THREE

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Arthur è entrato al Garrison venerdì a mezzogiorno. Fuori splendeva il sole ed era felice di come era stata la sua settimana per una volta. Non c'erano stati problemi, a parte il dover svegliarsi accanto a Linda ogni giorno, e stava finalmente iniziando a sentire che vivere ne valeva la pena.

Il pub era tranquillo, la maggior parte degli uomini stavano ancora lavorando;quel giorno però riconobbe una donna,era al bar con la borsetta in mano che parlava con il barista.

"Eccolo Signor Shelby, la signora Lewis stava solo chiedendo di lei."

Arthur sorrise timidamente. Aveva visto Nancy Lewis in giro per Small Heath più spesso da quando gli aveva salvato la vita qualche settimana prima, anche se la maggior parte delle volte era al fianco di suo marito e girava a malapena la testa nella sua direzione quando si incrociavano.

Oggi, però, era sola.

"Signor Shelby," Nancy sorrise e si avvicinò ad Arthur. Aveva i capelli raccolti con un nastro rosa e indossava un vestito bianco con i tacchi che si intonavano al nastro tra i capelli "Come sta?"

"Sto bene, grazie. E lei? Posso offrirle da bere?"

"Oh" il sorriso di Nancy svanì in un sorriso imbarazzato ed esitò all'offerta di Arthur, "No, grazie. A mio marito non piace quando bevo, dice che uno di noi deve essere sobrio per prendersi cura del nostro ragazzo e beh, oggi tocca a me".

Arthur sapeva che era una bugia. Da quando le porte si erano aperte, aveva visto il signor Lewis bere nel suo pub quasi tutte le sere. Se Nancy stava dicendo la verità, allora doveva essere il suo turno di prendersi cura del bambino da quando l'ha dato alla luce.

"Sono passata solo per vedere come stava. Spero che stia meglio ora.Ha parlato con qualcuno di quello che è successo? Sua moglie lo sa?"

Arthur fu colto alla sprovvista da quanto fosse preoccupata Nancy. Nessuno aveva mai mostrato così tanto affetto nei suoi confronti. Certo, la sua famiglia si è sempre presa cura di lui,ma non in questo modo.

"Ehm, sì," Arthur annuì, "Sì, gliel'ho detto, sto molto meglio ora che ho parlato di tutto. Grazie."

Nancy gli sorrise, i suoi occhi guardavano velocemente l'anello d'oro al dito.

"Beh, questa è una buona notizia. Sono contenta che tu abbia qualcuno con cui parlare. Comunque volevo solo fare un salto e vedere come stava, dovrei andare ora."

"Non deve andare," disse Arthur senza pensare alle parole che uscivano dalle sue labbra più velocemente di quanto il suo cervello potesse registrare, "Posso preparare un caffè se le va?Anche un tè"

Nancy arrossì ma scosse la testa.

"Devo proprio andare, signor Shelby, grazie per la sua gentile offerta, però."

Arthur sospirò e sorrise. Non era sicuro del motivo per cui le aveva chiesto di restare. Aveva una moglie e anche Nancy era sposata, ma questo non era bastato per impedirgli di porre la domanda.

"Certo. E per favore, chiamami Arthur."

"Buona giornata, Arthur."

Nancy girò sui tacchi con un sorriso e uscì dal pub, lasciandolo solo con Harry,il barista.

Si gettò su uno sgabello del bar in pelle e indicò la bottiglia di whisky irlandese che era rimasta sullo scaffale più alto accanto allo specchio per più a lungo di quanto Arthur potesse ricordare.

Harry gli versò un bicchiere e lasciò la bottiglia sul bancone accanto a lui.

"Chi era quella?"

Arthur sbuffò e bevve un sorso del suo drink.

"Nancy Lewis, mi ha salvato la vita l'altra settimana. Non chiedere."

Harry rimase in silenzio e annuì. Aggrottò le sopracciglia pensieroso e si gettò uno straccio sopra la spalla, mettendosi vicino ad Arthur.

"Non è la moglie di Henry Lewis, vero?"

"È proprio lei."

"Cristo." Harry scosse la testa.

"Che cosa?"

"Henry Lewis è un brutto pezzo di merda. È stato escluso da il Marquis e il Lion, sono sicuro che un giorno riceverà lo stesso trattamento qui. Ho sentito storie orribili".

"Tipo cosa?" Arthur alzò lo sguardo dal suo drink indirizzandolo verso Harry che si limitò a scuotere la testa.

"Non vuole conoscerle,si fidi di me."

***

Nancy era seduta nella stanza d'ingresso di casa sua a leggere un libro quando suo marito tornò. Diede un'occhiata all'orologio sopra il camino, e indicava le 23:00.

"Mi hai preparato la cena?"

Nancy deglutì e posò il libro posandolo accanto a sé.

"No, non volevo che si rafreddasse,quindi..."

"No? Esco a lavorare duramente tutto il giorno mentre tu ti siedi e non prepari nemmeno la cena?"

Nancy sentiva l'odore dell'alcol su suo marito, il profumo persistente di whisky, birra e fumo la colpiva come un treno ogni volta che varcava la porta.

"Posso prepararti qualcosa ora, c'è del-"

La mano che la colpì sul viso arrivò così veloce e forte che non riuscì a sentire la sua guancia per alcuni istanti.

Nancy si portò le mani al viso e ricacciò indietro le lacrime, guardando il pavimento mentre prendeva dei respiri profondi, non volendo piangere davanti a Henry.

"Mi aspetto che sia pronto domani sera quando rientrerò."

Non disse nulla, si tenne solo il viso per cercare di fermare il dolore sulla sua pelle che sembrava come un milione di aghi che la pungevano tutti in una volta.

Henry scomparve su per le scale, barcollando contro il muro. Nancy aspettò che crollò a letto prima di muoversi. Si alzò in piedi e si avvicinò allo specchio appeso al muro vicino alla porta.L'impronta della mano sulla sua guancia era rosso fuoco. Poteva vedere tutta la sua mano sulla sua guancia chiara come il giorno, sperava solo che non restasse.

Nancy si prese un momento per ricomporsi, lasciando abbastanza tempo al marito per addormentarsi prima di ripulire la cucina e dirigersi al piano di sopra.

Sbirciò nella stanza di suo figlio e lo vide dormire profondamente nel suo letto. Nancy poteva solo sperare che suo figlio non sarebbe mai diventato come suo padre, un uomo vile e miserabile senza autocontrollo né rispetto per le donne. Per quanto orribile potesse suonare, Nancy era grata che non avessero una figlia per paura di come l'avrebbe trattata suo marito.

Nancy si infilò nel letto accanto a Henry, tirandosi le coperte fino al mento e trascinandosi il più lontano possibile da lui. Guardò la luna attraverso le tende di pizzo che pendevano dalla finestra, pregando Dio che la sua vita sarebbe migliorata presto.

Fuori tempo | Arthur ShelbyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora