Twenty-seven: reason, feeling & some "I don't give a fuck".

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"Mi si potrebbe rimproverare
un certo compiacimento nella disillusione;
ma visto che tutti
amano il successo,
bisogna pure che, se non altro per amore di simmetria,
ci sia qualcuno che preferisce la sconfitta."
-Emil Cioran

"-Emil Cioran

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«Un ballo?!» esclamai incredula per la milionesima volta.

Colpii un'altra volta il grosso sacco penzolante davanti a me, prima di aggiungere, in tono sconsolato, un «Che grande idea di merda».

Mi trovavo da circa mezz'ora in palestra con Sarah, alla quale avevo raccontato nei dettagli ciò che avevo scoperto riguardo ad Harry durante il viaggio in auto, e non facevo altro che lamentarmi a voce alta della pessima trovata del mio capo. Non appena ero avevo messo piede sul siedile Sarah aveva anticipato il mio racconto, esordendo nel raccontarmi del ballo che Louis aveva deciso di dare alla sua villa per, a suo dire, inaugurare l'arrivo del campionato; ovviamente tutto ciò mi era stato detto solo dopo un lunghissimo preambolo, durato tutto il tragitto tra l'atrio dell'ospedale ed il parcheggio, studiato da mia cugina nel vano tentativo di addolcire quella pillola amara.
A poco, purtroppo, era servito quell'apparentemente interminabile giro di parole, poiché comunque mi era letteralmente venuto il voltastomaco, e questo non aveva fatto altro che aumentare la mia voglia di prendere a pugni qualcosa, già precedentemente palesata, nonostante le lamentele di Sarah e i suoi rimproveri inerenti al "bisogno fisiologico di dormire", di cui per giunta non m'importava proprio un bel niente.

«Lo sai come è fatto Louis, Maxine» disse mia cugina, alzando gli occhi al cielo per la seccatura.
Dal mio canto continuai a sfogare la mia frustrazione tramite dei colpi secchi e ben mirati, mentre la mora aggiungeva «Deve sempre fare le cose in grande, mettersi in mostra», descrivendo perfettamente l'ego smisurato del mio, anzi del nostro, capo.

«Spocchioso,», un gancio.

«Arrogante,», un montante.

«Stronzo» finii, tirando un forte calcio laterale, immaginando quei due maledetti occhi azzurri stampati sulla pelle ruvida nell'esatto punto in cui indirizzai la traiettoria.

Mi tolsi i guantoni con i denti, e, in preda alla rabbia, li gettai violentemente a terra, sedendomi poi a peso morto sulla panca vicina. Mi sfregai il viso con le mani, forte, forse nello sforzo di togliere dalla mia testa la quantità indescrivibile di pensieri che stava mandando in fumo la mia sanità mentale.
Tra le menzogne di Harry, le idee malsane di Louis e la preoccupazione costante per Jason ero letteralmente sfinita. Il peso di ogni cosa sembrava essermi ricaduto sulle spalle in quel preciso istante, minacciando di farmele cedere completamente. Tutto il mondo sembrava avercela con la sottoscritta, la quale, a dir la verità, in tale baraonda non era nient'altro che una stupida vittima. Vittima dell'egoismo di Harry, vittima della superbia di Louis e, infine, vittima dell'amore sconfinato che nutrivo per Jason, e che inevitabilmente mi portava a pensarlo continuamente, senza un briciolo di tregua.
Credevo di essermi liberata almeno di un peso, nonché la questione Harry, avendo deciso di tagliarlo fuori dalla mia vita per sempre... o almeno fu così finché la voce di mia cugina non fece nuovamente capolino, fendendo l'aria pesante della stanza.

Sins » h.s Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora