(Ri)trovarsi 2, quando da soli non bastiamo.

Capitolo 33.

Blake POV

Sto correndo da sopra la mia moto solo per arrivare il più in fretta possibile da lui.

Saetto tra le macchine come fossero ostacoli insignificanti mentre il sapore di Rum mischiato al tabacco fuoriesce dal mio naso per diffondersi all'interno del casco, illudendomi della sensazione di avere ancora un briciolo di controllo sul mio corpo.
La verità è che sto mantenendo la padronanza dei miei gesti solo per qualche istante ancora, il tempo necessario ad arrivare al Blue Devil dove non rimarrò a lungo così clemente.

Non quando incontrerò il volto di mio fratello e non vorrò altro che farlo scomparire.

Il telefono dalla tasca dei jeans inizia a vibrare incessantemente, lo ignoro, dando un colpo di frizione seguito da una stoccata di gas per aumentarne la velocità. Nathan mi starà cercando, ne sono certo, come sono convinto del fatto che sto facendo l'unica cosa in mio potere per cercare ancora una volta di tenere Alyssa al di fuori dei miei problemi che, in questo momento, portano il nome di Matthew.

Non so cos'abbia in mente, perché erano nella sua macchina o come l'ha convinta a seguirlo vista la sua iniziale titubanza anche verso me. Non so nulla ma il fatto che sta escogitando qualcosa verso me e coinvolto lei nello stesso momento mi porta a pensare che tutto questo sta facendo parte del suo infido piano, e non si sta fermando neanche di fronte la debolezza momentanea di Alyssa. Credo anzi, che sta facendo leva proprio su questa per portarla a seguirlo nei suoi propositi subdoli.

Spero solo non l'abbia illusa con le sue parole perché, se così fosse, la perderei.

Dopo una dozzina di minuti arrivo davanti al suo lurido locale, non che lo sia al di fuori ma solo io sono consapevole da dove provengono tutti i soldi investiti in questo posto e, onestamente, mi fa schifo pensare che tutto ciò deriva solo da me.

Non mi curo di parcheggiare la moto, appoggiandola al muro che affianca l'ingresso, e con il casco ancora in mano mi affretto ad entrare imbattendomi in un intralcio già previsto: la sicurezza davanti all'entrata principale che già mi conosce.

<<Blake... per favore, conosci le regole>> alza le mani in segno di resa, come a voler specificare che non è stato lui a mettere un divieto sulla mia faccia per non farmi superare neanche la soglia. Quello che però, entrambi sappiamo, è che non sarà questa la serata per rispettare gli ordini del suo capo, e lui non potrà impedirmelo.

<<Thompson, corretto?>> Non ho intenzione di perdere tempo ma non conoscere neanche il nome di questo moccioso mi sta rendendo tutto più difficile.

Un altro squillo proviene dal mio telefono, questa volta un messaggio.

<<Sì>> mi risponde abbassando lo sguardo sul mio petto dove s'intravede appena il respiro accelerato. Questa è solo la più piccola parte del turbinio di agitazione che mi sta, secondo per secondo, inginocchiando al suolo. Lui deve averlo capito perché sospira rumorosamente, prima di contrarre i muscoli delle braccia.

<<Facciamo una cosa Thompson, tu ti fai da parte e in cambio ritornerai a casa tutto intero. Che ne dici?>> Fa una smorfia come se stesse soppesando le conseguenze delle mie parole, non ci vuole molto per autoconvincersi su ciò che deve fare.

<<Ma perderò il lavoro>> frigna spostando il peso da un piede all'altro, in imbarazzo.

<<Non perderai il tuo cazzo di lavoro se fai finta di non vedermi, giusto?>> Annuisce debolmente mentre io sto per perdere la pazienza già stanco di lui.

<<Allora guarda giù>> indico un punto a casaccio all'angolo del marciapiede vuoto che affianca il locale. <<C'è una rissa in corso, dovresti intervenire per non perdere il lavoro.>> Mi invento una cazzata solo per dargli una scusa valida a levarmelo di torno senza che si metta a piagnucolare facendomi esasperare più di quello che già sono. Lui sembra afferrare al volo il concetto, dopo una rapida occhiata all'interno, infatti, inizia a camminare lungo il marciapiede per ignorare la mia presenza e lasciarmi il libero ingresso in totale silenzio.
Ci voleva tanto?