Capitolo 12-FIGLIA DEL VENTO (1 parte)

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La mattina dopo partimmo verso Monaghan con una ventina di persone tra guardie e servitori e due carrozze con viveri e bagagli. Eileen aveva insistito affinché portassi con me la sua governante di fiducia, miss Hembry, che ora cavalcava rigida sul suo cavallo bigio a pochi metri da me. Era una donna sui quarant'anni, alta e inflessibile nel portamento così come nel carattere.

Liam rimase al mio fianco per tutta la mattina fino a che, ad un certo punto, mi lasciò momentaneamente in custodia ai suoi soldati per raggiungere l'inizio del corteo. I soldati si strinsero attorno senza però impedirmi di godere del paesaggio che stavamo attraversando: prati verdi, campagne e boschi di cui percepivo il profumo di resina anche senza addentrarmi.
Quando infine tornò, mi consegnò un bucaneve dal profumo intenso e capii che l'aveva appena colta.

Lungo la strada incrociammo anche un laghetto popolato da rumorose oche bianche che, disturbate dal nostro incedere, volarono via starnazzando a più non posso.

«Se posso chiedere, milord, cosa vi attende a Monaghan?»

«Sono stato chiamato per risolvere un problema. Il terreno è talmente arido che non si riesce a seminare e coltivare nulla. Il che è molto strano poiché c'è un'abbondante presenza di fiumi.»

«Avete idea della causa?»

Lui scosse il capo. «Lo scoprirò. Voi come state, mia signora?»

«Sto bene. La cavalcata è tranquilla.»

Liam fece un cenno al suo capitano che ci lasciò da soli. «Siete deliziosa anche dopo due ore di viaggio.»

Ringraziai la veletta scura che mi copriva il viso altrimenti avrebbe visto il rossore coprirmi il viso.

Si mostrò fin troppo premuroso insistendo su altre due soste cosicché potessi sgranchirmi le gambe, salutare due bimbi lungo la strada e riscaldarmi con un po' di latte caldo in una baita.
Chiamai miss Hembry perché pagasse l'oste ma subito me lo impedì. «Ci penso io.»

«Ho anch'io degli spiccioli.»

«Insisto», disse con un sorriso tenero. «I quattrini non mi mancano.»

«Liam, non voglio i vostri soldi» confidai, osservandolo pagare l'oste

Mi accompagnò all'esterno, dove i cavalli attendevano di riprendere il cammino, e all'improvviso mi afferrò voltandomi verso i suoi occhi luminosi. Il vento si era fatto ancora più intenso e potevo sentire la veletta scura che mi solleticava le guance ed il mento. Il suo sguardo era magnetico, non riuscivo a staccarmi. Le mani sui miei fianchi si strinsero maggiormente e mi ritrovai appoggiata al suo petto.

«Ciò che è mio è anche vostro.»

Era giunto il momento. Avevo immaginato tutti gli scenari possibili per la mia confessione tranne il trovarmi al freddo, senza un bicchiere di brandy per infondermi coraggio ma... il momento era arrivato.

«Dovreste sapere una cosa, milord.»

Il silenzio si faceva sempre più opprimente mentre i miei pensieri non riuscivano a trovare una strada.

«Che cosa vi turba?» chiese Liam, preoccupato.

Feci un bel respiro e confessai tutto d'un fiato «Lord O'Farell...non è il mio vero padre.»

Con mia grande sorpresa lui mi alzò la veletta fin sopra al cappellino da viaggio e mi osservò intensamente negli occhi. «E temete forse che questo m'impedisca di sposarvi?»

Rimasi senza parole. «Ma...vi sto dicendo che non ho alcun patrimonio o potere da darvi...»

«Cosa state pensando in quella testolina? Pensate forse che il fatto che non abbiate il sangue di vostro padre mi impedisca di volervi?»

«Non so più che pensare veramente!» esplosi, abbassando lo sguardo.

Ero un'illegittima e, come tale, non potevo sposare un buon partito. Non ero più degna di scambio. Chi avrebbe mai potuto sposarmi? Seppur mi ritenessi una persona onesta e sincera queste erano doti che non sempre erano tenute in considerazione nella tavolozza delle unioni.

Mi prese il viso con gentilezza e mi osservò dritto negli occhi. «Posso sapere cosa vi turba?»

«Io...ho scoperto da poco che mia madre...»

Non riuscivo a dar voce alla realtà. Non davanti a lui.

«Vostra madre...ha conosciuto altri uomini?»

Annuii. «Come può essere che due persone che si sono tanto amate, all'improvviso, cerchino conforto tra altre braccia?»

«Vi siete mai innamorata, milady?»

Negai con un cenno di testa.

«Io lo sono stato un paio di volte. Ricordo come desideravo passare ogni momento in sua compagnia perché le sensazioni che mi trasmetteva, soltanto standomi accanto, mi provocavano un brivido. Se dovessi essere legato ad un'altra donna farei di tutto pur di incontrare colei che mi fa battere il cuore.»

«State giustificando l'adulterio?» sussurrai, strabuzzando gli occhi.

«No. Ma vorrei farvi capire che a volte il sentimento è più forte di qualsiasi legame economico, politico o di convenienza.»

Cercai di raccogliere le idee ma la cosa risultò piuttosto complicata anche perché il capitano Barckley si avvicinò con aria preoccupata. «Milord, c'è una rivolta a Cavan. Non possiamo passare per la città.»

Liam rizzò la schiena. «Una rivolta? Si tratta degli inglesi?»

Il capitano annuì. «Dovremmo cambiare strada» disse, indicandomi con un cenno del capo.

Un brivido di paura mi percorse la schiena e mi immobilizzò. Anche il destriero su cui ero seduta si fermò di colpo come percepisse la mia paura ed il pericolo.

«Ci fermeremo da Rochster. Mandate una guardia ad annunciarci» ordinò il mio promesso dopo un breve silenzio.

«Milord?» sussurrai talmente piano che non credevo mi avesse udito. «Siamo in pericolo?»

Mi si avvicinò e con una sola mano afferrò le redini del cavallo che tornò a muoversi lentamente. «Non con me.»

«Dove andiamo?»

«Da un vecchio amico.»

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