Chiudo gli occhi alla sua raffica di grida, parole e pronomi completamente sbagliati... ma a questo sono abituato.
Cerco di dirle che sto tornando, che l'allenamento è stato più lungo del solito, ma nessuna scusa arriva dall'altra parte, troppo impegnata ad urlare e zittirmi.
Non mi importa della gentilezza che mi riserva, il mio unico pensiero è la paura che Tsukki stia sentendo tutto, cosa certa per via del tono di mia madre.
<<Basta, sto tornando>> rispondo alla fine facendomi un minimo di spazio tra la pesantezza dei suoi modi, regolando la voce in modo da farmi sentire da lei ma il meno possibile da lui.
Attacco e sospiro, girandomi di nuovo verso Tsukki.
<<Scusami...>> faccio per dire, ma lui mi interrompe subito con la sua preoccupazione.
<<Tutto bene? È successo qualcosa?>>
È successo che non solo sono nato sbagliato, ma anche nella famiglia sbagliata.
<<No tranquillo, mia madre è... apprensiva>> provo a giustificarla con una lieve risata tentando di essere credibile, ma nemmeno lo meriterebbe e di certo sarà inutile: sono sicuro che si sia sentito tutto da qui. <<Non preoccuparti, ci vediamo domani>>
Se quella donna non pone fine all'esistenza che mi ha fatto il dispiacere di regalarmi.
<<Va bene, poi ne parliamo>>
Mi raggelo all'idea di fargli sapere tutto quello, ma cerco di stare calmo e cambiare discorso.
<<Tranquillo, anche di ciò che mi stavi dicendo... mi dispiace per l'interruzione>>
È stata così forte la rabbia provata per lei che mi stavo quasi dimenticando di ciò che stava succedendo, e ora la curiosità prende il sopravvento appena prima di essere accompagnata dal fastidio di dover attendere per colpa sua.
<<Ah no tranquillo, non era nulla. Vai che penso sia meglio>> aggiunge con un sorriso e soffro sia per l'aver dovuto rimandare che per la certezza che abbia ascoltato. Spero solo che alla fine terminerà ciò che aveva iniziato.
<<Già...>> concordo cercando di ridere anch'io, affrettandomi ad allontanarmi prima che le lacrime tornino ad affiorare <<a domani>>
<<A domani... se hai bisogno chiamami>> aggiunge con palese imbarazzo, cosa che mi fa apprezzare ancora di più il suo gesto.
Sorrido e annuisco piano, arrossendo appena.
<<Grazie>>Dopo esserci purtroppo salutati definitivamente, appena mi giro per tornare verso casa, ricomincio a piangere.
Risento della stanchezza di tutta l'altalena di emozioni della giornata, ma ancora più forte è la rabbia che a causa sua sia finita in discesa, quando la storia aveva finalmente avuto un bel epilogo.
So già cosa mi aspetterà una volta rientrato, ma non mi importa: ha già rovinato tutto, e non solo oggi.<<Dove sei stata fin'ora?!>> sbotta non appena apro la porta senza darmi nemmeno il tempo di palesarmi, spuntando dalla cucina per bloccarmi subito nel corridoio.
I pronomi sbagliati sono il minimo.
<<Sono stato in palestra>> rispondo dopo un respiro profondo, sforzandomi di stare calmo ma calcando comunque il maschile della declinazione.
Lei sbuffa e incrocia le braccia, e so che sta per ricominciare con la sua solita ramanzina.
<<Smettila con questa storia, sei una ragazza e come tale non puoi stare in giro fino a quest'ora>>
Ci sono talmente tante cose dolorose nella sua frase che ogni parola mi arriva come una coltellata sempre più profonda.
Ma adotto la solita strategia: ignorare.
Tanto a combatterci ho provato troppe volte e mai nessuna è andata a buon fine, perciò meglio risparmiare la fatica.
<<Certo, hai ragione>> borbotto cercando di scansarla per salire verso la camera, ma mi trattiene per un braccio.
<<Lasciami>> ringhio fissandola duramente negli occhi, ma lei in risposta aumenta persino la presa.
<<Non vai da nessuna parte, non te la scampi così signorina>>
Non so cosa faccia più male, se la sua mano stretta attorno il mio polso oppure i termini che usa.
Mi sento così debole che non so per quanto potrò ancora resistere.
<<Cos'altro vuoi da me? Non ti basta avermi condannato a questa vita?>>
Quasi non finisco la frase, che mi strattona fino a farmi sbattere contro la parete.
Chiudo gli occhi al brusco contatto e sento le gambe cedere, mentre una fitta di dolore mi si propaga dalla spalla.
Ma non finisce qui.
<<Sei solo un'ingrata! Con tutto quello che faccio per te! Tu non fai che ribellarti con le tue cazzate!>> grida, e subito dopo mi arriva anche uno schiaffo sul viso.
Mi sforzo di non piangere, ma ormai è impossibile, cedo ad ogni resistenza.
Finalmente mi libero dalla sua presa e salgo di qualche gradino.
<<Hai ragione, hai fatto fin troppo! Mi fai schifo!>> sbotto guardandola dall'alto con espressione disgustata, prima di scappare finalmente verso la camera, ma sento la sua voce tentare come sempre di avere l'ultima parola. <<Sei tu lo schifo, un essere contro natura!>>Ma ormai non mi colpisce più nulla, delle sue parole rimane solo una scia alle mie spalle che mi lascio dietro mentre mi allontano il più possibile, anche se purtroppo il limite è solo la mia camera.
Anche se poi realizzo l'inesattezza del mio timore e mi viene un'idea, che mi convinco a provare ad attuare nonostante me ne vergogni profondamente.
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«the Weight on my Chest»
FanfictionYamaguchi sembra un ragazzo normale, eppure nasconde un segreto che lo costringe a vivere con un insopportabile peso sul petto: è un ragazzo trans. Nonostante le difficoltà che ciò gli porta, è sempre riuscito ad integrarsi senza dare alcun sospetto...