IV

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Presente
Doncaster - 2013

«Penso sia ora di andare» disse Harry.
La mezzanotte era passata da un bel po' e Niall e Harry erano ancora a casa dei tre amici, più Harry che Niall in realtà.
Il biondino si era divertito così tanto da alzare un po' il gomito, ora si trovava dentro la macchina di Harry a ronfare. Harry, be'... Harry era accanto a Louis, ovviamente.
Entrambi si trovavano sulla soglia della porta, Zayn e Liam erano in cucina a ripulire, erano finalmente soli.

«Penso di sì, si è fatto abbastanza tardi» aggiunse Louis.
Harry era praticamente già fuori mentre l'altro teneva la porta, sembrava la scena di un film, cosa si fa in questi casi?
Doveva baciarlo? Meglio di no, pensò Louis.

Però Harry era lì, davanti a lui, lo stava guardando con quegli occhi verdi che sembravano essere vetro da quanto fossero limpidi, le sue guance rosee e le labbra rosse, dato il suo continuo mordicchiarle, il naso iniziava ad arrossarsi a causa del freddo e lo guardava in un modo, un modo impossibile da definire a parole, come se stessi guardando il tuo primo amore e non fai che guardarlo di sfuggita perché altro non puoi fare e ti batte forte il cuore per la paura di essere scoperti e quando accade distogli subito lo sguardo pregando che non ti abbiano scoperto a guardarli.
Il primo amore non si scorda mai, ma l'amore in generale non si scorda mai perché è impossibile dimenticare cosa ti ha fatto provare una persona.

Louis si bloccò, doveva smettere di pensare queste cose.
Basta, si disse. Ma non poteva di certo farlo a comando.

«Sì,» continuò Louis. «si è fatto decisamente tardi, buonanotte Haz».
Detto ciò, si chiuse la porta alle sue spalle senza badare ad una possibile risposta del riccio, si accovacciò a terra portandosi le ginocchia alla fronte, non pianse, aveva pianto fin troppo ma Harry giurò di aver sentito un singhiozzo dall'altra parte della porta.

«Tomlinson, non ti pago per farti riempire i polmoni di merda, torna a lavoro, i clienti ti aspettano al bancone!» esclamò Alfred.
Alfred era il capo di Louis, era un vecchietto simpatico in fondo tranne quando c'era da lavorare, lì diventava più severo di un professore.
«Arrivo subito, Al» disse, doveva decisamente smettere di ripensare alla serata di ieri.
Louis aveva deciso di fare una pausa sigaretta nel retro del bar e ovviamente arrivano clienti, l'universo doveva avercela con lui.
Chissà cosa farà Harry in questa giornata di sole, pensò Louis.

Chissà cosa starà facendo Louis a lavoro, pensò Harry.
Il riccio era nell'appartamento di Niall, più precisamente era nella camera degli ospiti e il biondo era nella scrivania accanto a lui a scrivere qualcosa al computer.
«Hai finito di deprimerti guardando fuori dalla finestra?» rise il biondo.
«Non mi sto deprimendo» borbottò. «Sto solo pensando.»
«A Louis?»
«A chi altro potrei pensare se non a lui?» sorrise, non aveva problemi a parlare a cuore aperto dei suoi sentimenti, l'avrebbe fatto anche con Louis se avesse la conferma al 100% di piacergli.
«Sai,» continuò Harry. «quando ce ne siamo andati ho avuto la sensazione che volesse mettersi a piangere.»
Niall interruppe il ritmo frenetico delle sue dita mentre scriveva al computer per girarsi verso l'amico.
«Okay sputa il rospo, so già che l'hai psicoanalizzato e sei pronto a darmi la tua diagnosi»
Harry sospirò. «Ha gli occhi di una persona che ha sofferto tanto, è sempre dolce ma poi va a retroso ed è più distaccato, come ieri sera, come se improvvisamente si ricordasse di non poter fare certe cose...»

Niall lo ascoltava attentamente, come sempre del resto, cercando di ricordare qualcosa della serata precedente per poter aiutare l'amico.
«Penso di aver notato anch'io qualcosa» sussurrò iniziando a picchiettare la scrivania con le dita.
Harry lo stavo ascoltando.
«Ad ogni mia domanda rispondeva "da quattro anni" come: da quanto vivi qui? Quattro anni. Da quanto lavori al bar? Quattro anni. Da quanto tempo sei single? Quattro anni. Forse mi sbaglio ma qualunque cosa gli sia successo è successo nel 2009»
«Ma tu quando gli hai fatto tutte queste domande?» chiese Harry incredulo.
«Mentre eri impegnato a guardare gli schizzi di azzurro ramato dentro i suoi occhi» rise, prendendolo in giro.
«Smettila di ridere, idiota!» sbuffò tirandogli un cuscino. «Ora che mi hai dato quest'informazione cosa dovrei fare? Vado da lui e gli chiedo se per caso quattro anni fa ha subito un trauma?» disse con tono ironico.
«No, ma... potresti chiedergli di uscire a cena con te» rispose.
«Perché dovrei farlo?»
«Magari con una bella cenetta romantica si scioglie un po' e ti racconta tutto, tu provaci. Ora lasciami lavorare, devo rileggere questo capitolo, ho finito di scriverlo letteralmente alle due di notte» Niall lasciò perdere l'amico per tornare a smanettare col computer, essere scrittore – o un aspirante scrittore – aveva i suoi pro e suoi contro.

Souls In LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora