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<<Professore, ha un secondo?>> esordisco chiamandolo timidamente dalle sue spalle, stringendo tra le dita i fogli attentamente piegati su se stessi per nascondere le informazioni contenute.
Gli altri sono già usciti, li abbiamo anticipati fuori dallo spogliatoio ma ho aspettato che ci superassero in modo da rimanere soli.
Tsukki è ancora con me, nonostante gli abbia ricordato di poter andar via intanto, ma ha insistito per rimanere se avessi voluto. E non volevo altro.
<<Tadashi, certo>> sorride dopo essersi voltato verso di noi. <<Hai i documenti?>> chiede provando a motivare la mia richiesta.
Siamo solo noi tre, anche l'allenatore se n'è andato e la cosa mi solleva: preferisco parlarne due volte che con due persone, soprattutto se una delle due è Ukai... mi mette ansia.
Do un rapido sguardo verso le mie mani accompagnandolo con un profondo respiro. Ora.
<<Sì, ma... devo dirle una cosa a riguardo>>
La sua espressione sfuma dalla solita accoglienza alla preoccupazione, segnata dalla contrazione delle sopracciglia. <<Dimmi, è successo qualcosa?>>
<<No, ecco...>> tento di trovare le parole per cominciare, mentre combatto il tremore delle mani per riuscire ad aprire i fogli.
Tsukki lo nota e ne poggia una sulla mia, tenendomela ferma per darmi forza nell'azione.
Sorrido, alzando per un attimo lo sguardo su di lui, e di nuovo mi sento carico e privo di paura.
<<C'è un dato che non corrisponde>> provo ad introdurre il discorso con una leggera risata, indicandogli lo spazio del sesso sulla fotocopia, mentre gliela passo.
Lui la prende e la esamina, per poi guardarmi. <<Ah, c'è stato un errore?>> chiede con un sorriso, probabilmente sollevato che sia "solo quello".
<<Più o meno>> ridacchio nervosamente, cercando le parole per continuare e il coraggio di sparare la frase chiave. <<Sono... trans. Quello è... il mio sesso biologico>>
Lui sposta le fotocopie per tornare a guardarmi, con tutta la dolcezza possibile nel suo sorriso.
<<Allora c'è stato un errore qui>> comincia sollevando i fogli, <<non qui>> conclude poggiando la mano sulla mia spalla.
Tengo lo sguardo fisso nel suo, sorpreso dalla forza di quelle parole così semplici. Sorrido mentre sento gli occhi inumidirsi ancora e annuisco con una lieve risata.
<<Diciamo di sì>>
L'errore è anche qui.
<<Non preoccuparti, va bene? Ciò che c'è scritto qui non cambia quello che provi. Solo tu sai chi sei, questo non rimane che un pezzo di carta>>
All'aggiunta di quella riassicurazione, non mi trattengo più e lascio cadere delle lacrime lungo le mie guance.
Sono più sensibile del solito e crollo per qualsiasi cosa, ma la combo tra stanchezza e ciclo non è dalla mia parte.
<<La ringrazio molto... davvero>>
Vedo il suo volto cambiare ancora, dalla nuova preoccupazione per la mia reazione ad un altro sorriso.
<<Non devi, è ovvio! Non cambia nulla e non devi preoccuparti. Se hai bisogno ci siamo>>
Annuisco ancora prima di piegarmi in un piccolo inchino. <<Grazie mille>>

Appena usciamo dalla palestra, nel tragitto verso casa, mi lascio andare in un profondo sospiro per il sollievo della giornata finalmente terminata e sorrido leggermente per la soddisfazione di averla superata, nonostante mi sembrasse impossibile.
Ho fatto tutto ed è andata bene, sebbene l'unica cosa che volessi fare stamattina fosse rimanere a letto a piangere.
Invece ce l'ho fatta, e sono... fiero di me.

<<Come ti senti?>> chiede Tsukki facendomi tornare al presente; alzo lo sguardo su di lui e noto sul suo volto il mio stesso sorriso, che cresce all'idea che gli sia sorto per via del mio.
<<Ora benissimo>> ridacchio sentendo tutto il dolore completamente coperto dalla leggerezza.
<<Immagino, hai fatto tanto ed è andata benissimo... sono fiero di te>> aggiunge con l'imbarazzo nella voce, sottolineato dal rossore sulle guance che lo porta a spostare il viso.
Alla sua reazione sorrido, replicando al contrario lo scambio di emozioni di prima, con la stessa sua vergogna che fa arrossire anche me.
<<Grazie... se non ci fossi stato tu non ce l'avrei fatta>> rispondo trovando il coraggio di spingermi un po' più oltre, con la consapevolezza di aumentare il suo imbarazzo.
Ma forse è proprio per questo che lo faccio, lo stuzzico di proposito.
Infatti arrossisce ancora di più e mi scappa un'altra risata.
<<Smettila, non eri autorizzato a vendicarti>> borbotta incrociando le braccia, ma lo noto cercare di trattenersi dal ridere anche lui.

Ci fermiamo al solito angolo prima di dividerci. Scorgo già le luci accese a casa e mi preparo a combattere ancora contro mia madre, cosa che mi sbatte di nuovo in faccia la realtà e incontrare nuovamente la tristezza.
E la odio più per non farmi godere questo momento con lui, che per farmi male per tutto il resto.
<<Tadashi>> mi chiama Tsukki, riportandomi in quel mondo decisamente migliore, e sorrido già solo per questo.
<<Mmh?>>
Tengo lo sguardo sollevato verso il suo, che noto perdersi mentre prende il respiro necessario per proseguire.
Ma veniamo interrotti.
Sospiro nel sentire il telefono squillarmi e sbuffo nel leggere il nome di mia madre appena lo sfilo dalla tasca.
<<Scusami...>> mormoro prima di rispondere.
Credevo non avrei potuto odiarla più di così, ma il sentimento cresce all'interruzione.
E mi renderò conto che non è ancora nemmeno al livello massimo.

«the Weight on my Chest»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora