Capitolo 10

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Dopo quel messaggio caduto nel vuoto non si fece più sentire; l'avevo immaginato, dato il suo carattere molto forte ed orgoglioso.
Ed io non ero più disposta a vivere una storia a metà. Ero fermamente convinta di aver preso la decisione giusta.
Anche se il ricordo faceva ancora male, bruciava sottopelle. Ma riuscii, grazie anche al periodo estivo e alle tante occasioni di uscire, a godermi quei mesi di libertà. Una sera ad una festa conobbi Riccardo. Era un ragazzo carino, simpatico, con la battuta pronta, aperto. Niente colpi di fulmine, ma mi fece venir voglia di conoscerlo meglio. In un uomo non aveva mai avuto presa su di me il fisico, mi colpivano invece la personalità, la dialettica. Iniziammo ad uscire, stavo bene. Passavamo assieme delle giornate piacevoli e leggere.
Un sabato pomeriggio di fine estate decidemmo di fare una passeggiata in centro. Ci fermammo in un bar e, mentre mi stavo per sedere, vidi Francesco. Mi aveva notato e mi fissava da dietro gli occhiali da sole. Era seduto due tavolini più in là con la sua ragazza, o magari nel frattempo era diventata sua moglie. Mi fece un cenno con la mano per salutarmi, io risposi con un cenno e mi sedetti. Cercavo di non far trapelare i miei sentimenti, di apparire normale e tranquilla, ma dentro sentivo il cuore scoppiare nel petto. Riccardo mi chiese due volte cosa prendessi, io non risposi fissando il listino, come in trance. Mi chiese se fosse tutto a posto, gli risposi di sì, che avevo solo camminato troppo e con il caldo mi girava un po' la testa.
Arrivò la cameriera ed ordinammo. Poco dopo sentii la notifica di un messaggio: era Francesco.
-Puoi venire un attimo in bagno? Ti devo parlare-
Non avevo nemmeno la forza di rispondere, ero totalmente in preda all'agitazione. La scusa dei giramenti di testa mi diede il pretesto per andare a rinfrescarmi. Entrai e mi appoggiai al lavandino. Tremavo. Poco dopo entrò LUI.
-Ciao-
-Ciao-
Ci fissavamo in silenzio.
-Dimmi- sperai non trasparisse il tremolio della mia voce.
- Mi sei mancata tanto-
Mi prese la mano tra le sue. Conoscevo bene quei modi, quella dolcezza.
- Però vedo che sei con lei-
- E tu con chi sei? Non mi hai mai risposto- disse penetrandomi con quello sguardo che amavo alla follia.
-Se ti avessi risposto, cosa avresti fatto?-
-Non lo so-
-Ecco, hai già sbagliato risposta. Sei confuso come lo eri allora. Non lascerai mai la tua comoda vita, per quanto priva di sapore.-
Senza quasi darmi il tempo di finire la frase mi baciò. Un bacio intenso, lungo, che volevamo non finisse più.
- Non rivuoi indietro tutto questo?- mi disse con quello sguardo che sapeva essere dolce e forte allo stesso tempo.
- Lo vorrei, ma non così, non ha senso... Capisci? Per te è la situazione più comoda. Vai avanti con la tua vita, hai la tua stabilità... E poi hai me nei ritagli di tempo. Ed io? Mi trovo incatenata ad una storia che può darmi certamente grandi emozioni, ma anche tanto dolore. E tanti vuoti.-
Guardò il pavimento, per la prima volta lo vidi in difficoltà, lo vidi riflettere attraversato da una punta di sofferenza. Lo notavo dalla sua fronte, dove si formavano quelle rughe che tante volte avevo osservato, e dal suo sguardo di solito fiero, che vacillava.
- Ci devo riflettere, mi prometti che almeno ne parliamo?- mi supplicò.
Avrei voluto dirgli di no, ma gli feci cenno di sì nonostante dentro mi sentissi morire. Cercò di baciarmi di nuovo, lo fermai. Gli dissi che dovevo andare. Mi guardò, e vidi nel suo sguardo una profonda tristezza. Gli accarezzai la mano e tornai da Riccardo.

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