Capitolo sei

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Louis sta cercando di rilassarsi e dormire un po' prima dell'intervista, ma è tutto inutile. Il suo cellulare continua a vibrare e ogni volta spera che sia un messaggio o chiamata di Harry, ma non è così.

È stanco di continuare a sentire la vibrazione, ma non può semplicemente metterlo in silenzioso e ignorare qualcosa che magari potrebbe essere importante, così alla fine decide di rispondere infastidito.

-Sto bene, ora potresti smetterla di chiamarmi?- risponde subito.

-Harry è lì con te. Sono uscite delle foto.-

Ah, beh, neanche le importa se sta bene. Vuole solo fargli la predica perché il suo migliore amico è con lui, ovviamente.

-E quindi?- ha intenzione di arrabbiarsi con la Regina, sì. -Non è nella mia stessa stanza, puoi stare tranquilla.-

-Se il re lo scopre...-

-Non vede mai le foto che escono o altro, e in più non mi interessa.-

No, non dovrebbe comportarsi così. Sono i suoi genitori, ma è completamente diverso quando loro sono il Re e la Regina consorte d'Inghilterra. Dovrebbe chiamarli "vostra altezza" e seguire le regole che seguono tutti, ma non lo fa. Non gli interessa.

Sente sua madre sospirare. -Stai bene?- Oh, gentile da parte sua ricordarsi che è suo figlio e dovrebbe trattarlo come tale. -Non sono abituata a non vederti qui in giro.-

Cerca di rilassarsi. Dopotutto lei è una brava persona, ma è condizionata dal Re (come tutti).

-Sì, e mi trovo bene con Liam in stanza. Domani inizio con le lezioni.- spiega, mentre si mette seduto sul letto e nota Harry all'entrata. Quando cazzo è entrato? E perché lo guarda in quel modo triste? È Louis che dovrebbe mettere il broncio. Avrà sentito quello che ha detto prima in chiamata?

-Va bene, sono contenta. Fatti sentire qualche volta, Louis, per favore.-

Si sente quasi in colpa, ma a volte vuole solo staccarsi da tutto quello e vivere una vita normale. Poi non usa praticamente mai il cellulare, ma proverà a migliorare.

-Lo farò, ora devo andare. Ciao mamma.-

-Ci sentiamo, Louis.-

Chiude finalmente la chiamata, guardando il suo migliore amico confuso. -Hai intenzione di calcolarmi ora? Non ti capisco più.-

-Cosa intendevi con "non è nella mia stanza, puoi stare tranquilla"?- Ah ecco, ora si ritorna alla discussione che pensava di aver concluso. -Sono loro che non vogliono?-

-Certo che non vogliono, se ti hanno cacciato dal palazzo di certo qui non cambia.- fa spallucce. Se sapessero che vivono nello stesso dormitorio sarebbe anche peggio. -Possiamo smetterla di parlare di ciò?-

-Me la sono presa con te senza motivo. Pensavo fosse colpa tua...-

-Già.- lo interrompe. Forse è ancora leggermente arrabbiato per questo fatto, ma poco importa. -Cosa sei venuto a fare qui?-

Lo raggiunge, mettendosi di fronte a lui con le braccia incrociate.

Fa un sorriso, mostrando le fossette. Ogni volta che sbucano ricorda quando da piccolo continuava a toccarle con le dita, completamente divertito (le sue guance erano e sono tutt'ora morbidissime, doveva farlo). -Ti manca mezz'ora prima dell'intervista, devi cambiarti. Come tuo assistente, dovevo avvisarti.-

Oh? Prima si arrabbia e poi accetta il lavoro?

-Non puoi arrabbiarti con me ogni volta e ignorarmi.-

Più che rabbia prova tristezza. Non vuole finire di stare male ogni secondo per colpa sua.

-Lou, ti prego. Perdonami.- ora ha intenzione di fare quel solito faccino dolce e implorarlo. -Odio quando cerchi di aiutarmi, ma farò finta che non sia tu. Sono solo l'assistente del principe d'Inghilterra, figo no?-

Love letters; Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora