Capitolo10.

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Blake POV.

La puzza di disinfettante e le pareti asettiche di questa stanza d'ospedale mi fanno venire voglia di fumare un'altra sigaretta. Cammino avanti e dietro in questo minuscolo perimetro sentendomi terribilmente soffocare, mentre gli occhi di Travis seguono ogni mio passo.
<<Mi stai mettendo ansia, puoi fermarti?>> Esclama disteso dal lettino dei pazienti.

Sono cinque minuti che siamo chiusi in questo posto di merda e ancora nessuno è venuto a visitarlo. Voglio solo andarmene da qui il prima possibile e se nessuno si farà vivo allora andrò a cercare qualcuno e lo porterò io, con o senza il suo consenso.
Decido di sedermi nell'unico sgabello presente all'interno della camera e guardo l'ora, prima di iniziare a contare mentalmente altri cinque minuti.

Non ho un buon rapporto con questo tipo di ambienti dall'ultima volta che ci sono stato, almeno dieci anni fa. Precisamente mi ricordo di essermi svegliato in un locale molto simile, totalmente bianco, una televisione appesa al centro e una specie di armadietto dove si trovavano alcuni miei indumenti. La prima cosa che ho sentito è stato il rumore del monitor segno vitale attaccato in qualche parte del corpo, non ho neanche avuto il tempo di capire quale di quei fili fosse perché ho iniziato a strapparmi di dosso ogni cosa che non mi apparteneva, facendo scattare qualche tipo di allarme che ha fatto accorrere gli infermieri nel giro di qualche secondo.
Se ci fosse un macchinario del genere dentro questa stanza non esiterei a trovare un modo per farlo suonare, solo per far venire finalmente qui un medico e scomparire dalla circolazione di questo posto.

Altri tre minuti e diciotto secondi.

Mi pento di aver accompagnato Travis con ogni rintocco della mia lancetta immaginaria ma ho sentito la responsabilità di ciò che quel bastardo di Jace ha fatto per colpa mia, soprattutto quando stamattina il taglio alla sua bocca non la smetteva ancora di sanguinare. Non ho avuto altra scelta.
Cerco di deviare i miei pensieri dalla giornata di ieri, soprattutto dal momento in cui la bimba ha sbirciato oltre l'abisso più profondo della mia anima danneggiata. Sono sicuro che lei, come Travis, non si sia trovata casualmente nel vicolo più malfidato del campus ma è stato il biondo ad organizzare la sua presenza.
Stringo e rilasso le mani per cercare di mantenere sotto controllo la pressione che rischia di aumentare velocemente al solo pensiero che Alyssa, sia stata usata per colpire me.
Non ho avuto la forza di dar conferma alle mie supposizioni, non dopo che gli occhi velati dalle lacrime della ragazzina mi stavano pregando di lasciarla andare via dal mio mondo senza interferenze, senza che più nessuno potesse ancora coinvolgerla con la mia vita. Ed è stata la cosa più sensata che ho sentito uscire dalla sua bella bocca da quando l'ho incontrata.

Ancora un minuto e giuro che uscirò a cercare un fottuto infermiere.

Dopo averla vista allontanarsi per l'ultima volta non ho voluto far altro che tornarmene a casa per lavare il sangue secco dalle mani, come un automa ho semplicemente ripetuto quello che faccio ogni volta dopo un incontro. Fisicamente indebolito ma mentalmente ancora incazzato, non ho aspettato altro tempo per chiamare John e inchiodarlo nell'organizzare un combattimento per oggi.
Non ho paura di essere scoperto o di finire in prigione, solo me stesso riesce ad intimorirmi maggiormente in questi giorni. Per questo motivo, come tutti loro sanno, sarò presente solo io stasera e gli studenti di cui, non me ne frega un cazzo.

La porta di plastica finalmente si apre mostrando un uomo in camice bianco di almeno cinquant'anni, precisamente sette secondi dallo scadere del mio timer mentale, procedere con la massima tranquillità verso il lettino.
<<Cazzo ci possono morire in queste barelle prima di vedere qualche faccia venire in aiuto.>> Tiro su il cappuccio della felpa, prima di alzarmi e guardare l'infermiere che mi rivolge un'occhiata minacciosa.
<<Ha qualche problema?>> Domanda sarcastico, abbassando gli occhiali rettangolari verso il basso.
Cristo, spedirei lui e l'intero sistema sanitario d'America in un unico pacchetto destinato al fallimento.
Per sua fortuna oggi non ho tempo da perdere con queste cazzate, così decido di lasciar perdere e appoggiarmi alla parete più distante da quest'idiota costringendomi a tenere la bocca chiusa.

(Ri)trovarsi 2, quando da soli non bastiamo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora