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Sono così felice di vederlo che non riesco a non sorridere, ma lui sembra troppo preoccupato per fare lo stesso.
<<Tadashi...>>
<<Va tutto bene...>> provo a dire per rassicurarlo, ma riesco appena a finire la frase che lui mi si avvicina per abbracciarmi e rimango fermo per un attimo prima di ricambiare debolmente la stretta.
<<Ora sarà così, te lo prometto>> sussurra tra i miei capelli e chiudo gli occhi, sentendo quelle parole penetrare tra le crepe dei frammenti che avevo cercato di ricomporre per rimanere in piedi, ma che ora finiscono per crollare ancora tra le sue braccia.
Ricomincio a piangere senza nemmeno rendermene conto, tornando tutto d'un colpo alla realtà, come se avessi dimenticato quanto stessi male per il breve attimo di sollievo che mi ha provocato.
Annuisco contro il suo petto, cercando anche di attutire in questo modo i singhiozzi, ma penso di essere talmente esausto anche solo per piangere che lo sfogo non dura molto.
Appena mi calmo, lui si separa leggermente da me, permettendomi di tenermi ancora al retro della sua maglietta. Fa per asciugarmi le guance con un lieve sorriso, ma si blocca con espressione più seria.
Si vede, lo sapevo.
<<Che hai fatto?>> chiede corrucciato, sgranando poi gli occhi quando sembra realizzare <<Tadashi...>>
<<Non è nulla>> provo a dire, distogliendo lo sguardo.
<<È stata lei, vero?>> domanda ancora quasi con paura per la probabile ragione, lasciandomi percepire un velo di rabbia nelle sue parole. Annuisco con lo stesso timore, mentre sento le lacrime riaffiorare al ricordo e mi poggio di nuovo al suo petto.
Lo sento sospirare e poi avvolgermi la testa contro di sé, stringendomi come se avesse paura di lasciarmi andare.
<<Ora ci mettiamo comodi e poi parliamo, ti va?>> propone con una dolcezza che poche altre volte l'ho sentito utilizzare, e sorrido nel realizzare che tutte le volte sono state solo con me.
Come realizzo quanto lo voglia al mio fianco... nel modo più stretto possibile.
Ma ora meglio non pensarci, rischierei un'altra delusione; mi godo le sue attenzioni ora perché è probabilmente il massimo che avrò da lui.
<<Va bene... grazie>> sussurro non accennando a lasciarlo e lui sembra cogliere questa mia stanchezza, infatti mi solleva con attenzione per portarmi in braccio. Arrossisco al gesto, ma quel lieve imbarazzo viene subito sostituito dal calore del suo affetto.
<<Sicuro che non disturbo...?>> chiedo ancora titubante, poggiando il viso sulla sua spalla mentre saliamo le scale.
<<Stai tranquillo, sono solo per qualche giorno, i miei sono fuori per lavoro>>
<<Va bene>> sospiro cercando di stare calmo, sollevato dall'idea di avere finalmente uno spazio di pace e soprattutto che sia con lui.
Al pensiero sorrido.
Arriviamo in camera e si abbassa a lasciarmi sul letto, ma nel togliere le braccia lascio trapelare il fastidio dal mio viso che cerco di celare, ma che riesce comunque a cogliere.
<<Ti ho fatto male?>> chiede sedendosi accanto a me.
<<No no, non sei stato tu>> lo rassicuro subito, bloccandomi però quasi di colpo per il timore di aver detto troppo, ma sicuro che capirebbe in ogni caso.
Infatti sospira e mi prende delicatamente la mano, accarezzandomi con l'altra la guancia illesa.
<<Ora fatti una bella doccia e dopo ci pensiamo, va bene?>> ripete con calma e annuisco con un sorriso, ma arrossendo all'idea che abbia capito quanto la necessiti dalla divisa che ho ancora addosso.
Spero di non puzzare almeno.
<<Ti serve qualcosa?>> chiede e scuoto la testa.
<<Ho tutto>>
<<Bene, gli asciugamani puliti sono nel cassetto del lavandino, se hai bisogno chiamami, okay?>> si offre gentilmente, ma colgo il lieve imbarazzo nella sua voce, che condivido all'idea implicita di vedermi in quello stato se chiedessi aiuto.
<<Va bene, grazie>> sorrido con un cenno della testa, e lui sposta la mano con un'altra carezza.
Non so come faccia ad essere così naturale e soprattutto... dolce, nonostante il suo carattere.
Mi sento onorato di conoscere la sua vera essenza, ma sento come se i suoi comportamenti vadano oltre un rapporto come il nostro, pensiero che mi fa sussultare per un attimo.
<<Ti serve qualcosa poi? Hai mangiato?>> domanda ancora e scuoto piano la testa, al che fa un'espressione dispiaciuta.
<<Allora ti preparo qualcosa intanto, mh? Cosa preferisci?>>
<<È uguale... grazie>> mormoro cercando di comunicare la mia gratitudine nonostante inizi ad essere schiacciato ancora più forte da quel misto di stanchezza e tristezza, ma provo a resistere almeno finché non sono solo in bagno.
<<Va bene, vai tranquillo e fai con calma>> ripete dolcemente e temo abbia colto la mia debolezza, ma ora non mi importa più, tanto sarebbe palese in ogni caso.
Mi aiuta ad alzarmi e mentre mi passa un'ultima volta la mano tra i capelli, ho solo un pensiero in mente: non vedo l'ora di crollare ancora tra le sue braccia.

«the Weight on my Chest»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora