Capitolo 14: PORTALI E LAVANDA

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Quella mattina fui svegliata dall'arrivo di una carrozza.
Scesi dal letto e incurante della sensazione di gelo al contatto col pavimento, mi avvicinai alla finestra.
Il veicolo si fermò e ne uscirono due figure. Dalla corporatura sembrarono due donne e, prima che la porta della mia stanza si aprì, notai che una di esse portava tra le braccia un fagotto.

Miss Hembry entrò senza troppe cerimonie. «Siete sveglia, milady? Lord Liam vi attende.»

«Dovrete recarvi nella Sala delle Orchidee» precisò poi. «È al primo piano, affianco alla sala di musica.»

Aprendo il baule degli abiti, decisi per un vestito dalla gonna bianca e bustino blu mentre come acconciatura una semplice treccia.
Una volta che anche l'ultimo laccio dell'abito chiaro fu intrecciato e sistemato, mi recai al piano inferiore ma, a metà scale, mi fermai.
Liam era dabbasso e mi attendeva.

I nostri occhi si incrociarono e subito le guance andarono a fuoco. Le mani iniziarono a sudare e brividi di calore mi presero lo stomaco.

«Bellissima» mi lusingò. «Ancora non posso credere realmente che siate qui.»

Lo baciai sulla guancia.

«Se la reazione ai miei complimenti è questa, dovrò farveli più spesso» esclamò, divertito per poi porgendomi il braccio.

Ci avviammo verso la fine del corridoio, proprio come indicato dalla cameriera.

«Sono molto curiosa di vedere questa stanza» ammisi.

«Sarebbe indubbiamente la preferita di mia sorella Liz. Sapete, è giunta proprio stamani con il piccolo Jamie» ammise.

La mia mente tornò alla carrozza e alle due donne che vidi scendere e mi paralizzai dalla paura.  Dal giorno della festa avevo visto solo il padre.
"E se non dovessi piacerle?"

Liam dovette leggermi nel pensiero perché mi strinse forte la mano. «Le piacerete.»

«Lo dite solo per gentilezza.»

«Non esattamente. Ricordate come andavamo d'accordo da bambini?»

Con qualche sforzo riuscii a vedermi dietro alle calcagna di una ragazzina dai capelli chiari, quasi rossi e il sentimento che abitava il mio animo era sereno, piacevole come se fosse abitudine stare assieme.

Una volta entrata nella Sala delle Orchidee ne compresi il motivo: oltre alle piante presenti nei quattro angoli, ve ne erano inserite come decorazioni sulle cornici di quadri e delle colonne che raggiungevano il soffitto; lì in alto vi era poi una scritta in francese circondata da piccole foglie dorate.

Seduta sul divanetto, vicino alla tavola imbandita, stava una donna sulla trentina con in braccio un bambino.

«Rosheen, mia cara amica.» Il suo viso si aprì in un sorriso aperto e sincero.

«Buongiorno milady» la salutai timidamente, facendo una leggera riverenza.

Liam le sorrise e accarezzò la testa del piccolo. «Mia sorella Liz e Jamie, il mio nipotino.»

Liz era la copia perfetta del fratello minore: capelli biondo rossicci annodati in una treccia perfetta, occhi azzurri e pelle rosea. Era semplicemente deliziosa.  

Il piccolo tese le braccia verso lo zio che, senza farsi troppo desiderare, lo prese ed iniziò a giocare con lui, alzandolo al soffitto e poi lasciandolo cadere per riafferrarlo al volo.  I risolini eccitati fecero da sfondo ad una situazione imbarazzante: io e Liz ci guardavamo, incerte su chi dovesse fare la prima mossa.

Il destino giocò a suo favore poiché un odore tutt'altro che piacevole si sprigionò per la sala. «Miss Egle, il signorino deve essere cambiato» avvisò, rivolgendosi alla donna in uniforme addossata alla parete, che obbedì subito portando il piccolo fuori dalla stanza.

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