Capitolo trenta

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-Mangia, Louis.- lo rimprovera per l'ennesima volta Liam. -Non puoi saltare ogni pasto.-

-Non ho fame.- mormora, con la faccia sprofondata nel cuscino.

Ormai sono due giorni che non esce dalla sua stanza e ha saltato quattro lezioni, ma non ha voglia. Non vuole vederlo, e l'unico modo è quello di rimanere chiuso in camera.
È pomeriggio, ma è da un paio d'ore che Liam cerca di farlo mangiare, fallendo.

-È per le pillole? Uno degli effetti collaterali è la perdita dell'appetito, no?- Ha pure letto gli effetti collaterali delle pillole che prende suo cugino? Okay.

-Probabilmente.-

-O per Harry?-

-Probabilmente.-

-Louis!- gli toglie le coperte, facendogli alzare la testa arrabbiato. -Cristo, che occhiaie.-

Sì, forse non ha dormito molto. -Liam, lasciami stare.-

-Sta venendo Harry.- lo avvisa.

-Cosa? Ti ho detto che non lo voglio vedere.-

-Se non ti importasse non reagiresti in questo modo.- ma dai? Questo lo sa benissimo. -Gli aprirò la porta, e poi me ne andrò. Giuro che vi chiudo a chiave.-

-No, oi!- si lamenta. -Non chiuderci a chiave, potrei buttarmi dalla finestra pur di scappare.-

-Si può sapere perché non vuoi neanche vederlo? Harry vuole solo vederti invece, non dice o pensa altro.-

Ovvio, lo nota dai cento e passa messaggi e chiamate perse sul suo cellulare.
Ogni messaggio è tipo "Louis, parliamo?", "Ti prego, voglio vederti." o addirittura "Non posso stare senza di te, Lou...", e lì è scoppiato a piangere di nuovo.

-Perché fa male.- ritorna con la faccia nel cuscino.

-Vederlo?-

-Sì.-

-Perché sei innamorato di lui?-

-No, perché lui è innamorato di me e io non posso...- si ferma, sentendo qualcuno bussare la porta. Bene. Harry è arrivato. Fantastico. -Non chiudere la porta a chiave, per favore.-

-Va bene, ma dagli un paio di minuti prima di cacciarlo.- gli da una pacca confortevole sulla schiena, e poi va ad aprire la porta.
Si mette seduto sul letto, con le braccia incrociate e il broncio fisso sul viso. Sta già implorando alle lacrime di non scendere.
-Non credo ti parlerà, ma provaci. Ciao Louis, non trattarlo male.-

Sbuffa in risposta, e poi la porta si sbatte. Si sente già morire.

-Hey.- dice con un filo di voce. -Liam mi ha detto che non hai mangiato, vuoi che ti prepari qualcosa io?-

Invece di rispondere, si alza di scatto e va dritto verso il bagno, chiudendosi dentro di esso. Almeno così non deve parlargli o vederlo nonostante sia lì.

-Andiamo, Louis...- lo sente vicino alla porta. Cerca di aprire, ma risulta inutile. -Louis, non puoi reagire così. Sei esagerato.-

-Reagire a cosa?- borbotta, attraverso la porta.

-Lo so che l'hai capito. Invece di comportarti come un bambino, possiamo parlarne?- oh, lo sa. -Il modo in cui mi hai guardato avant'ieri... era ovvio che lo sapessi.-

-Non sono un bambino, lasciami stare.-

-Non hai neanche il coraggio di guardarmi in faccia.-

Okay, vaffanculo. Deve dimostrargli che si sbaglia. Che non prova un cazzo per lui e che sì, ha il coraggio di guardarlo in faccia. Così apre la porta, trovandoselo davanti. Vorrebbe richiuderla, ma si sforza di non farlo e gli tiene testa.

-Vuoi che ti prepari qualcosa? Devi mangiare.-

-Voglio che te ne vada.- lo dice guardandolo dritto negli occhi. Spera capisca quanto è serio.

-Louis, hai rotto il cazzo.- ma, oi. Non si aspettava rispondesse così. -Vuoi che te lo dica faccia a faccia?-

-No!- risponde in fretta. -Sta zitto.-

Fa per richiudere la porta, ma Harry lo blocca dal polso, tirandolo a sé. Chiude la porta alle spalle, sbattendolo contro di essa.

-Cosa cazzo fai?- si dimena una volta che si avvicina sempre di più a lui, ma non riesce ad allontanarsi. La sua presa è stranamente forte. -Vaffanculo, lasciami stare.-

-Voglio che tu lo senta.-

-Non voglio sentirlo, che cazzo di problemi hai?- perché deve costringerlo? È così fastidioso.

I loro nasi si sfiorano, e smette di dimenarsi. Ha troppe lacrime agli occhi per vederci qualcosa.

-Vattene...- riesce a dire, e quasi le labbra si toccano.

-Puoi guardarmi negli occhi e dirmi che non provi nulla?-
Sapeva che prima o poi dovevano arrivare a questo esatto punto, ne era certo. Ci è voluto più di quanto pensasse, ma alla fine eccoci qui.

-Sei banale.- dice invece. Gli sembra un fottuto cliché con quella domanda. Come se si trovassero in un film o qualcosa del genere.

Love letters; Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora