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"È difficile pensare a come prendersi cura di se stessi, vero? Molti di noi si convincono di stare Alla Grande, di sapersela cavare senza l'aiuto di nessuno

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"È difficile pensare a come prendersi cura di se stessi, vero? Molti di noi si convincono di stare Alla Grande, di sapersela cavare senza l'aiuto di nessuno. La fine di una relazione ci può far capire che no, in realtà non possiamo cavarcela da soli; e quando all'improvviso abbiamo bisogno di qualcuno che si prenda cura di noi, spesso ci accorgiamo che non c'è nessuno disposto a farlo. E molte volte siamo così confusi dallo tsunami emotivo che infuria nella nostra mente da non sapere cosa vogliamo davvero, o di cosa abbiamo bisogno. In momenti del genere potrebbe rivelarsi positivo trovare qualcuno che abbia bisogno di voi più di quanto voi abbiate bisogno di qualcun altro..."

Circa quindici minuti dopo mi sto avviando allo Starbucks fra la Second Avenue e la Nona strada con in braccio il cane, che sembra apprezzare molto il sapore della mia faccia. Lungo il tragitto Minhee riflette sul nuovo nome di Winny. Io suggerisco "Errore" – una battuta di cui mi pento all'istante, perché nessuno di noi due sembra già in vena di scherzi. Ma in realtà a Minhee piace.
«Riesci a vederlo?», mi chiede.
Stiamo cercando questo Vinnie; anche se probabilmente non lo riconoscerei nemmeno se ne andasse della mia vita. Ma gli occhi di Minhee si sono illuminati alle parole canti natalizi, e probabilmente i miei hanno fatto altrettanto quando mi sono reso conto di essere sfuggito all'Empire State Building per stasera; e così eccoci qua.
Scruto la Nona strada e vedo un gruppo di persone radunate in un capannello infreddolito fuori dal negozio. Hanno la faccia da coristi? Non ne ho idea. E non ho idea di chi fra loro sia il misterioso Vinnie. Non posso confessare a Minhee di non sapere chi sto cercando, perché ho già dipinto Vinnie come un bravo ragazzo – perché l'ho fatto? – quindi fingo di non riuscire a individuarlo per via di tutti i cappellini e i cappotti invernali. Mentre ci avviciniamo mi rendo conto che io e Minhee abbasseremo l'età media del gruppetto di circa vent'anni. Rallento il passo e mi fermo a circa tre metri da loro, mentre Errore si dimena per liberarsi dalla mia stretta e correre dalla gente con cui sono ancora in dubbio se cantare oppure no, quando, grazie a Dio, riconosco qualcuno... l'ultima persona che mi sarei aspettato di trovare in un coro natalizio.
«Come va, Formaggio?», grido al tizio basso, con la faccia da furetto, che sguscia fra le persone del capannello rischiando di perdere il cappello da Babbo Natale. La fisarmonica stretta sotto il suo braccio emette qualche nota stonata mentre lui viene verso di noi.
«Non può chiamarsi così davvero», mormora Minhee.
«No», mormoro io di rimando, e mi rendo conto di essermi dimenticato o di non aver mai saputo che il vero nome di Formaggio fosse Vinnie Zampanti. Si è trasferito in un'altra scuola prima dell'ultimo anno. A onor del vero, in teoria non dovrebbe far parte di quel gruppo su WhatsApp. «Lo chiamavamo così solo perché era fissato con il formaggio olandese».
«Yoon, ce l'hai fatta!».
E ora Formaggio – Vinnie – mi abbraccia rischiando quasi di far cadere la fisarmonica, ed è come se dal mio cervello iniziassero a sprigionarsi vari ricordi. Vinnie Zampanti era quello un po' strano della classe e mi chiama "Yoon"da quando eravamo nei lupetti. Ed è da quando eravamo nei lupetti che odio questo soprannome.
«Che piacere vederti, bello».
«Sì, sì», rispondo, cercando di non farmi distrarre dal ricordo di mia cugina Marie che mi raccontava di come, alle medie, Formaggio le avesse suonato una serenata interpretando... be', Marie non riuscì a capire quale fosse la canzone perché con il frastuono della fisarmonica non si sentivano neanche le parole. Se avessi saputo che era Formaggio ad avermi risposto su WhatsApp...
«Okay, gente, muoviamoci». Una delle donne del gruppo – una tizia sulla cinquantina, bassa, robusta, che sprizza autorità – fa un passo avanti verso il bordo del marciapiede radunando tutti attorno a sé. «Inizieremo dalla Nona strada, andando verso ovest. Spero che abbiate tutti i fogli con le canzoni e che ricordiate la vostra parte... e voi chi siete?».
Sta guardando me e Minhee.
«No, no, è tutto a posto, Gladys». Formaggio mi dà una pacca sulla spalla così forte che per poco non faccio cadere Errore, che abbaia con disappunto. «Questo è un mio amico d'infanzia. Uno dei cantanti più bravi che conosca».
Inizio a pensare che Formaggio mi abbia scambiato per qualche altro "Yoon"
Io non so cantare. Ma Gladys interroga Formaggio sulla mia estensione vocale, e lui la convince che io sono un basso mentre Minhee una cosa che si chiama "mezzosoprano". Gladys sembra lieta di sentirselo dire e ci passa davanti guidando il gruppo lungo la Nona strada mentre dice che è proprio un sollievo, perché non avevano né un basso né un mezzosoprano. Lascio che il gruppo si allontani un po' prima di seguirlo. Mi volto verso Formaggio, che sta in piedi alla mia sinistra, mentre Minhee si trova a destra.
«Cos'è questa storia?».
Formaggio si limita a sorridermi. La sua somiglianza a un furetto è così spiccata da risultare quasi inquietante.
«Non ti preoccupare. Basta che rimani in fondo a tutti e muovi le labbra a tempo». Poi mi circonda le spalle con un braccio come se fossimo amiconi. Errore lo annusa per un istante, poi volta la testa. A quanto pare dovremo evitare di darle del formaggio. «Mi fa piacere vederti. Però devo dirti la verità, io... ehm». Getta uno sguardo a Minhee , accanto a me. «Mi dispiace che tu abbia portato la tua nuova ragazza».
Sto per chiedergli perché, ma Minhee mi precede.
«Veramente io sono qui solo perché il mio volo di ritorno è stato cancellato».
Ogni volta che Formaggio sorride mi pento sempre di più di essere venuto qui, anzi, di aver inviato quel messaggio al gruppo su WhatsApp.
<<Che ci fai in un coro, comunque? Mi pare che oltre a te ci siano solo vecchie signore e casalinghe». Passo velocemente il gruppo in rassegna. «Sei l'unico ragazzo».
«Esattamente». Formaggio non sta solo sorridendo come un furetto, ma annuisce al rallentatore. «Un colpo di genio, bello. Sono il cervo che corre volontariamente incontro a un branco di leonesse».
Minhee emette un vago verso di disgusto.
«Che significa?»
«Le classiche panterone, hai presente?», dice Formaggio. «Sono un bel bocconcino che chiede solo di essere mangiato vivo».
Più avanti, il gruppo sta iniziando ad attraversare la First Avenue, e una delle signore, che sembra più vecchia di mia madre, si gira e manda un bacio a Formaggio. Lui fa altrettanto, e io supplico il mio cervello di non immaginare cosa potrebbe succedere dopo che avremo finito con i canti. Attraversiamo la First Avenue e Gladys ci fa fermare fuori dalla prima casa che incontriamo. Ordina a qualcuno di suonare il campanello, e quando un tipo anziano con un maglione rosso e nero ci apre la porta, lei si gira verso di noi e si rivolge a Formaggio per assicurarsi che sia pronto. Poi alza le braccia preparandosi a dirigerci in chissà quale canto natalizio. Nessuno ci ha dato i fogli!
~Chi è questo bambino, steso a riposare
che dorme in grembo a Maria?~
Ah, questo lo conosco. Almeno credo. Lo cantavamo alle scuole medie. Muovo le labbra in maniera vaga a tempo con la melodia per dare l'impressione che stia cantando, e spero che le parole mi tornino in mente, ma non succede. So che da qualche parte c'è un "Cristo" e qualche altro "Maria". Mi pare che vengano nominati anche dei pastori.
Mi giro verso Minhee, che sta cantando (abbastanza bene, in realtà) mentre mi guarda come a dire: "Ma come?". Andiamo, non è come se non conoscessi l'inno nazionale.
So che "il bimbo, il figlio di Maria" è la fine del primo verso, così, mentre gli altri prendono fiato e Formaggio tormenta questo tratto della Nona strada con un assolo di fisarmonica che di sicuro non era presente nella versione originale, io cerco di nuovo di ricordarmi le parole successive. Poi però penso: "Ma chi se ne frega", e invento il resto nella convinzione che le voci di tutti gli altri copriranno le mie parole:
~Chi è questo bambino, io non lo conosco,
non ho ordinato nessun bambino...~
L'avrei sicuramente fatta franca se tutti gli altri si fossero rimessi a cantare. Ma mi stavo basando sui miei ricordi della canzone e non sulla direzione di Gladys – grosso errore, perché Formaggio era ancora impegnato nel suo assolo – quindi io e la mia voce non da basso, l'unica presente, roviniamo in un attimo un classico natalizio. Errore si contorce fra le mie braccia mettendosi a ululare – per unirsi a me o in segno di protesta, non ne sono sicuro – e persino Formaggio smette di suonare fissandomi pietrificato.
Mi sento contemporaneamente un idiota e uno stronzo, ma poi Minhee cerca di soffocare una risata coprendosi la faccia con la sciarpa che le ho comprato.
Per qualche motivo questa situazione imbarazzante diventa sopportabile.
Gladys si gira e si scusa con il vecchio.
«Ci sono delle nuove aggiunte», dice, poi fulmina con lo sguardo me e Minhee. «Hanno ancora moltissimo da imparare».
Il vecchio torna dentro e chiude la porta, e il Coro delle Panterone scende giù dagli scalini circondando me e Minhee . Quando iniziano a gridarci contro – una di loro dice addirittura che abbiamo "rovinato il Natale" – dalla fisarmonica proviene qualche gemito lamentoso mentre Formaggio si mette in mezzo.
«Ehi, ehi, ehi, bellezze, bellezze!». Agita le mani verso il basso come per dire a tutte di sedersi. «Rilassatevi, non prendetela così. Questi due sono miei amici. Non hanno cattive intenzioni... semplicemente morivano dalla voglia di divertirsi assieme a noi, tutto qui. Sono molto dispiaciuti». Si gira a guardarmi, e mentre il gruppo non può vederlo in faccia la sua espressione lascia trapelare il vero motivo alla base di tutto.
Bello, non guastarmi la festa.
«Vero, Yoon?»
<<Sì, certo», rispondo passandomi Errore da un braccio all'altro. Sta diventando pesante. «Evidentemente mi sono fatto trascinare dallo spirito natalizio. Mi dispiace tantissimo».
Gladys non sembra meno arrabbiata, ciononostante annuisce.
«Scuse accettate. Ma questo è un coro semiprofessionale, e non possiamo far entrare chiunque. Dobbiamo mantenere un certo livello».
«Dov'è finito il vostro spirito natalizio?», le prende in giro Minhee.
«Okay», intervengo, afferro la mano di Minhee e inizio a trascinarla verso la Nona strada. «Qui abbiamo finito. Andiamocene».
Minhee mi segue, mentre Errore si sporge da sopra la mia spalla per cercare di mordicchiarle i capelli.
«A quanto pare non fonderemo un coro tutto nostro, in futuro».
Alle mie spalle sento qualcuno nel coro che si lamenta quando Formaggio annuncia a tutte che le raggiungerà sulla Decima strada, vuole solo andare a prendere un caffè con i suoi amici.
Oh, cacchio... si riferisce a noi.
E così mi ritrovo in un posto che si chiama Evening Joe's a prendere un caffè con Formaggio. Il personale era indeciso se farci entrare per via di Errore, ma Minhee si è messa a raccontare tutta la sua storia; non so se è stato merito del suo elenco di disgrazie o dell'accento britannico – che mai come in quest'occasione mi è sembrato molto simile a quello di Downton Abbey, giuro – ma loro si sono inteneriti e ci hanno chiesto solo di tenere a freno il cucciolo. E non fargli fare pipì da nessuna parte.
«Non preoccupatevi per Gladys». Formaggio prende il suo caffè e beve un bel sorso rumoroso, quindi appoggia la tazza sul tavolo con un gran fracasso. Non ci vuole molto tempo perché il tutto diventi fin troppo fastidioso.
Lo step numero tre fa abbastanza schifo.
«Le piace avere il controllo della situazione». Poi fa sempre questa cosa: prima alza un sopracciglio, poi un altro, ed entrambi sembrano contorcersi come bruchi ballerini intenti a fare la mossa del verme; il che mi ricorda come mai al liceo non sono mai diventato suo amico. «Credetemi».
Minhee tiene in braccio Errore ed è bravissima a fingere di non stare fissando le sopracciglia di Formaggio.
«Che cos'è esattamente un coro semiprofessionale?», domanda.
Formaggio confessa di non saperlo con certezza.
<<Una volta ci hanno dato cinquanta dollari per cantare in una casa di cura». Cerco di non ridere, ma fortunatamente Formaggio cambia argomento. Mi racconta che si è preso una pausa dalla Fordham. «Tu vai ancora alla Columbia?». Annuisco. «Studi inglese, vero?». Annuisco di nuovo.
Minhee sembra sorpresa... forse addirittura sconvolta.
«Non mi avevi detto che vai alla Columbia», dice.
Mi stringo nelle spalle.
«Be', l'argomento non è saltato fuori».
Lei sostiene il mio sguardo per un lungo, lunghissimo secondo, e inizio a pensare che mi piacerebbe tanto indovinare cosa sta pensando. Frequenteremmo la stessa scuola, se lei tornasse qui. È una buona o una cattiva cosa, per lei?
È una buona o una cattiva cosa, per me?
Minhee mi porge Errore dicendo che tornerà in un lampo, e poi si avvia verso il bagno.
Formaggio la segue con lo sguardo, poi si gira verso di me con un'espressione che significa: "Niente male".
«Però te lo devo dire, bello, sono rimasto un po' deluso quando ti sei presentato senza la tua ultima ragazza. Quella era notevole».
Ritorno con la mente al terzo anno, l'ultimo in cui io e Formaggio siamo stati compagni di classe. Non avevo nessuna fidanzata quell'anno, tranne...
<<Aspetta, stai parlando di Tammy? Siamo solo andati al cinema un paio di volte».
«No, bello», slurp, slurp, bonk, «la bionda. Come si chiama? Maya».
Lo fisso. Aspetta un attimo.
<<Come fai a sapere che stavo con Maya?»
«Il tuo profilo Instagram era pieno delle sue foto. Ogni nuovo post era un selfie con quella ragazza».
Devo assolutamente impostare il mio profilo Instagram come privato.
Formaggio riattacca: «Mi dispiace solo che non ci fosse nessuna foto in spiaggia o, che ne so, in biancheria intima. Lì ci hai proprio delusi, bello. E poi come cavolo ti è venuto in mente di fartela scappare? Cosa sei, idiota? Cioè, non solo non eri per niente alla sua altezza, eri come... un giocatore dilettante con il permesso di ronzare attorno ai New York Mets e indossare la loro maglia... e persino scendere in campo, qualche volta».
Errore guaisce e si rintana nell'incavo del mio braccio come se percepisse la rabbia che mi sta montando dentro. Fisso il tavolo ascoltando lo slurp slurp di Formaggio che beve il suo caffè. Lo step numero tre di un percorso per dimenticare Maya mi ha portato a un deficiente a caccia di panterone che vuole parlare solo di lei; e mi domando: "Sono così arrabbiato perché Formaggio ha colpito nel segno?". Perché ha capito che mentre stavo con Maya – ammesso che la nostra bizzarra relazione su due coste opposte potesse definirsi "stare insieme" – per la maggior parte del tempo non mi capacitavo di essere stato così "fortunato"? "Mi scolo il resto del caffè. Non ho intenzione di rimanere. Minhee sta tornando dal bagno, e quando vede l'espressione sulla mia faccia si blocca. Faccio un lieve cenno della testa nella sua direzione; Sto bene, ma dobbiamo andarcene.
Chiedo il conto e faccio praticamente finta che Formaggio non sia qui, che non stia parlando con me, che non mi stia chiedendo il numero di Maya. Pago tutto, persino il suo caffè, porgo a Minhee il suo borsone e mi infilo lo zaino in spalla.
«Torna alla tua caccia di vecchiette, Formaggio».
«Ho detto qualcosa di sbagliato?», domanda lui facendo per alzarsi in piedi. Gli metto una mano sulla spalla per fermarlo e lui torna a sedersi. Probabilmente è un idiota, ma almeno riesce a intuire che sono arrabbiato con lui. Mi volto consegnando il guinzaglio di Errore nelle mani di Minhee e poi usciamo di nuovo sulla Nona strada, diretti verso Second Avenue.
<<Che cos'è successo?», mi domanda lei.
«Ho imparato che certa gente è meglio lasciarla dove sta», rispondo.
Ci fermiamo all'angolo della Second Avenue. All'improvviso Minhee viene distratta da Errore, che si contorce come se volesse scappare.
«Oh, accidenti, penso che questa signorina debba fare pipì».
La avverto che potremmo beccarci una multa di cento dollari se a Errore venisse in mente di fare qualcosa di più grosso. Attraversiamo la Second Avenue e portiamo la cagnolina vicino a un albero, dove lei fa il bisognino piccolo – solo quello, fortunatamente – in mezzo al fango.
Mentre cerco di isolarmi dalla voce di Minhee che incoraggia la cagnetta e poi si complimenta con lei, inizia a venirmi la nausea, e non solo per il tanfo che si sta sollevando dal terreno. Formaggio è un tipo strano, uno veramente curioso, ma nonostante tutto mi sorprendo a essere d'accordo con lui: sono stato un idiota a farmi scappare Maya.
Ma le cose non sono andate così. È lei che è scappata. E l'ha fatto la vigilia di Natale, fra tutti i giorni possibili. Il che rende il tutto ancora peggio... Starai molto meglio senza di lei.
Quanto vorrei pensarlo davvero.
«Okay». Minhee riporta di nuovo Errore sulla Nona strada.
Le do una gomitata.
«Ehi, questo significa che abbiamo superato lo step numero quattro? Cioè, abbiamo salvato Errore da quella stazione della metro e le abbiamo dato una mano a fare pipì. Penso che si possa definire prendersi cura di lei, no?».
Minhee mi guarda raggiante come quando ha trovato Errore. Come quando l'abbiamo trovata.
«Sì, consideriamolo archiviato».
Ricambio il suo sorriso, e per un istante le nostre braccia si sfiorano, e ci sentiamo qualcosa di più di due estranei in giro per New York ad ammazzare il tempo.
Poi il cellulare di Minhee squilla e lei fa un balzo all'indietro, colta alla sprovvista. Si scusa e tira fuori il telefono dal borsone. L'espressione sulla sua faccia è per metà stupita, per l'altra ansiosa.
«È una certa Katie, ha risposto al messaggio che ho mandato prima», annuncia. «L'ho conosciuta a scuola. Dice che stasera dà una festa nell'appartamento di sua cugina, in città, e che se vogliamo andarci per lei va benissimo».
Mi fissa cercando di indovinare i miei pensieri. L'idea di andare a una festa di liceali non mi riempie di entusiasmo, ma non voglio deludere Minhee(già non sono riuscito a portarla all'Empire State Building). Così, indico il borsone.
«Possiamo sfruttare la festa per cancellare qualche step dalla lista?».
Minhee tira fuori il libro e scorre le pagine dall'inizio alla fine. Poi dalla fine all'inizio. Si ferma a un capitolo in mezzo. step numero sei. Per ora saltiamo il numero cinque.
<<Non nominate il vostro ex per ventiquattro ore». Alza lo sguardo su di me e fa spallucce. «Be', in realtà non resterò qui così a lungo, quindi... possiamo provarci alla festa e vedere come va?».
A quanto pare non posso tirarmi indietro. Anche se preferirei fare qualunque altra cosa – persino ingoiare il rospo e andare a casa, raccontare alla mia famiglia cos'è successo e chiudere così la faccenda – sento il bisogno di tenere d'occhio Minhee . Errore mi sta leccando di nuovo le scarpe (Gesù, che cosa ne farò di questo cane?).
Quando rispondo, capisco che la partecipazione alla festa non è mai stata in forse.
«Dov'è questa festa?».

3. RIALLACCIATE I RAPPORTI CON UN VECCHIO AMICO✅.

4. PRENDETEVI CURA DI QUALCUN ALTRO, IN MODO CHE POSSIATE RICORDARVI COSA SIGNIFICA PRENDERVI CURA DI VOI STESSI.✅

Kiss me in New York |M.Yg [Traduzione Italiana]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora