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Accovacciata sopra l'immenso letto della sua stanza, Arya si era imbozzolata tra le lenzuola di raso bianco e aveva cominciato a sfogliare il gigantesco volume che Loki le aveva procurato. Al suo interno era scritta tutta la storia degli Elfi Chiari e la ragazza si stupì di scoprire quante cose lei stessa non sapesse del suo popolo. Non c'era da sorprendersi, in realtà: Arya era stata portata via da Alfheim che era appena una bambina e aveva pochissimi ricordi di quel posto. Persino il volto di suo padre Lùthien non era ben definito nei meandri della sua mente e lo rammentava con lineamenti sfocati dal tempo.

Si strinse di più tra le lenzuola sentendo un brivido gelido scenderle giù per la schiena, così sgusciò fuori dalla matassa di raso e aprì il grande guardaroba alla ricerca di una coperta. Con i piedi scalzi e il corpo protetto da una semplice vestaglia di seta verde pastello, Arya tremò dalla testa ai piedi. Era strano, l'inverno era ben lontano e le temperature non scendevano mai così rapidamente ad Asgard, dove l'alternarsi delle stagioni era abbastanza costante. Tornò sul letto e si avvolse di nuovo tra lenzuola e coperte.

Non aveva letto che poche righe quando le porte della stanza si aprirono e Loki entrò senza neanche chiedere il permesso.

Arya gli lanciò un'occhiata truce. «Non si bussa più, adesso?»

Il dio si fermò in mezzo alla stanza e con sguardo critico la osservò spuntare appena dalle coperte. «Che stai facendo?»

Lei tirò fuori una mano e indicò il libro.

«Mi riferivo alle coperte» precisò allora lui.

«Si gela!» esclamò, la voce intrisa di ovvietà. «Per caso i Giganti di Ghiaccio ci stanno invadendo?»

Loki batté lentamente le palpebre, stava cercando di capire se l'elfa stesse scherzando o meno. «Guarda che la temperatura è normalissima.»

Arya si strinse di più le lenzuola addosso. «Impossibile. Forse non lo percepisci per chissà quale motivo... Ma ti assicuro che questa non è una temperatura normale per questo periodo!»

Lui storse la bocca e diede un'occhiata fuori dalle finestre, come aspettandosi di vedere fiocchi di neve scendere dal cielo e imbiancare il terrazzo.

«Perché sei qui, comunque?» gli chiese lei. «Deve essere come minimo un'urgenza irrevocabile, se sei entrato senza annunciarti.»

Un ghigno intriso di malizia decorò il viso del Dio degli Inganni. «C'era il rischio di trovarti in situazioni compromettenti?»

Arya chiuse gli occhi per un istante e respirò profondamente. «Non meriti neanche una risposta.»

«Fandral sarebbe felice di intrattenerti» insisté a pizzicarla Loki.

«Ma la vuoi piantare!» sbottò l'elfa. «Primo: non è vero! Fandral non è minimamente interessato a me. Fa il cascamorto con tutte le ancelle che incontra a palazzo!»

Il dio strinse le spalle e lasciò correre. «E secondo?»

«Secondo: quello che faccio nelle mie stanze non è affar tuo, né di nessun altro.»

Loki arricciò il naso fingendosi in disaccordo. «Dipende da quello che fai» disse poi divertito.

Arya lo guardò sottecchi e scosse la testa con rassegnazione.

«In ogni caso» riprese il dio cominciando a camminare lentamente verso la terrazza, «ho solo interrotto una noiosa lettura sul tuo popolo che, a quanto pare, ti ha abbandonata e dimenticata. Perciò non ho dubbi che il mio arrivo ti abbia salvato da una tediosa serata».

«Una tranquilla serata, vorrai dire» lo corresse lei. «Hai mangiato simpatia e tatto per cena? Non che fossero mai stati il tuo forte, in realtà.»

LOKI - Set me on fireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora