Capitolo 40.

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Blake POV

Mi rigiro nel letto caldo mentre le prime luci del mattino filtrano dalle finestre quasi come un promemoria che da qui a poco, sarò costretto ad alzarmi.

Con il corpo ancora rilassato tra le lenzuola che profumano di lei, allungo una mano verso il suo cuscino ma non la sento. Ancora con gli occhi chiusi e le spalle girate aggrotto la fronte sperando di trovarla rannicchiata ad un angolino, riprovo di nuovo a tastare nella sua direzione ma tutto ciò che riesco ad afferrare è il cuscino ancora caldo segno che si è alzata da poco senza aver fatto il benché minimo rumore.

Cazzo, stavo dormendo proprio profondamente.

Mi metto seduto scompigliandomi i capelli, il petto scoperto e la maledettissima voglia di accendermi una sigaretta ancora prima di fare colazione. Dov'è andata?

È la prima volta dopo giorni che mi sveglio senza trovarla al mio fianco con lo sguardo disteso e le esili braccia a circondarmi il busto, mentre è appoggiata proprio nell'incavo del mio collo e il suo respiro mi solletica caldo la pelle. Ero convinto fino a qualche mese fa che non esistesse risveglio peggiore di quello accompagnato dai postumi di una sbornia, quando non hai la più pallida idea di dove ti trovi ma il mal di testa martellante è il promemoria di quello che hai combinato fino a ore prima.

Ma mi sbagliavo, è senza dubbio questo il modo peggiore di svegliarsi.

Un bruciore all'altezza delle braccia mi obbliga a dirigere lo sguardo verso il basso, dei segni rossastri corrono sulla pelle per la lunghezza di qualche centimetro e senza rendermene conto mi ritrovo a sorridere come un deficiente. Sì, la mia bimba è diventata più audace col tempo e di questo non posso che ritenermi soddisfatto.

Anche se, a dirla tutta, accompagnata dalle sue insicurezze mi ha fatto sempre perdere la testa ugualmente. Ma adesso... Beh, è tutta un'altra storia.

Non ci siamo più divisi da quando sono uscito da quel centro, ormai sono passati giorni e non mi sento mai abbastanza sazio di lei, non riusciamo a non gravitarci intorno e finiamo quasi sempre col toglierci i vestiti in salone, sopra il tavolo della cucina, in bagno, a letto e perfino nello stanzino della lavatrice. Purtroppo per me però da domani dovrò riprendere in mano le lezioni per concludere gli ultimi esami e presentare il progetto da esporre alla mia laurea tra soli tre mesi mentre Alyssa deve rimettersi in paro con gli ultimi appelli per non rimanere indietro nel programma.

Cazzo, sarà uno strazio ma la sicurezza di tornarmene da lei, ogni giorno, allevierà un po' questo tormento.

E poi... chi l'ha detto che durante le lezioni non si può staccare la spina?

Mi sono già infiltrato nelle aule delle matricole in passato e sono più che certo di riuscire ancora a farlo, anzi, sarà così senz'altro almeno una dozzina di volte.

Scuoto la testa per liberarmi dalla mente l'immagine di Alyssa seduta all'ultimo banco ignara che di lì a poco non seguirà più la lezione ma si troverà a concentrare le sue energie per restare in silenzio e non farsi sentire da tutti.

Porca troia mi sta davvero fottendo il cervello.

Appoggio i piedi a terra mentre un prurito inizia a solleticarmi il ventre, mi avvolgo un asciugamano intorno alla vita ma questo non riesce a nascondere il segno di una chiara erezione al di sotto. Devo farmi una doccia, una dannatissima doccia fredda.

Un rumore al piano inferiore mi mette però in allerta, drizzo la schiena e scosto la porta lentamente per vedere da dove proviene e mi accorgo che una melodia sta riproducendo a bassissimo volume dalla cucina. Senza aspettare un attimo in più scendo le scale, mi avvicino allo stipite della porta e senza farmi notare mi nascondo dietro l'angolo per vedere cosa sta succedendo. O meglio, cosa sta facendo.

(Ri)trovarsi 2, quando da soli non bastiamo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora