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<<Che intendi? Cosa è successo?>> chiede preoccupato riavvicinandosi a me e mi sforzo il più possibile di resistere al pianto, ma mi sento sul punto di crollare e ho paura.
Giro il telefono verso di lui per non dover parlare e nonostante lo sguardo puntato sulla sua spalla, lo noto sgranare gli occhi e capisco che abbia terminato di leggere, perciò mi affretto a chiudere tutto per rimettere via il cellulare.
<<Tadashi... mi dispiace davvero, non so che dire>>
<<Va tutto bene, non mi importa, tanto avrei voluto farlo io>> accenno una risata, ma sento questa fatica far cedere un altro mattone di quel muro che sta cercando di trattenere le lacrime. Li sento cadere uno ad uno, tento di fermarli ma è una scivolata inevitabile.
Spero davvero non dica altro, altrimenti terminerei la mia caduta, ma è impossibile che non lo faccia.
E anche il solo scorrere del tempo minaccia la mia disperata difesa.
<<Non vuol dire che non faccia male però...>>
Non fa male, non fa male.
Me lo ripeto finché non provo a crederci ma cavolo, fa un male assurdo.
Non so nemmeno perché mi stia ostinando così tanto a non piangere dopo averlo fatto fin'ora, ma forse proprio per quello mi sento stanco anche al solo pensiero di farlo ancora.
Sono stanco... di essere stanco.
E ho paura di crollare perché sarei troppo stanco per rimettermi in piedi.
<<Hey, vieni qui>> sussurra ancora allargando le braccia e odio l'idea che stia notando tutta la battaglia che c'è dentro di me ora, ma non riesco a nascondere più nulla.
Smetto di resistere e mi sporgo verso di lui, talmente debole da non avere nemmeno più forza nelle gambe, che cedono appena mi poggio contro il suo petto. Mi prende subito e mi stringo di più a lui, iniziando immediatamente a piangere. Mi odio così tanto.
Sento salirmi una frustrazione tale che se fossi solo mi verrebbe da prendermi a schiaffi io stesso, tirarmi i capelli.
Forse ha ragione lei, fa bene.
Inizio a singhiozzare, mi manca l'aria e la testa mi sembra sul punto di scoppiare. Sento ogni parte del corpo arrendersi man mano e vorrei tanto farlo anch'io.
Mi sembra talmente tanto di soffocare che non saprei come uscire da questa situazione se non esplodere.
Forse sto per svenire.
<<Tadashi, ascolta me, mh?>>
La sua voce arriva come un raggio di sole tra le nuvole di un cielo tempestoso, facendomi bloccare come se mi avesse concretamente scaraventato fuori da quel caos.
Mi prende il viso tra le mani e nonostante il dolore lo lascio fare, tanto non sento più niente.
Non importa più niente.
<<Va tutto bene, sono qui con te... respira, tranquillo>> sussurra guardandomi negli occhi, e anche se a fatica ricambio il suo sguardo, cercando di metterlo a fuoco tra le lacrime.
Mi aggrappo alle sue braccia, annuendo piano, ma aumento la presa quando sento ancora il corpo venire meno.
Lui mi prende di nuovo, tirandomi su per tenermi in braccio, e mi stringo a lui. Perché volevo arrendermi se ho qui tutto ciò di cui ho bisogno?
Sarei uno stupido. Lo sono.
Prendo un grande respiro come per riempirmi di lui, come se fosse l'unico ossigeno che necessito.
Non mi accorgo di nulla, ma mi accompagna a sedermi, e quando mi stacco da lui riconosco il cortile della scuola. Non siamo andati molto lontano. Mi rannicchio con le ginocchia al petto e lui mi si siede accanto, abbracciandomi di nuovo ma lasciandomi spazio per respirare.
<<S-scusa>> singhiozzo stringendomi a lui, poggiando il viso sulla sua spalla.
<<Non hai nulla di cui scusarti, va tutto bene... sono qui>> sussurra portando una mano tra i miei capelli, tenendomi dolcemente, ed è come se quelle sue parole bastassero già.
<<N-non volevo, però... sono stanco>> spiego con un filo di voce e a quell'ammissione riprendo a piangere, specialmente per il senso di colpa di aprirmi così tanto, sbattendomi una mano sulla coscia per l'ennesima reazione di quel genere.
<<Hey, va tutto bene, tranquillo... è normale che tu lo sia, stai sopportando tanto in questi giorni e non solo. Ma ora andrà bene, te lo prometto>> sussurra prendendomi la mano, parlando in modo così calmo che ogni volta riesce a rasserenarmi davvero, persino ora.
Mi stacco per prendere un respiro più profondo, cercando di catturare quell'aria che sento ricominciare a circolare per farla defluire nei miei polmoni. Non credevo ce l'avrei fatta.
<<Piano, respira...>> mormora ancora, seguendo il mio movimento per darmi più spazio e tenendomi la mano dietro la testa per accompagnarmi nell'azione e continuare a rassicurarmi.
Mi concentro ancora un po' sul respiro, riuscendo finalmente a regolarizzarlo.
Tengo gli occhi chiusi per tutto il tempo, inclinandomi fino a tornare sulla sua spalla una volta passato l'apice del dolore.
Tsukki mi stringe a sé con un braccio e mi avvicino di più, rimanendo entrambi in silenzio.
Sono talmente esausto che sento di starmi per addormentare così.
Ma poi sento dei passi e riapro gli occhi di scatto, richiudendoli subito appena capisco chi sia, nella speranza di sparire: di nuovo il professore e l'allenatore. Non voglio che mi vedano ancora... e in questo stato.

«the Weight on my Chest»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora