Capitolo 35.

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Blake POV

Il tintinnio delle bottiglie di vetro che sbattono tra di loro mi fa strabuzzare gli occhi, mentre con una mano tasto sopra la testiera del mio letto in cerca dell'interruttore della luce. Non so bene che ora è, da quanto tempo sto dormendo e soprattutto perché accanto al mio cuscino Travis sta dormendo con addosso solo un paio di slip.

<<Ma che cazzo...>> Mi tiro su lentamente, avvertendo nella camera l'odore acre di alcool che mi dà il voltastomaco a quest'ora del giorno e afferro dall'armadio una tuta pulita che infilo dai piedi, rimanendo a petto scoperto.

Do le spalle a Travis mentre esco dalla stanza sbattendo la porta con un tonfo, intravedo nel corridoio una donna di mezz'età intenta a finire di raccogliere alcune lattine rimaste sparpagliate qua e là, canticchiando a bassa voce per non svegliarci.

<<Marina cosa ci fai qui?>> Mi scompiglio i capelli avvicinandomi e solo ora i suoi occhi celesti si posano sulla mia figura con dolcezza.

<<Oh caro, ho cercato di fare piano spero non ti sei svegliato a causa mia>> con i guanti infilati alle mani vuota due posaceneri e li infila nella lavastoviglie.

<<Oggi è domenica, te ne sei dimenticato?>> Con un sorriso trattenuto mi passa accanto spruzzando un profumo spray in giro per la casa, mi guardo intorno confuso.

Marina viene da noi ogni domenica da almeno tre anni a volte per un'ora altre, come questa, si impegna a riordinare la nostra casa fino a farla diventare di nuovo un posto abitabile. Si è affezionata a me e Nathan col tempo, ha imparato a conoscerci senza essere invadente e ha capito come distinguere i nostri stati d'animo in base a come ritrova il nostro appartamento: nei giorni no le aspetta più lavoro rispetto agli altri. E questa di stanotte, è stata senz'altro una serata no.

Dal divano sta penzolando un braccio minuto e una chioma scura, fortunatamente la ragazza indossa una coperta per riparare il suo corpo mezzo svestito in salone. Si muove nel sonno, borbotta qualche parola e ripiomba in uno stato profondo.

Sul tappeto ai suoi piedi invece è rannicchiata un'altra ragazzina bionda e appoggia la testa sopra ad un cuscino scuro che riconosco essere il mio, solo adesso mi accorgo che Travis stava dormendo senza e adesso ne capisco la motivazione.

Che diavolo è successo qui dentro?

Mi dirigo verso l'appendi abiti e sfilo il portafoglio dalla mia giacca di pelle, estraggo una banconota da cinquanta dollari e mi muovo di nuovo verso Marina per allungare la mancia verso il suo viso contrariato.

<<Per scusarci del casino, non è rispettoso farti lavorare in un ambiente del genere. Non so cosa ci sia preso stanotte...>> Confesso imbarazzato della situazione.

Lei non ci ha mai giudicati, non ha mai proferito una parola fuori posto e non si è mai tirata indietro quado avrebbe potuto farlo. Perché c'è differenza tra pulire una casa e farlo quando ci sono dei corpi mezzi nudi dormienti in giro, e dev'essere uno schifo far attenzione a dove mettere i piedi per paura che una bottiglia possa schiantarsi al suolo rompendosi in mille pezzi. Ecco perché, oltre al suo normale stipendio, in queste circostanze ci sentiamo in dovere di offrirle qualcosa in più. Non che ce l'abbia mai chiesto, sia chiaro, ma è una cosa che credo faccia sentire meglio noi.

<<Blake è il mio lavoro. Forse ti dimentichi che ora sto per andare a pulire i bagni di un locale e che questo>> indica le mura dell'appartamento con tranquillità <<è assolutamente uno dei posti più facili da riordinare per me, davvero.>>

Alzo le spalle come se non m'importasse, rimanendo comunque della mia idea.

<<Accettali lo stesso e se ti fa stare meglio, prendili come un ringraziamento per aver svolto un buon lavoro.>> Scuote la testa arresa, sfilandoli finalmente dalle mie mani prima di avvolgersi le spalle dal suo cappotto e dirigersi verso l'ingresso.

(Ri)trovarsi 2, quando da soli non bastiamo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora