capitolo 2.

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Era una mattina come tutte le altre, mi ero svegliata presto per vestirmi e truccarmi tranquillamente.
Dopo aver fatto colazione con mia madre e mio fratello uscii di corsa con lo zaino in spalla e mi diressi verso scuola.
Dopo qualche minuto arrivai alla solita stradina che percorrevo tutti i giorni, questa volta la trovai stranamente sbarrata da delle recinzioni gialle e nere accompagnate da un cartello che diceva "lavori in corso".
In realtà non c'era né qualche operaio a lavoro né tracce di ruspe o buche scavate però, decisi ugualmente di non passare per quella strada.
Presi un'altra strada che però non era molto rassicurante o raccomandabile.
Sia a destra sia a sinistra c'erano solo negozi con le serrande abbassate e i volantini logorati dalla pioggia. Sembrava solo una zona abbandonata dalla civiltà.
L'unica illuminazione era data dalle poche lampade a muro che tintinnavano emanando una fioca luce.
Procedevo tranquillamente per la strada quando dal nulla sentii un rumore secco e metallico, come se fosse cascato qualcosa a terra.
Mi guardai attorno un po preoccupata, inizialmente non vidi nulla, poi mi accorsi che dalla fine del vicolo buio si intravedeva un ombra.
Spuntò un ragazzo alto, più grande di me che aveva la pelle scura e i capelli bianco latte. Indossava vestiti strappati e aveva orecchini, pearcing e tatuaggi ovunque.
La cosa meno rassicurante erano le armi che portava attaccate alla cintura e la cicatrice che gli attraversava in obliquo tutto il viso.
x: Chi sei? cosa ci fai qua?
io: Hemm, scusate sono Mey... Hanno chiuso la strada che faccio di solito.
X: vai via non è un luogo per le ragazzine smarrite questo.
io: e io come ci dovrei andare a scuola?
X: HO DETTO VAI VIA.
Dal buio spuntarono altri due ragazzi, questi però erano il doppio della mia altezza, e anche il doppio più spaventosi.
Si stavano avvicinando sempre di più, e io indietreggiavo il più possibile, quando sentii una voce femminile.
X: Ragazzi ma che fate? Vi ho detto di controllare che non ci fossero le guardie, non ragazzine di Piltover.
Questa ragazza era come un miraggio, emanava serenità da tutti i pori nonostante anche lei portasse armi e cicatrici.
Aveva i capelli rosa scuro, quasi rosso, corti da un lato e rasati dall'altro.
Gli occhi invece erano chiari e risaltavano in tutto quel buio.
X: hey scusa, per caso ti hanno spaventato?
Tirò un occhiataccia ai ragazzi dietro di lei.
Io: no no... figurati, per niente...
X: oh aspetta, sanguini.
Io: cosa? dove?
Non capivo, non mi faceva male nulla.
La ragazza si avvicinò a me e alzando mi il mento all'insù passo un dito tra la mia bocca e il mio naso, facendomi vedere una macchia di sangue rosso brillante.
Arrossii per l'imbarazzo e mi spostai leggermente indietro tappandomi il naso per bloccare il flusso.
X: dai vieni con noi così ti sistemi un attimo.
Esitai un momento, ma poi vidi l'orario sull'orologio e mi accorsi che l'entrata di scuola era passata già da un bel po, quindi accettai.
Io: Grazie mille hem...?
X: Violet, ma chiamami Vi

eccomi qua :))
si sembrerà un po improbabile che una sedicenne vada in giro per dei vicoli bui insieme a 4 persone molto poco raccomandabili ma, sinceramente, se una ragazza come Vi mi si presentasse davanti con l'intento di aiutarmi... 🛐🛐

♥︎𝕠𝕚𝕝 𝕒𝕟𝕕 𝕨𝕒𝕥𝕖𝕣♥︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora