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Cerco di resistere il più possibile, tanto sono troppo occupato a non farmi sentire mentre singhiozzo contro il cuscino, ma alla fine cedo e lo faccio: scrivo a Tsukki, con l'intenzione di chiedergli di poter stare da lui.
"Hey, ti disturbo?"
Digito rapidamente e mi affretto a mettere via il telefono con lo schermo contro le coperte per la vergogna che mi assale, e mentre spero che in realtà non risponda, sento la vibrazione di una notifica nemmeno un minuto dopo, ma lo riprendo lentamente per il timore del messaggio.
"Figurati, tutto bene?"
Sospiro. Un po' per il sollievo della sua gentilezza, ma soprattutto per il dubbio su come rispondere.
Vorrei spiegargli la situazione, ma ho paura di scivolare nella pietà; non voglio apparire come vittima, ma ormai ho cominciato e dovrei arrivare al punto. Non so che fare, so solo che vorrei essere con lui.
Mi rendo conto di aver lasciato la chat aperta per tutto il percorso dei miei pensieri solo quando sento arrivare una chiamata a risvegliarmi: è lui.
Sussulto leggermente e mi schiarisco la voce, cercando di sembrare il più calmo possibile prima di rispondere.
<<H-hey>>
Già fallisco.
<<Tadashi, tutto bene?>>
Chiudo gli occhi e prendo un respiro, tentando di trattenere le lacrime che sento riaffiorare. <<Mhmh>>
<<Hey... vuoi che venga?>>
<<N-no, no>> rispondo subito quasi allarmato, non volendo assolutamente che metta anche solo un piede in questo inferno, e anche per l'idea di cosa potrebbe fare lei.
Non voglio nemmeno più rischiare anche solo di incrociarla.
<<È successo qualcosa?>> chiede ancora dopo un lieve sospiro e mi dispiace così tanto di non fargli capire la situazione.
<<Più o meno... poi ti spiego>> mormoro dopo aver preso il coraggio di esprimermi di più.
<<Vuoi venire tu qui?>> propone ancora con una pazienza incredibile.
<<Ora non posso... non posso uscire>> aggiungo nel tentativo di comunicargli il motivo senza esplicitarlo, e lui sembra coglierlo, come sempre.
<<Più tardi?>>
<<Molto di più, quando dorme...>> mi azzardo a dire, certo che abbia compreso <<ma è troppo, non fa niente>>
<<No invece, ti aspetto, sono qui>> mi rassicura quasi parlandomi sopra pur di cessare quei tentativi di tirarmi indietro, sperando inconsciamente che rifiutasse per non apparire così patetico... ma sono felice della sua comprensione, ne ho bisogno, anche se non me lo permetto. E ancora una volta sorrido nonostante la situazione, come solo lui riesce a farmi fare.
<<Va bene... grazie>>

Attendo con impazienza di udire le luci spegnersi e la sua porta chiudersi, rimanendo per tutto il tempo seduto sul letto con le spalle contro la parete per il timore di addormentarmi se mi stendessi, combattendo la stanchezza che mi pervade sempre di più.
Cedo un po' e poggio la testa dietro di me tenendo gli occhi chiusi, e proprio quando il sonno inizia ad essere più difficile da resistere, sento finalmente i rumori tanto desiderati.
Mi alzo di scatto, aprendo silenziosamente la porta per accertarmi che la via sia libera, e accenno un sorriso all'idea che per fortuna posso finalmente andarmene da qui.
Ma nel voltarmi il mio entusiasmo si spegne, al sopraggiungere di un'altra sensazione: la probabilità di non tornare più lì.
L'idea di quella nuova realtà improvvisa mi travolge, non l'avevo ancora realizzato.
Non so cosa fare, dove andare, cosa succederà... cambierebbe tutto, e nel rifletterci le lacrime affiorano ancora.
Ma poi, sorrido nel ricordare di avere già una vera casa: lui.
E capisco di dover essere felice che tutto cambi, perché sarà in meglio.
Finalmente.
Raccolgo rapidamente delle cose in uno zaino, tra occorrente base almeno per la giornata scolastica successiva e qualche vestito, ed esco silenziosamente richiudendomi dietro la porta, dopo aver osservato la stanza un'altra volta con la malinconia del sapere che potrebbe essere l'ultima, almeno per ora.
Metto lo zaino sulle spalle e trattengo un verso di dolore per la fitta che si propaga dalla zona della botta e mi fa mancare il fiato per un attimo: un altro promemoria che mi ricorda di andare via.
Scendo con attenzione le scale e lascio anche l'ingresso dietro di me, evitando questa volta di voltarmi; penso solo a respirare quell'aria diversa che mi fa però rabbrividire, sottolineando la mancanza di una doccia e dei vestiti puliti.
Non sono uscito nemmeno per mangiare o lavarmi, ed entrambi i bisogni si fanno sempre più impellenti.
Ma al solo pensiero che sto per vederlo, tutto sembra già passare.
A proposito di ciò, mi ricordo di doverlo avvisare; mi dispiace disturbarlo, ma ormai non ho alternative.
"Ci sono, sto arrivando"
E appena inizio ad avere il timore che possa essersi addormentato, quasi sperandolo per non dover avere a che fare con me, risponde.
"Sono qui, attento"
Sorrido alle sue continue attenzioni e sento la guancia tirare per l'impatto di prima. Chiudo un occhio per il fastidio e cerco di inquadrarmi nello schermo del telefono per verificare le condizioni. Spero non si veda nulla.
Ma il mio desiderio si infrange non appena Tsukki apre la porta e capisco dalla sua espressione preoccupata quanto tutto ciò che provi sia visibile sulla mia pelle... oltre ai segni concreti.
Non avevo pensato a quello, ma non avevo abbastanza forza per controllare anche il resto.

«the Weight on my Chest»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora