12 - Un Nuovo Giorno

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«La corte dichiara l'imputato Park Jimin, colpevole di omicidio doloso premeditato e tentata rapina mano armata. Verranno scontati vent'anni con una multa di 7733,34 won.»

Il martelletto sbatté sulla superficie in legno, e subito dopo Jimin venne prelevato dalle guardie, lo ammanettarono, e infine lo portarono dritto nelle celle. Il suo sguardo non trasmetteva nulla, quasi coperto del tutto dalla benda che aveva sulla tempia sinistra. Il suo passo poi era molto più lento delle guardie, perciò veniva quasi trascinato lungo quel corridoio, che pareva non finisse mai.

La notte precedente venne portato direttamente in centrale. Lo avevano spogliato, avevano controllato ogni parte del suo corpo, ed infine lo sbatterono in cella completamente al freddo. In tutto ciò non disse e non fece nulla, sapeva che non poteva ribellarsi per quello che aveva fatto.

Era giusto che fosse li, quella doveva essere la sua fine. Il destino aveva deciso per lui, non vi era nessun cambiamento in positivo: non vi sarebbe stato un nuovo Jimin, o meglio, una persona con finalmente la vita apposto. Dovette accettarlo, ingoiò un rospo più grande di lui, ma cosa poteva fare altrimenti?

Non aveva dormito nemmeno un secondo, e di certo non perché aveva il processo il giorno dopo, semplicemente non aveva sonno.

Cominciò a percepirlo il giorno dopo il processo verso ora di pranzo, mentre aspettava il suo turno per il cibo.

I suoi occhi contornati da occhiaie si chiudevano lentamente per poi aprirsi, fino ad arrivare di fronte ai contenitori di cibo, in cui venne affondato un mestolo. La sua ciotola venne riempita con della zuppa, la stessa zuppa che aveva mangiato nella mensa per poveri.

In quel momento provò un senso di nostalgia inaspettato, di un passato in cui era schiavo del mondo, ma allo stesso tempo libero. Preferiva di sicuro quella vita, anche se fatta di stenti, poiché era libero di guardare il cielo fino a quanto voleva, diventando tutt'uno con esso.

Era davvero una sensazione indimenticabile.

Questo pensò mentre era diretto verso un tavolo vuoto, su cui si sedette lentamente. Il suo sguardo non particolarmente attento vagò per tutta la mensa, e sulle diverse guardie di vedetta, che altrettanto lo fissavano con autorità, per poi concentrarsi sul pasto non del tutto caldo.

Mentre mangiava disturbato, notava le diverse occhiate gli davano i prigionieri, sentendosi piuttosto a disagio. Quelle occhiate dicevano solo una cosa: "Quello è Park Jimin il figlio dell'imprenditore!" E davvero, ormai odiava quella nominata. Onestamente preferiva la nominata del ragazzo che distrusse a bastonate la testa di un tipo, perché combaciava molto di più sul suo essere di quell'ultimo periodo.

Quel Jimin ricco, vanitoso e superbo ormai non esisteva più, era un'identità che voleva scrollarsi di dosso una volta per tutte, ma sembrava che non fosse possibile. Per questo fece un sospiro sorseggiando la sua zuppa, andandosi a toccare la benda sulla tempia percependo il taglio bruciare leggermente.

Almeno i paramedici si presero la briga di disinfettarlo e di bendarlo, anche se non pensava se lo meritasse.

Improvvisamente una sirena incombette nella mensa, e le guardie annunciarono il termine del pranzo. Lui piuttosto disorientato si alzò dalla sedia seguendo con lo sguardo il resto degli altri che uscivano dalla stanza, quasi curioso di sapere cosa avesse dovuto fare.

Vennero scortati all'aperto, precisamente in un grande campo d'erba su cui vi era montata una serra: era tempo di lavorare, specificamente, nei campi di pomodori. Non tutti entrarono li dentro, alcuni vennero portati all'interno dell'edificio, e Jimin fu curioso di sapere quale incarico avessero gli altri.

Ma non ebbe nemmeno il tempo di pensarlo che le guardie lo trascinarono all'interno della serra.

«Ci sono i pomodori maturi da raccogliere... Saranno un centinaio.» Asserì una guardia con tono non poi così tanto aggressivo indicando l'orto, «Buon lavoro, alle tre si conclude.»

Steinmetz Pink -idyll- || Taekook & YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora