Contea di Louth, Irlanda, 1600
La piazza era affollata in quella fredda mattina e, allo stesso tempo, silenziosa come un manto di neve che ricopre tutto in pieno inverno. Sembrava che l'intera cittadina, e non solo la piccola nobiltà, si fosse ritrovata qui, un po' per curiosità e un po' per paura.
Al centro stava minaccioso e tetro il palco di legno su cui attendevano Lord Louth, il lord della Contea, il sacerdote e il boia, chiusi nei loro mantelli scuri per ripararsi dal vento gelido di quel mese.
All'improvviso il cigolio di ruote in movimento fece voltare tutti e il respiro si mozzò in gola; il segno delle violenze era ben visibile sulle loro camiciole bianche e sbrindellate, sui calzoni sporchi e laceri, ma soprattutto sulla loro espressione sofferente. E ne rimasi basita.
«Brava gente di Louth, questi sono servi del diavolo. Ne hanno evocato i poteri. Solo il loro sacrificio può salvare tutti noi dalla morte e distruzione!»
Rabbrividii alle parole di lord Louth e mi strinsi nel mantello pesante.
"Impossibile dire chi di loro sia il vero mostro."
Fu in quel momento che sentii stringere la mano nascosta tra le pieghe del mantello. Una stretta lieve e calda che mi fece voltare verso l'uomo al mio fianco. I suoi occhi verdi mi scrutarono attenti per alcuni secondi e poi, senza proferire una parola, tornò ad osservare il palco.
«Poveri uomini. Non sono altro che il frutto degli inglesi» mormorò una donna alle mie spalle.
Fu solo un sussurro ma che mi strozzò il respiro.
La mia attenzione tornò al palco e notai come il collo dei condannati fosse ora circondato dalla corda dell'esecuzione.
«Il Signore è misericordioso e riscatterà la vostra anima. Dovete solo confessare» pregò il sacerdote.
Quelli però si limitarono a fissare i compaesani con occhi vacui.
Non riuscii più ad osservare quella scena e chinai il capo, osservandomi le punte delle scarpette in tessuto che fuoriuscivano appena dalla veste. Avevo visto passare altri condannati sotto alle mie finestre ma era la prima volta che assistevo ad un'esecuzione.
«Forse hanno tagliato loro la lingua» ipotizzò lady Elan al mio fianco.
Un brivido di paura mi percorse lungo la schiena.
«No milady» ribatté un'altra donna dal volto coperto. Portava infatti una veletta scura. «Mio cognato è comandante delle guardie e mi ha riferito che non è stata ordinata violenza.»
Il Lord tornò ad incalzare i tre contadini. «Non parlate allora?»
«E le mie vacche allora? protestò un uomo poco sotto al patibolo. «Erano degli animali sani prima del vostro arrivo. Ora sono tutte morte!»
«É il piccolo popolo!» sibilò un condannato, con voce roca. «Ci stanno dando una lezione. Non possiamo rinnegare così la nostra vera religione.»
La folla era allibita e impaurita. Nessuno osava pronunciare parola. Io stessa ero impietrita.
Il sacerdote allora si toccò il crocifisso che portava al petto. «Confessate i vostri peccati. Dio vi accoglierà a braccia aperte.»
Volevo scappare lontano, via da quella tribuna, raggiungere la mia stanza da letto e chiudermi all'interno perché ciò che presto sarebbe accaduto a quei contadini sarebbe potuto accadere anche a me.
Tutto successe un paio di settimane prima quando, passeggiando per la strada polverosa, mi stavo dirigendo al villaggio.
Il cielo quella mattina era di un azzurro limpido, come il mio vestito, e mi sentivo felice e spensierata come gli uccellini che vedevo saltellare di ramo in ramo; così raccolsi la gonna e iniziai a correre tra il bordo della strada e i primi alberi del bosco.
All'improvviso un rumore mi fece fermare.
Non avevo mai udito un suono così stuzzicante e, prima che me ne rendessi conto, mi addentrai nella boscaglia. I raggi del sole che penetravano tra quelle fronde creavano strani giochi di luci e ombre e un senso di inquietudine si impossessò di me, ma il suono che udivo era più forte e mi incitava a continuare. Ad un certo punto sbucai in quella che mi parve una meravigliosa radura: il sole illuminava un delizioso laghetto circondato da felci verdastre e le uniche voci udibili erano il canto degli uccelli e il rumore della cascata che s'infrangeva sull'acqua.
Mi sedetti sulla riva e lanciai un sassolino tra quelle acque osservandone poi i cerchi che si creavano intorno.
All'improvviso sentii crescere in me il forte desiderio di immergermi e mi liberai dal mantello pesante e dalle vesti. In quel momento riuscivo a percepire la passione di quell'elemento, la sua forza distruttiva capace di spazzar via un'intera contea, ma anche la sua tranquillità e la sua calma.
I miei passi erano lenti e delicati come se seguissi una melodia interiore e, quando mi voltai verso la riva, notai un uomo che mi fissava. Era appoggiato ad un masso, proprio a poca distanza dal punto in cui sostavo.
«Chi siete?» chiesi sgomenta, immergendomi nel lago fino al collo.
L'uomo non accennò alcun movimento o parola.
«Chi siete?» chiesi di nuovo.
«Non abbiate paura, Rosheen» mi sorprese lui con un timbro di voce che parve calmo e volutamente rassicurante.
Dal canto mio ero immobile, priva di volontà. Sentivo il freddo penetrarmi nelle ossa e cercai di avanzare di qualche passo così da riprendere per lo meno le vesti che avevo lasciato a pochi metri dallo sconosciuto ma il mio corpo non rispondeva correttamente.
«Siete un ospite dei conti O'Farell di Louth?»
Lui però non rispose, ma rise. «Sono qui di passaggio.»
Era veramente strana questa situazione. Due estranei, a poca distanza l'uno dall'altra e con solo un laghetto che ci separava.
Con uno sforzo enorme mossi le gambe verso di lui, o meglio verso la riva, sperando che i piedi assecondassero questo movimento. Per fortuna, fu proprio così e a mano a mano che mi avvicinavo lo osservai attentamente.
I suoi occhi erano del colore del lago e il suo colorito talmente chiaro da sembrare quasi trasparente. La cosa strana era che nonostante fosse uno sconosciuto e io fossi praticamente nuda, coperta solamente dalla sottoveste, mi trasmetteva una serenità e una protezione irrazionale.
«Non posso permettermi altri contrattempi» aggiunse.
Ma, prima ancora di chiedere ulteriori spiegazioni, un forte vento scosse l'intera radura e improvvisamente l'individuo scomparve così com'era giunto.
Ancora incredula uscii finalmente dall'acqua, mi spogliai degli indumenti bagnati, mi asciugai con il mantello e mi rivestii alla meglio poi, decisa a non dir nulla ad anima viva, presi il sentiero di casa.
Se avessi riferito di questo incontro mi avrebbero arrestata. Non eravamo più liberi di adorare ciò che volevamo e la nostra cultura, ricca di misteriosi esseri fatati, era ora in balia di una rivisitazione da parte degli inglesi.
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WATERPEOPLE
Historical FictionIrlanda. 1600. Lady Rosheen era sicura di poche cose nella sua breve vita e l'amore della sua famiglia era tra di esse, nonostante la scarsa somiglianza con loro. Ricordava ancora quella lontana notte, la loro fuga e quel calore emanato dal mantello...