«Siamo qui per incontrare la Daride più anziana» annunciò pomposo Bythos con un sorriso in volto.
Le donne annuirono e ci scortarono al portone principale.
Sbigottita dalla loro aria tranquilla, sussurrai: «Ci aspettavano?»
Annuì. «Speravano che io potessi convincerti.»
«Lusinghiero nei miei confronti. Spiegatevi. Chi sarebbe questa donna?»
«La dama di compagnia della regina.»
Il portone d'ingresso era totalmente aperto e lo attraversammo. Mi aspettavo un luogo in penombra, così come l'entrata delle dimore a cui ero abituata, invece trovai un ambiente luminoso. Luci azzurro chiaro illuminavano ogni angolo dell'ampia stanza portandomi ad osservarne i dettagli: ritrovai le venature che attraversavano le mura esterne anche nelle colonne interne, felci e piante verdi che scendevano dal soffitto candido. Non vi erano tappeti che attutivano i passi delle numerose persone che mi sfrecciavano davanti: alcuni trasportavano tessuti, altri vassoi con calici, altri ancora botti di legno.
La cosa più strana che vidi furono delle ceste che svolazzavano a un metro da terra. Da sole, pensai inizialmente, ma fu una questione di un battito di ciglia poiché, non appena compresi, rimasi a bocca aperta dalla sorpresa. Tre figure piccine svolazzavano attorno a quei contenitori dalle dimensioni assurde rispetto alle loro piccole corporature. Il viso era appuntito e pallido, i capelli radi e raccolti in piccole trecce, un vestitino striminzito a coprire il corpo minuscolo e infine le ali chiare da cui cadeva una polverina dorata che, a contatto con il pavimento, scompariva.
«Fate» m'informò Bythos e, con mia sorpresa, si rivolse proprio a una di loro. «Chi ha necessità di essere rigenerato?»
«La regina Karjia.» Scoprii allora che il timbro di voce di una fata era molto simile a quello di un bambino. Mi ricordava infatti Jamie, il nipotino di Liam.
«Si svolgerà nella camera delle udienze private?»
«Sì signore.»
Fu in quel momento che quelle creature si accorsero di me e si inchinarono. Per una persona che non amava essere al centro dell'attenzione fu totalmente imbarazzante.
Un calore improvviso si diramò dalla mia schiena e capii che Bythos vi aveva posato una sua mano. "È totalmente opposto ad ogni logica che una creatura dell'acqua come lui mi causi un calore intenso quando mi tocca."
«Andiamo» mi sussurrò gentilmente indicandomi una porta alla nostra sinistra.
Il luogo delle udienze era incredibile. Il pavimento bianco e lucente era attraversato da venature blu che lo percorrevano in lunghezza fino a giungere, impresso, nelle colonne blu. Perfino le sedie e le panchine appoggiate al muro erano anch'esse di marmo candido.
Bythos mi indicò il baldacchino dai colori dell'acqua, al centro della stanza, sotto cui sedeva la regina con il suo copricapo di cristallo. Nessun trono era presente, ma una imponente sedia dall'alto schienale.
«Karjia.»
"Neppure un artista degno di nota avrebbe potuto imprimere su tela la sua bellezza".
Era semplicemente regale dalla punta dei suoi capelli alla punta delle scarpette bianche che indossava e che si intravedevano tra le gonne azzurrine. Il viso era pallido come quello dei suoi paesani ma il suo capo, al contrario, era incorniciato da una massa di capelli bicolori: da un lato richiamavano il colore blu dei Daridi mentre dall'altro quello scuro degli altri uomini che avevo visto nel villaggio.
"E' talmente bella nella sua stravaganza che non riesco a smettere di osservarla."
Le sue dame erano più comuni, un equilibrio di nero e blu a seconda della classe di appartenenza, e sedevano composte sui gradini di marmo, ai piedi della sovrana, scrutando attente la piccola folla accorsa.
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WATERPEOPLE
Historical FictionIrlanda. 1600. Lady Rosheen era sicura di poche cose nella sua breve vita e l'amore della sua famiglia era tra di esse, nonostante la scarsa somiglianza con loro. Ricordava ancora quella lontana notte, la loro fuga e quel calore emanato dal mantello...