Capitolo 12

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Egon si guardava intorno ancora incredulo. Diversamente da quanto aveva pensato il padre era tutto fottutamente vero, stava realmente per sposare il futuro governatore di Ar-Rawda e la cosa non lo faceva per niente gioire.

Era arrivato ad Ar-Rwad da pochissimi minuti, massimo una ventina, e aveva semplicemente avuto il tempo di cambiarsi e poi era stato trascinato dai servitori nella sala da ballo dove già una quarantina di persone erano arrivate e stavano festeggiando.

-mi dispiace per questa festa immediata- disse Per-Ake, il governatore di Ar-Rawda che era al suo fianco.

-non vi preoccupate- disse Egon con un mezzo sorriso.

-siete stanco per il lungo viaggio e siete stato trascinato a questa festa senza nemmeno saperlo. Credevo che vostro padre vi avesse avvisato- continuò l'uomo mentre Egon si portava il calice di vino alle labbra e sorseggiava a bevanda con calma.

-non è colpa vostra, mio padre doveva avvisarmi che avrei partecipato subito alla mia festa di fidanzamento- no, non era per niente colpa di quell'uomo se suo padre si era dimenticato di riferirgli quel piccolo, che tanto piccolo poi non era, particolare. Per non parlare del fatto che non gli aveva minimamente detto che il matrimonio sarebbe stato celebrato quasi immediatamente. Egon aveva creduto di avere a disposizione qualche mese per poter conoscere il suo futuro marito ma non era così, aveva due settimane e non di più. -quando incontrerò vostro nipote? Se non sono indiscreto-

-dovrebbe arrivare a breve. Sai molti non l'hanno presa bene questa storia del matrimonio e lui si sta preparando ad affrontare le critiche a testa alta- gli rispose Per-Ake con un piccolo sorriso tirato che non piacque per niente a Egon. C'era qualcos'altro sotto, se lo sentiva. -scusami un attimo- e così Egon rimase nuovamente da solo e sospirò.

-allora dicci cosa sai!- Egon guardò confuso l'uomo dai capelli rossi che lo aveva appena affiancato insieme ad altri tre castani che non sembravano per niente avere buone intenzioni.

-cosa so di cosa?- chiese educatamente Egon guardandoli scettico.

-del perché di questo matrimonio! È troppo veloce e poi il nostro governatore ha sempre detto di non volere per il nipote un matrimonio combinato- continuò il rosso facendo sospirare Egon.

-non ne so niente- disse sinceramente il moro facendo tintinnare i suoi gioelli cercando con lo sguardo qualcuno che potesse aiutarlo, ma li non conosceva nessuno e non aveva nessuna speranza di uscirne vivo da quella conversazione.

-oh che disdetta, sai che molti credono che il ragazzino sia rimasto incinta e vuole nascondere la cosa?- questa volta a parlare era stato uno dei tre castani.

-questo è impossibile. Un uomo non può rimanere incinta!- disse Egon che non sapeva se ridere in faccia a quei tizi o scappare a gambe levate da degli sfigati.

-oh solitamente è vero, ma la loro famiglia ha avuto un bel po' di precedenti e non mi stupirebbe la cosa- parlò il primo.

-e ciò potrebbe spiegare anche perché un matrimonio così veloce: nascondere la gravidanza non voluta con un matrimonio di convenienza- continuò il secondo.

-signori- gli uomini si bloccarono di colpo e guardarono quasi con timore il ragazzo castano che gli si era appena parata davanti. aveva un'aura potente che fece leggermente intimorire Egon ma allo stesso tempo il moro si stava chiedendo perché quello del castano appena arrivato gli sembrasse un viso familiare.

-Lawcastal- disse il rosso facendo un leggero inchino con la testa.

-di cosa stavate parlando?- chiese il castano e Egon capì immediatamente che aveva perfettamente sentito i quattro e che quello che avevano detto non gli piaceva per niente.

-niente signor Lawcastal, stavamo semplicemente parlando con il ragazzo- disse sempre il rosso tendendo la testa basta.

-oh mi dispiace avervi interrotti, ma credo che adesso ci parlerò io- e così dicendo con un gesto della mano fece si di rimanere da solo con Egon. -avevo visto un luccichio dorato e mi ero chiesto da dove provenisse, poi ho visto quei gioelli ma non volevo crederci per questo mi sono avvicinato. Non so se è un bene averti qui oppure no- disse il castano osservando attentamente mentre si passava una mano tra i capelli che erano perfettamente al loro posto grazie alla gelatina di pesca.

-ci conosciamo?- chiese Egon che più guardava quel ragazzo più qualcosa gli diceva che lo conosceva ma ancora non riusciva a capire come. Il castano sgranò gli occhi.

-non mi hai riconosciuto?- chiese confuso.

-no, non ho la minima idea di chi tu sia. Ma mi conosci e la cosa mi inquieta-

-eravamo al campo insieme Egon- disse Raymond con un sorrisetto sulle labbra. Egon era l'ultima persona che si era aspettato di vedere come futuro marito di Owe e la cosa creava sentimenti contrastanti dentro di lui. E la cosa più assurda era che Egon non riusciva a riconoscerlo solo perché i suoi stramaledettissimi capelli erano ricoperti di gelatina e perché era vestito per bene. Gli veniva davvero da ridergli in faccia come aveva fatto il primo giorno quando era stato completamente circondato.

-non mi ricordo minimamente- disse sconfitto Egon, voleva un indizio da quel castano per capire chi potesse essere ma sembrava che quest'ultimo non volesse aiutarlo.

-ci credo, avevi occhi solo per un certo biondino- e Raymond sgranò gli occhi quando vide lo sguardo rosso di Egon adombrarsi alle sue parlare.

-e il mio cuore appartiene a lui- disse in un sussurrò Egon -potrei anche stare per sposarmi ma credimi quando ti dico che darei di tutto per avere Owe in questo momento al mio fianco-

-se non sbaglio sei stato tu a lasciarlo- disse Raymond curioso di scoprire cosa stesse passando per la testa del moro.

-si e me ne sono pentito dal giorno stesso. Ho provato a cercarlo ma poi mio padre ha deciso di mantenere fede a una promessa che ignorava da anni e sono finito qui- la voce di Egon si bloccò e Raymond dovette trattenersi per non tirargli un pugno in faccia. Era colpa sua se si era arrivati a quella situazione in fin dei conti. Stava per infierire, perché voleva vederlo soffrire, ma fu bloccato dal silenzio che era calato nella sala da ballo: suo cugino era appena entrato e tutti gli occhi erano puntati su di lui.

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