Bad morning :)

615 21 0
                                    

Le note di Diario di bordo di Gemitaiz mi risuavano nelle orecchie dalla sera prima. A quanto pare mi ero addormentata nel mio letto nero e bianco mentre ascoltavo la musica. Questo appartamento non era male, certo non era il massimo, ma me lo facevo andare bene. New York non é minimamente paragonabile a Forks... Probabilmente lí mi stanno ancora cercano. Lasciai mio padre da solo il giorno dopo il funerale... Per me era troppo dolore da sopportare, che mi aveva trasformato in una ragazza senza lacrime, forse perché sprecate troppe nei giorni in cui avevo ancora qualche emozione, escluso l'odio per la gemerazione umana... Vedevo gli uomini, ma non vedevo la loro umanità. Prima ero una ragazza sempre con il sorriso, che si vestiva con abiti coloratissimi e portava ai capelli dei codini da bimba delle elementari. Scesci pigramente dal letto, allungando le braccia verso l' alto, per sgranchirle un po'. Mi strofinai gli occhi e sulla mano mi rimase del colore nero siccomeLa sera prima avevo dimenticato di struccarmi. Avevo il letto su un soppalco e per raggiungere la parte inferiore della mia camera mi arrampicai lungo la corda spessa di colore nero che avevo attacato alle estremutà del letto. Nella parte inferiore della stanza c'era un divanetto color bianco e nero, una televisione e una scrivania; mentre nella parte superiore c'era il mio letto, con lenzuolo nero e coperta bianca con disegni neri. Il muro era tempestato da poster e da scatole di album come quelle degli Artic Monkeys, Beatles e Nirvana.
Entrai nel bagno incomporato alla mia camera per lavarmi, cambiarmi e truccarmi. Dopo aver finito aprii l'armadio per prendere una canottiera rigorosamente nera e bianca, i jeans strappati scuri e le mie adorate Converse nere a stivaletto. Scesi le scale che portavano ad una confortevole cucina, dove trovai mio fratello Nickolas indaffarato a prepararmi la colazione.
Nick: Julia eccoti finalmente... Velice a mangiare le tue crêpes che se no rischi di perdere il pullman.
Julia: si si... Anche se perdere il pullman sarebbe la cosa piú bella che mi potesse capitare... Escluse le tue crêpes con la nutella!
Nick: ahaha grazie mille... Ma non essere cosí pessimista, magari oggi quel Brian non ti darà piú fastidio... Come fai a dirlo?
Nick era sempre solare. Aveva comprato quest' appartamento un paio di anni fa e ha subito acconsentito ad ospitarmi da lui dopo la morte di mamma.
Mio padre non sapeva che io me ne ero andata. Mi ha cercato tappezzando la cittadina di mie foto. Meglio che pensi che io sono morta.
Julia: ciao Nick... Ci vediamo a mezzogiorno!
Nick: ciao sorellina
Mi incamminai verso la fermata dell'autobus, ma invece di girare a sinistra andai dritta, verso la scuola. Non volevo incontrare Brian. Ma lui capí che sarei andata a piedi e mi raggiunse, piazzandosi con il suo gruppo di amici davanti a me.
Brian: eeei guarda un po' chi c'é qui! La nostra amante dell'arte... Come mai fuori dalla tua caverna? Ahahah hai per caso perso la vista a leggere i tuoi stupifi libri ahah.
Dietro di lui i suoi amici ridevano fragorosamente.
Julia: lasciami in pace Brian.
Brian: se come se io prendo ordini da te ahah sí questa é buona.
Julia: lsciami passare... Non ho voglia di stare qui ad ascoltare le tue cazzate. Quando parli sembri molto una scimmia...
Brian: come ti permetti stronza!
Cercai di andarmene ma, una volta superati, qualcosa mi colpí la schiena, rovinandomi la maglietta dei Nirvana per sempre. Mi avevano lasnciato un gavettone ripieno di vernice bianca. I miei capelli biondi ricadevano gocciolanti sulle mie scarpe. Dietro di me una grandissima risata generale. Tirai dritto, senza voltarmi. Non piangevo, no di certo, ma ero incazzata. Ma d'altronde ci ero abituata. Tutto il giorno cosí. La strada per arrivare a scuola era piuttosto lunga, ma ora mai, dopo 4 anni di superiori, i professori neanche mi chiedevano piú come mai ero in ritardo.
Erano le otto e mezza ed io non ero ancora entrata a scuola, e non avevo intenzione di farlo. Andai verso il parco pubblico, proprio accanto all' istituto, e qui accesi la mia sigaretta. Avevo iniziato a fumare un anno fa circa. Da allora fumavo solo quando ne avevo veramente bisogno. Presi il mio accendino della BIC e infuocati la punta della mia sigaretta. La misi in bocca e aspirai e poi gettati fuori il fumo, piano piano, rimanendo incantata a guardare quella nuvola bianca che pian piano si disperdeva davanti a me, un po' come fanno i bambini d'inverno, quando si imbambolano a guardare il loro fiato aggrapparsi all' aria fredda per riscaldarsi un po'. Misi alle orecchie le mie cuffiette bianche del mio samsung galaxy s4 per ascoltare le dolci note dei Green Day che mi trasportavano ben oltre l'infinito stesso. La mia schiena eda ancora bagnata, ma non ci facevo molto caso. Passai cosí tutte le ore di scuola. A mezzogiorno mi alzai finalmente dall' erba. Il mio corpo aveva lasciato una specie di impronta sul terreno.
Camminando lungo le vie deserte della periferia di New York incontrai Jenny, una mia compagna di classe.
Jenny: hey Julia! Aspetta! Ciao... Come stai?
Julia: uh... Bene perché?
Jenny: no sai... Cioé oggi non eri a scuola... Ho pensato che stavi male...
Julia: aah... Nono tranquilla tutto ok... Allora cosa avete fatto oggi a scuola?
Jenny: mm... Non molto a dire il vero... Ah e poi.... Mi dispiace dirtelo... Ma Brian ti cercava oggi... Voleva sapere se eri scappata per la paura...
Julia: non sono scappata, non avevo semplicemente voglia di venire a scuola... Oggi non sono esattamente di buon umore...
Jenny: sai cosa mi tira sempre su il morale?
Julia: no... Cosa?
Jenny: andare a fare shopping... Andiamo JD... Conosco dei posti favolosi e poi da quanto vedo hai bisogno di una maglietta nuova.
Julia: si dai... Va bene... Possiamo andare da Zara, o da OVS... Ho visto un sacco di cose carine!
Passai cosí il resto della mia giornata, nello shopping sfrenato.

PSYCHODove le storie prendono vita. Scoprilo ora