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La mattina dopo alzarsi è un dramma.
Non ho dormito granché, ma tra le braccia di Tsukki è stata tutta un'altra cosa e anche in quella situazione è riuscito ad alleviare quasi del tutto ogni dolore.
Dopo aver parlato, ieri, mi ha proposto di mangiare qualcosa e mi sono sforzato di farlo nonostante l'ormai quasi totale assenza di fame e il fastidio alla guancia. Era più che altro stanchezza ciò che provavo e non volevo altro che dormire, tanto che appena ci siamo messi giù sono crollato, senza nemmeno pormi il problema di stare così tanto vicino a lui, che mi è sembrato incredibilmente tranquillo riguardo questo.
Al suono della sveglia ho gli occhi già aperti da un po', ma rimango il più possibile poggiato al suo petto.
<<Tadashi... sei sveglio?>> sussurra dopo essersi allungato a spegnerla e annuisco piano, trattenendomi nello sbadigliare per la guancia che tira.
<<Sono sveglio>> confermo anche a parole, cercando di tirarmi su.
<<Riprenditi con calma, mh?>>
<<Mhmh, tranquillo>>
Richiudo gli occhi per un altro sbadiglio e sento le sue dita poggiarmisi sulla guancia, scostandomi i capelli che sistema dietro l'orecchio, e con quella pace impiego ancora più tempo a riattivarmi del tutto.
<<Hai dormito?>>
<<Abbastanza, tu?>> ricambio riaprendo gli occhi verso i suoi e quella sensazione di serenità aumenta.
<<Sì tranquillo, come ti senti?>> chiede ancora continuando ad accarezzarmi i capelli, e vengo interrotto da un altro sbadiglio, quasi per rispondere al mio posto.
<<Solo stanco, sto bene>>
<<Il braccio? Ti fa ancora male?>>
Cerco di alzarmi per verificare, ma mi blocco per una fitta appena ci metto sopra il peso.
<<Uhm... un po'>> ridacchio finendo di sollevarmi con l'altra mano, riuscendo a mettermi seduto.
<<Non sforzarti, okay? Non fare allenamento oggi>> propone preoccupato, mettendosi anche lui a sedere.
<<Tranquillo, ce la faccio>> confermo con un sorriso, sperando sia davvero così, e lui mi prende delicatamente il viso per baciarmi sulla fronte.
<<Stai attento>>
Mi incanto nei suoi occhi e sento le guance arrossire, spero si confonda col rossore già presente.
Sorrido, annuendo piano.
<<Non preoccuparti>>
Nonostante la conversazione sia finita, lui continua a tenermi il viso e siamo così vicini da percepire il suo respiro sulle mie labbra.
Vorrei non fosse l'unica cosa su di esse.
Il mio cuore inizia a battere così forte che temo possa sentirlo da lì, mentre una strana tensione mi trattiene verso di lui.
Vorrei farlo, avvicinarmi e...
Ma mi precede: le sue labbra si poggiano sulle mie e chiudo gli occhi, come se fosse l'ultimo ingranaggio a doversi attivare per regalarmi la pace assoluta.
Seguo il suo movimento per la paura di esagerare, di fargli capire quanto lo bramassi nonostante forse non me ne rendessi conto, ma lui si separa poco dopo.
<<Scusa... non volevo>> mormora distogliendo lo sguardo, grattandosi il retro del collo, e prendo il coraggio di fargli capire quanto invece volessi io.
Porto le mani sulle sue guance, tenendogli il viso con la punta delle dita come per paura di ferirlo, riprendendo a baciarlo dolcemente.
Lo sento fermarsi, per poi sorridere sulle mie labbra e ricambiare con la stessa calma, e mi stacco solo quando sento la mancanza del suo viso.
<<Okay, in effetti volevo eccome...>> commenta lui per poi ridere e faccio lo stesso, non riuscendo a provare altro che felicità per averlo con me.
<<Anch'io... ma non mi sono mai interrogato sulla cosa, non vedevo la possibilità>> ammetto alzando le spalle.
Lui mi guarda prima sorpreso, mentre poi sembra divertito.
<<Ho temuto lo stesso... mi veniva naturale aprirmi così con te, anche se cercavo di contenermi per non esagerare>>
Stavolta sono io a replicare le sue stesse espressioni.
<<Anch'io!>> rido continuando a guardarlo. <<Avevo paura di rovinare tutto>>
<<Non potresti mai rovinare niente tu>> replica prendendomi con attenzione il viso, tanto da non darmi nemmeno fastidio alla guancia.
Se anche fosse non me ne accorgo: sono troppo distratto dai suoi occhi.
Sorrido abbassando per un attimo lo sguardo, prima di rialzarlo nel suo.
<<Nemmeno tu... non potrei stare senza te, ci sarei stato in ogni caso>>
<<Anch'io... ma meglio in questo, di caso>> commenta sorridendo e accenniamo entrambi una risata.
Annuisco.
<<Decisamente, meglio questo>>

Parliamo ancora per un po' prima di decidere di alzarci, più che altro obbligati dal lieve ritardo che ci costringe ad accelerare i tempi mentre ci cambiamo e facciamo colazione, riuscendo comunque ad arrivare in orario a scuola.
Cerco di celare il rossore sulla guancia il più possibile almeno in classe, tenendo il viso sulla mano o la testa abbassata... ma tanto a chi importerebbe?
Sarebbero solo contenti che qualcuno abbia già fatto il lavoro al posto loro.
Il vero problema arriva in palestra, dove fortunatamente tengono davvero a me. Ma in queste circostanze, non so se ritenermi così fortunato.
Infatti, nemmeno il tempo di entrare e salutare che Suga mi chiede subito cosa sia successo.
<<Ho sbattuto>> è la scusa che ho scelto di riservare alle possibili domande, preparando un racconto che riesco ad evitare e condendola con una lieve risata che possa farmi risultare abbastanza imbranato da renderla veritiera, e a parte questo non sembrano esserci troppe difficoltà, anche se non so quanto mi credano.
Durante l'allenamento poi soffro un po' nel muovere il braccio e trattengo il dolore mordendomi il labbro, già pronto ad usare la stessa bugia se dalle mie espressioni dovesse trapelare troppo il fastidio, ma a parte Tsukki che mi tiene d'occhio di proposito penso che nessun altro se ne accorga.
Il vero problema sorge alla fine dell'allenamento, quando riesco a fare una bella battuta e a gioco terminato Hinata corre verso di me, volendo complimentarsi.
Solo che nell'intento alza una mano per darmi il cinque, ma senza ragionare il mio inconscio percepisce soltanto la sensazione di quel gesto e mi blocco, coprendomi di riflesso con i palmi nella sua direzione e chiudendo gli occhi.
Rabbrividisco, tengo le palpebre ancora serrate per la vergogna che mi fa arrossire sempre di più man mano che l'insensata paura sfuma e mi fa tornare alla realtà, lasciandomi nella consapevolezza di avere gli occhi degli altri puntati su di me.
E vorrei soltanto sparire.

«the Weight on my Chest»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora