Capitolo 15: RIGENERAZIONE (2 parte)

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Bythos attendeva insieme a me. Quel giorno indossava una camicia bianca aperta sul davanti e un paio di pantaloni del medesimo colore. Mi osservava dallo stipite della porta mentre io sedevo, un pò nervosa, sul bordo della vasca e attendevo.

«Ditemi Rosheen, come avete trovato questo paese?»

«È più simile al mio di quanto pensassi» confessai. « Le case sono solide, le persone che affollano le strade ed anche qui vi è un sovrano, anzi una sovrana, che detta ordine. Forse sta in questo la grande differenza.» e lo sentii ridere. 

 «Pensavate di vedere solo acqua? Acqua ovunque e persone di color azzurro?» 

«Voi ridete ma era esattamente il mio timore. Non sapevo cosa aspettarmi e...»

«E avete dato sfogo alla fantasia.» 

La sua risata contagiosa mi colpì e iniziai a ridere anch'io, come non ridevo da tempo.

"La sua terra sta per scomparire, l'acqua del bacino è in esaurimento e, con essa, quasi sicuramente la sopravvivenza dell'intero popolo...e lui è qui a ridere con me come se non avesse problemi. Che strano uomo".

«Bythos, voi siete un Waterpeople, metà umano e metà Daride. Potreste mai vivere in un altro luogo?»

«Potrei, ma questa è la mia casa. Non l'abbandonerei mai. Qui sono ho i miei ricordi e un compito specifico».

«Intendete una professione?»

«Si...» ma dovette interrompersi poichè dalla finestrella lasciata aperta, si palesò la fata con l'enorme cesto. Scattai in piedi per permettere il riempimento della vasca e, prima ancora che potessi ringraziarla, la fatina se ne andò.

«Bythos...io...» improvvisamente non mi sentivo più così coraggiosa. Se non avesse funzionato?

Mi sentii alzare il viso con delicatezza. I nostri occhi si cercarono, e in quell'istante, sembrò che il mondo intorno a noi svanisse. Ricordai improvvisamente di quanto poco coprente e pesante fosse la vestaglia che indossavo, e cercai di stringerla meglio che potevo, sperando di nascondere la mia imbarazzante vulnerabilità.

Lui, con uno sguardo che sembrava capire ogni mio pensiero, cercò di infondermi coraggio con quelle parole sincere: «Nelle tue vene scorre il sangue di tuo padre. Non devi temere nulla.»

Quelle parole, pronunciate con tanta fiducia, fecero un effetto magico su di me, come se avessero acceso una fiamma dentro di me.

"Sciocca! Ricordi quando sei entrata in quel laghetto, nella radura? Ti sei sentita forte e potente"

Mi sentii fortificata e pronta ad affrontare qualsiasi cosa dovesse venire.

«Sarò in cucina ad attendervi». Poi, con un sorriso gentile, se ne andò, lasciandomi sola con la vasca colma d'acqua.

Contai mentalmente cinque volte, sciolsi i lacci della veste ed entrai trovando, con mia grande sorpresa, l'acqua calda.

Presi dal pavimento il foglio lasciato da Bythos e diede una rapida occhiata. Erano parole scritte con tratti semplici e riconobbi la litania cantata dalla regina Karjia. Chiusi gli occhi cercando di riportare alla memoria la melodia udita e, improvvisamente, nei miei ricordi giunse anche altro. Era una voce maschile.

«Io... ho già sentito questa litania". Non ero pronta a pronunciare ad alta voce il nome di quell'uomo. Provai a rilassarmi e concentrarmi sul compito.

Stesi le gambe, i piedi fuoriuscivano dal bordo dell'acqua, le spalle scesero e si nascosero al di sotto.

«Acqua, acqua, acqua. Sciogli le tue braccia, la fatica mi schiaccia. Donami il tuo vigore per soddisfare le mansioni che ogni giorno mi doni».

Sentii immediatamente i muscoli tendersi partendo dal braccio destro e giù fino all'alluce del piede, poi tornare in alto fino al braccio sinistro e giù fino a percorrere l'intero corpo. Tremori lievi mi presero, riuscivo a vedermi in preda a queste convulsioni che non appena sparirono mi lasciarono una sensazione di potere e benessere. Rimasi ancora distesa, immobile, per il resto del tempo con gli occhi chiusi.

Dalla cucina giunse un piacevole aroma che mi risvegliò del tutto. Mi asciugai in fretta ed indossai una semplice veste di un azzurro chiarissimo che mi fasciava il petto per poi scendere con delicatezza fino a terra. Ai piedi calzai un paio di sandali bianchi. I capelli erano umidi e li intrecciai come meglio riuscivo con delle forcine.

Bythos stava apparecchiando il tavolo con una candida tovaglia e, appena mi vide, sorrise. «Siete bellissima».

Imbarazzata scostai una ciocca di capelli che mi oscurava la visuale. Notai come i suoi capelli ora fossero legati da un cinturino scuro.

«Ho preparato un semplice pranzo. Oggi pomeriggio dovremmo lavorare.»

Mi accomodai a tavola e osservai ciò che mi aveva servito. Due porzioni triangolari alquanto bizzarre e racchiuse in una pastella dorata. -Di cosa si tratta?» chiesi confusa. Non avevo mai mangiato nulla del genere.

«Sono fette di formaggio fritte in padella. Assaggiate non sono niente male.»

Vincendo la mia titubanza, ne presi una piccola parte e lo portai alla bocca. Aveva ragione. Quel gusto croccante e saporito era delizioso.

»Mangiate tutto. Ci attende il primo vero allenamento.

Dopo pranzo ci dirigemmo al cortile e rimasi sbalordita quando vidi due enormi tinozze in quello spazio angusto.

«Ricordate i nostri primi incontri? Quando le vostri mani cercavano di comprendere come io potessi muovere l'acqua? Ecco, ora ci proverete voi-. Indicò i due contenitori giganti. -Farete spostare l'acqua da una tinozza all'altra.»

«Non sono certa di riuscirci».

«Devo ricordarvi quel piccolo pesce che avete salvato? Il sasso non si è spostato da solo.»

Ricordavo molto bene quel momento. «Ditemi come fare» gli sussurrai, con un po' più di coraggio.

-Datemi la mano- mormorò, tendendo la sua.

"Eccolo di nuovo quel brivido caldo a contatto con la sua pelle fredda".

Guidò la mia mano all'interno della tinozza piena di acqua e ne toccai la superfice.

"Devo spostare questa acqua. Come farò?" chiesi a me stessa.

Ero lì, a due davanti a queste tinozze, in pensiero. Bythos alle mie spalle attendeva, rendendo il tutto più difficile.

Chiusi gli occhi quando, all'improvviso, sentii uno strappo allo stomaco e un brivido caldo percorrermi tutta mentre il respiro si faceva più pesante. Un tremore afferrò tutti i miei arti e i miei muscoli. La mano si mosse da sola formando un piccolo vortice che si chiuse attorno al mio polso, come un bracciale, e una parola mi salì in gola.: «Inkiry»

La massa di acqua scomparve davanti ai miei occhi. Li chiusi e li aprii per una decina di volte. Non potevo crederci. Il tremore, piano piano, si placò e riuscii ad osservare Bythos che mi stava sorridendo.

«Lo sapevo» gongolò. «Guardate l'altra tinozza.»

Lo sguardo andava da una all'altra. La prima tinozza era completamente asciutta mentre la seconda traboccava.

«Ce l'ho fatta» mormorai, sorpresa di me stessa.

Prima ancora di vederne i movimenti, lo sentii avvolgermi con le sue braccia fredde. «Eccome.» disse e, dal sussurro, lo immaginai tra i miei capelli.

Alzai lo sguardo verso i suoi occhi blu. «Posso provarci ancora?»

Mi accontentò e mi allenai con il mio mentore per tutto il pomeriggio fino a che il sole pallido lasciò il posto ad una luna chiara e delicata.

Angolo autrice
Cari lettori, eccomiiiii! Lo so, sono in mega e vergognoso ritardo ma...ci sono! Come state? Ormai l'estate è finita e con essa anche la gioia e il lieto non far niente delle vacanze. Ripartiamo con il solito tran tran. XX

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 04, 2023 ⏰

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