a volte essere bruschi e maleducati è l'unica scelta possibile.
«No». Faccio per allontanarmi. «Proprio non fa per me. Ciao».
Me ne vado lottando contro l'impulso di scusarmi. Oddioddioddio, sono stata così maleducata, sono stata così maleducata... Poi sento Tag che mi urla dietro chiedendomi se ho qualche problema con le armi. Se sì, è meglio che stia attenta a non scivolare sul sangue del mio cuore ferito, "democratica!"
Smetto di sentirmi in colpa per essere stata maleducata. Mentre passo davanti alla porta del bagno degli uomini, Yoongi mi supera di corsa e si fionda nella toilette. Mi pareva che... Stava... piangendo? Oh, no, non avrà avuto una specie di ricaduta sentimentale, vero? Stava andando così bene!
Mi guardo attorno rapidamente per assicurarmi che nessuno mi stia osservando, quindi mi infilo nel bagno degli uomini. Trovo Yoongi curvo sul lavandino. Tira su con il naso e si asciuga gli occhi. A quanto pare è così che lo ripagherò per avermi consolata dopo la festa.
Faccio un passo avanti con aria esitante.
«Ehi, stai bene?».
Lui tira su con il naso.
«Sì, sì, sto bene. Ho solo bisogno di un momento».
«Forse è stato un errore», sollevo il borsone anche se lui non può vedermi e apprezzare la mia battuta brillante, «venire qui, eh?».
Yoongi non risponde. Emette un sospiro sofferto, affannoso.
<<Però, davvero, finora sei andato alla grande. Non ricascarci proprio adesso, vedrai che andrà tutto bene».
Lui continua a fissare il lavandino e la sua voce riecheggia nel bagno.
«Di che stai parlando?»
«Be', di... sei di nuovo triste per via di M... di lei, giusto?».
Lui non emette alcun suono, ma vedo le sue spalle che sussultano violentemente. Oh, no, gli ho dato il la e ora sta sfogando il suo dolore. Tutto lavoro buttato.
Poi noto che non è tanto un movimento da "sigh, sob" ma più da "ah, ah". Sta... ridendo? Si raddrizza e si volta: il suo viso è rigato dalle lacrime che gli sgorgano dagli occhi, ma sta decisamente ridendo.
«Non sto piangendo per Maya», dice piegandosi in avanti e mettendosi le mani sulle ginocchia. «Ho appena passato il secondo round con una ragazza che si chiama Erin: si è portata dietro i suoi gatti! Tutti e tre. Io sono allergico, tutto qui».
Entrambi scoppiamo a ridere, e le nostre voci rimbombano così forte nel bagno degli uomini che Errore si sveglia e brontola come a dire: "Che problema avete tutti e due? Sto cercando di dormire!".
Le risate si spengono e restiamo a fissarci per alcuni secondi; è un silenzio strano ma non tanto imbarazzante.
<<Senti», dice; la reazione allergica starà svanendo perché ora la sua voce è meno roca. «Superare lo step numero sette non sarà facile. Sembrano tutte persone carine, ma... non so, lì fuori non c'è nessuno che definirei il mio tipo».
«Stessa cosa per me. Andiamocene. Lo dico a Doug».
Mi giro di scatto, quando la porta del bagno si spalanca schiantandosi contro il muro con un tonfo fragoroso che fa quasi balzare Errore fuori dalla borsa. La prima cosa che vedo è la signora Babbo Natale – be', una donna vestita da signora Babbo Natale – che trascina qualcuno nella toilette. Si tratta di Doug,che sorride come un ebete e fa finta di bisbigliare: «E se tuo marito ci becca? Non mi toglierà mai dalla lista dei bimbi cattivi».
La signora Babbo Natale tira Doug più vicino a sé mentre la porta del bagno si chiude.
«Ma così finirai sulla mia lista dei bimbi cattivi». A quanto pare ha scoperto la tresca con Gee-Gee e vuole rendere pan per focaccia al marito.
«Mi sembra molto più divert... Ehi, ragazzi!». Quando Doug si accorge di noi per poco non allontana la signora Babbo Natale con uno spintone.
«Ehi, Doug...». Yoongi riesce a stento a restare serio mentre rivolge un inchino educato alla nuova amica di Doug. «Signora».
La signora Babbo Natale è una donna piuttosto... paffuta che sembra dell'età di Doug, e suppongo che le ci vogliano almeno tre ore al giorno per struccarsi. Mentre Doug si fissa le scarpe, lei si limita a scuotere la testa; evidentemente trova la situazione più divertente che mortificante. Mi piace. Annuncio che io e Yoongi stiamo per andare via, e il Doug marcia verso di noi per stringerci in un abbraccio.
«È stata un'idea fantastica, ragazzi. Davvero fantastica! Grazie, grazie, grazie». Ci bacia entrambi sulla guancia. A dire la verità avrei fatto volentieri a meno del suo alito di whiskey, ma sono felice per lui... e lieta di aver depennato dalla lista lo step numero cinque.
Yoongi e io li lasciamo alle loro occupazioni e usciamo dalla toilette. Fingiamo entrambi di non sentire la porta di uno dei bagni che sbatte, un lucchetto che schizza per terra. Ci allontaniamo il più veloce possibile avviandoci al bancone, e ci fermiamo dietro la signora Drink Rosa, che sta spiegando le regole della serata ad altri due single: sono un uomo e una donna, indossano entrambi una maglietta ispirata allo stesso fumetto, sembrano altrettanto nervosi e mi chiedo se siano gli unici a non rendersi conto di quanto starebbero bene insieme.
Mi giro verso Yoongi.
«Allora, andiamo?». Evidentemente completerò lo step numero sette – frequentare un'altra persona – in un altro momento. Una volta tornata a casa, probabilmente sarà ora di iniziare a baciare ragazzi inglesi...
Lui annuisce e ci avviamo verso l'uscita, ma la signora Drink Rosa ci ricorda che non abbiamo il Pass musicale.
«Ah, non fa niente», risponde Yoongi. «Grazie comunque».
La signora Drink Rosa si piega in avanti sullo sgabello, quindi fa segno al tizio nerboruto e dal collo grosso che sta davanti all'ingresso e che prima non avevo notato di non farci uscire.
«Qui non se ne va nessuno senza aver guadagnato un Pass musicale».
Accidenti, dal posto in cui è seduta riesce a vedere tutta la stanza, quindi non possiamo neanche dire di aver baciato uno dei presenti. Dopotutto, però, persino in un mondo immaginario, non credo che potrei guardare qualcuno in faccia sapendo di aver limonato con Tag... o con Mr Gilet di Lana. E Yoongi non sarebbe sopravvissuto a un bacio con Erin la signora dei gatti.
Mi tira in disparte e io domando: «Ci impedirà sul serio di andarcene? Non credo che gliene importi fino a questo punto!».
Yoongi si limita a fissarmi con stampato in faccia "Non ne ho idea".
«Qualcosa in lei mi dice "che ci farà un cazziatone se usciamo di qui senza un bacio.>>
<<Non dirmi che hai paura di dare spettacolo. Dovrebbe essere una prerogativa inglese. Voi siete così americani e diretti e non ve ne frega mai un... Che c'è? Perché mi stai guardando così?».
I suoi lineamenti sono immobili, gli occhi stretti a fessura come se fossi un indovinello che ha quasi risolto.
«Lo sai, c'è un modo in cui potremmo andare via di qui», dice.
«Ossia?».
Si limita ad alzare le sopracciglia. So che nelle ultime sette ore o giù di lì non ci siamo mai allontanati l'uno dall'altra, ma ciò non vuol dire che abbia sviluppato la capacità di leggergli nel...
Ah.

Kiss me in New York |M.Yg [Traduzione Italiana]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora