Capitolo 2: IL NUOVO MONDO

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Quella sera non mi sentivo bene. Avrei tanto voluto starmene per conto mio ma i conti di Louth, miei zii, non erano dello stesso parere e dovetti presenziare anche al ricevimento serale.

Il salone del Castello era illuminato da lampadari che scendevano dal soffitto sui quali erano state poste innumerevoli candele accese. Il grande caminetto era acceso e contribuiva a rendere l'ambiente più caldo e luminoso. Lì accanto stava il giullare impegnato in una strana danza elaborata che lo fece finire ben presto a gambe all'aria, suscitando scherno e risate.

In quel momento sentimmo due colpi sonori e il valletto. «La cena è servita. Seguitemi prego» annunciò il valletto. 

Lo seguimmo dunque nell'adiacente sala da pranzo in cui erano state sistemate due ali di tavolate e, su quello al centro, presero posto i miei nobili zii nonchè mio padre e mia sorella Colleen. 

Fui sollevata quando compresi che avrei potuto scegliere il posto in cui accomodarmi. 

Decisi così di assecondare il gesto d'invito di mia cugina Anne e mi sedetti al suo fianco nonostante avessi la nausea.  Sentivo che se avessi mangiato anche solo un normale piatto delle feste avrei vomitato all'istante tanto lo stomaco era chiuso, ma come disse mio padre poche ore prima, dovevo presenziare per dimostrare il mio sostegno. 

Addentai un pezzetto di carne secca e poi di una torta salata ma non ero a mio agio. Alzai gli occhi dal piatto, cercando di respirare con calma e combattere il gusto ferroso che  era salito in bocca, quando notai gli stessi occhi indagatori, di color verde, di quella mattina.

Liam.

Egli sedeva all'estremità del medesimo tavolo e non mi toglieva gli occhi di dosso. 

Per togliermi dall'imbarazzo mi rivolsi ad Anne. «Queste esecuzioni sono veramente...macabre!» 

«Stanno giocando con la vita di quelle persone. Le nostre persone» rispose, bevendo un'abbondante quantità di birra calda.

Aveva qualche anno più di me ma, nonostante questo, era la mia cugina preferita. Eravamo cresciute in questo Castello, sempre insieme e sempre a correre di qua e di la. 

«Questa è la realtà in cui viviamo, milady» intervenne Liam.

«Ma come possiamo permetterlo!»

«E' la guerra, lady Rosheen.»

Non avevo ne la voglia ne le forze di discutere con lui, o con chicchessia, così trascorsi il restante tempo della cena ascoltando Anne e le sue confessioni amorose.   

Fortunatamente la cena terminò dopo poco e potemmo tornare nel salone dove attendeva una piccola orchestra pronta ad aprire le danze.

 «Milady, ballate con me?» chiese Liam, comparendo al mio fianco. 

Avevo la risposta pronta sulle labbra, negandogli questa opportunità a causa della nausea, quando gli occhi di mio padre mi ammonirono. 

"Devi mostrare il tuo sostegno ai Louth, Rosheen. Ne va di tutti noi". 

Contro la mia volontà, accettai l'invito.

«Siete incantevole con questo abito all'ultima moda» si complimentò il lord, osservando il corpetto blu dal quale si irradiava un elaborato ricamo dorato che scendeva fino alla gonna bianca.

«Un omaggio alla nuova Irlanda». 

Quell'abito mi era stato imposto da lady Louth. Quella donna era innamorata del nuovo governo e di ciò che poteva offrire per coloro che lo accettavano di buon grado.

Lui parve riflettere un attimo. «La vostra è una risposta sottile.»

«Non vale la pena rischiare la vita per degli abiti o delle pettinature».

«Vi riferite a lady Beth?»

Annuii. «Girano delle voci...»

«Temo che ci sia dell'altro. La donna infatti è rimasta vittima del suo stesso gioco. Ma non credo sia il momento per discutere di questo. Ci sono troppe orecchie innocenti» disse, strizzandomi l'occhio.

«A questi inglesi basta un nonnulla per causare violenza e spargimenti di sangue» borbottai.

«Non volevo farvi arrabbiare» si scusò. «Avete tutti gli occhi puntati su di voi stasera.»

«Ma cosa state dicendo, milord.»

«Non vedete quello che vedo io. Molti di questi giovani non si fermerebbero solo a ballare con voi.»

Lo sentii stringere maggiormente la presa sui miei fianchi, come se volesse impedirmi di andare via. Era uno strano comportamento, così come il fatto che mio padre lo permettesse. 

Raggiungemmo le file dei ballerini e presi posto in quella di sinistra, rispetto al caminetto, mentre Liam in quella di destra.  

Le note di una country dance si diffusero per il salone e  iniziammo a seguirne i passi veloci e ritmati prima soli e poi in coppia creando un grande cerchio umano.

 Lo sentii afferrarmi nuovamente in vita e guidarmi verso il centro e provai una sensazione inspiegabile. La sua mano, laddove si posava, mi scaturiva un'ondata di calore e di brividi che nulla avevano a che fare con quelli della mattina.  

"Ho la febbre?" pensai, spaventata. 

Nel frattempo ci eravamo avvicinati ai tavolini laterali che fungevano da appoggio a chi non danzava o si prendeva una pausa. Notai distrattamente un uomo dal ricco e prezioso panciotto conversare con mio padre.

«Oh, lady Rosheen» mi salutò il primo. 

Feci una riverenza profonda cercando di ricordare la sua identità e mi giunse alla mente una grande casa rossa, tre bambini che correvano per il cortile e una presenza ingombrante che faticava a starci dietro. Quell'uomo era proprio lui.

«Lady Rosheen, ricordate mio padre? Lord McMahon.»

«Come siete cresciuta, mia cara. Siete diventata una vera dea come quelle dipinte laggiù» disse, indicando i quadri sulla parete poco distante.

Mi inchinai lievemente. «Vi ringrazio, milord.»

Sentii Liam cingermi per la vita e subito suo padre ne rise. «Andate, andate. Siete ancora dei fanciulli, vero Kasey?» 

«Divertitevi» rispose mio padre, sorridendoci. 

Il giovane McMahon trascorse l'intera serata al mio fianco finché giunse l'ora di ritirarsi. Raggiunsi Colleen e il resto della famiglia nel cortile interno, protetto e riparato dall'improvvisa pioggia della sera, quando si palesò nuovamente al mio fianco.

«Volevo solo augurarvi una buona notte» mi disse, afferrando la mia mano. La voltò e ne baciò il palmo lasciato scoperto dal guanto, soffermandosi più del necessario.

Per l'ennesima volta sembrò che mio padre non si fosse accorto di nulla. 

"Qualcosa non mi piace in questo suo comportamento ma ancora non saprei cosa sia".

Una volta in carrozza e in viaggio verso casa mi svelò le reali intenzioni.

«Come trovate Liam, mia cara?» indagò Kasey.

«Piacevole, padre.»

Lui annuì con un sorriso compiaciuto che non prometteva nulla di buono.

«Che cosa avete in mente?»

«Mia cara figliola, pensavo di dirvelo in un momento più tranquillo...Liam ha chiesto la vostra mano.»

Mi portai la mano alla bocca, sbalordita. «Come? Quando? E voi che cosa gli avete risposto?»

«Ho accettato.»

**

Eccomi!! Allora cosa ne pensate di questo capitolo?  Ci vediamo domenica prossima con un nuovo capitolo.

Jessire

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