3. Primo incontro

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18 Gennaio 2016

Il mio ritardo di pochi minuti è assolutamente premeditato. Sono una persona molto puntuale quindi, nel breve tragitto per arrivare a piazza Beccaria, dove abbiamo fissato, mi fermo un paio di volte per non arrivare in orario. Queste ridicole convenzioni mi danno la nausea.

I primi incontri mi rendono nervosa, anche se ne ho avuti tanti e quello con te, detto sinceramente, neanche mi entusiasma. Sblocco l'iphone per guardare l'ora: sono le 19.07, perfetto. Ti vedo da lontano, sei a fianco della tua macchina, con lo sportello aperto e una gamba appoggiata dentro. Gesticoli al telefono con fare disinvolto e sei vestito decisamente troppo leggero: una maglia attillata, un giubbotto di pelle aperto, un cappellino di cotone.

Che disagio, ma quando smette di parlare a telefono? Ti saluto e sorrido, mi fai un cenno.

Perché sono qui?

Chiudi la telefonata in pochi minuti, poi ti giri verso di me e con una sicurezza ostentata sorridi:

"andiamo?"

Camminiamo accanto senza conoscerci, parliamo fingendoci disinvolti e, mentre dici qualcosa a cui non faccio particolare attenzione, noto che le tue ciglia sono lunghe e le tue labbra carnose.

Come gli sta bene quel cappello.

"A proposito dell'altra sera, sai..."

Mi interrompi: "non ti preoccupare"

"So che non mi crederai ma una cosa del genere non mi è mai successa con nessuno" Ridi, ridi come uno che non crede a una parola.

"Te lo assicuro, avevo bevuto tanto"

"Anche io"

Dio, com'è maleducato... non fa che guardare il telefono.

Il nostro primo bacio non è stato un granché, a dire il vero neanche lo ricordo.

Il nostro secondo bacio non riempie certo le pagine dei poeti.

Siamo di fronte alla rosticceria cinese, dove è parcheggiata la tua auto, quella di cui vai tanto fiero. L'odore del fritto scadente vibra su per le mie narici. Non si crea nessun momento magico, non ti avvicini piano alle mie labbra, rubi quel bacio con la stessa prepotenza con cui entri nella mia vita. Eppure, non mi muovo.

Sei un ladro, mi hai rubato la libertà. E io una cieca, perché continuo a cercarla dove non posso trovarla.

Cammino nel buio, ridicola, dimenticandomi di ammettere che dai circoli viziosi non si esce.

Continuo a sperare, masochista, che tu me la restituisca... come se non sapessi che le catene devo reciderle da sola.

Nessuna complicità, nessuna magia, nessun colpo di fulmine. Niente di niente. Però, in fondo, non sono stata male.

I giorni seguenti non ci sentiamo ma, a dire il vero, ho altri pensieri per la testa.

Se potessi tornare indietro nel tempo mi fermerei proprio lì, volteggerei leggera in quella libertà infinita che la mia vita senza di Te mi regalava.

Non so dirti come sono arrivata a questo punto, il mio cuore è carne macinata che straborda dalle fessure delle Tue dita, strette in un pugno.



Toglimi le mani dal cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora