Arya si risvegliò nella sua camera, col cinguettio degli uccelli fuori dalla terrazza e i raggi del sole che inondavano la stanza di luce e calore. L'elfa batté le palpebre un paio di volte prima di guardarsi attorno e scoprire di essere completamente sola. La sua attenzione scivolò subito alle sue braccia e vi posò lo sguardo per capire in che condizioni fossero: era bendata dalla punta delle dita ai gomiti.
Dunque era stata riportata ad Asgard ed era stata curata dalle ustioni. Ora la domanda era: dov'erano tutti?
Scostò le lenzuola e si alzò dal letto; qualcuno – le guaritrici stesse, probabilmente – le avevano messo indosso un abito da camera in seta azzurro pastello, liberandola dagli abiti da battaglia con cui era partita per Jotunheim. Non si preoccupò di cambiarsi e uscì dalla camera alla ricerca di chiunque. Doveva sapere se stessero tutti bene, se Loki era davvero tornato con loro, se Odino nel frattempo si era risvegliato dal Sonno, se Thor era arrabbiato con lei per ciò che provava per il fratello.
Lungo i corridoi non incontrò nessuno, né alla Sala del Trono. A quel punto fu abbastanza sicura di trovare Frigga al capezzale di Odino ancora dormiente, così si diresse verso le stanze dei sovrani.
Stava salendo le ampie scalinate quando sentì qualcuno avvicinarsi.
«Ehi! Orecchie a punta!»
Arya si fermò a metà gradinata e sospirò: di tutte le persone che poteva incrociare per caso, perché Fandral?
«Ciao» disse voltandosi verso il basso.
Il guerriero le sorrise dal fondo della rampa. «Dove te ne vai di bello?»
Lei ignorò la sua domanda. «Dove sono tutti?» gli chiese invece.
Fandral fece un sorrisetto malizioso. «Dovrei bastarti io.»
«Direi di no.»
Lui sollevò gli occhi al cielo, poi con un cenno del capo la invitò a seguirlo. «Ti accompagno dagli altri. Stiamo festeggiando!»
Arya lo guardò sottecchi. «E tu perché girovaghi per i corridoi, invece che tracannare birra?»
Qualcosa non le tornava: non solo Fandral non si sarebbe mai allontanato spontaneamente da brindisi e schiamazzi, ma non credeva neanche che Loki partecipasse a una festa se lei era incosciente a letto per le ferite. E neanche Thor; per quanto potesse essere arrabbiato con lei, era comunque di cattivo gusto. Inoltre, il suo udito fine non percepiva giubilo nei paraggi.
«Non girovago. Stavo venendo da te.»
Lei inarcò un sopracciglio per lo scetticismo. «Da me? Nelle mie stanze?» Troppo strano. «Dov'è Loki?» domandò. Era sicura al cento per cento che il Dio dell'Inganno non avrebbe mai permesso a quel damerino col pizzetto di entrare nella sua camera da solo.
Fandral si accigliò. «Non è importante, ora.»
Arya incrociò le braccia, pentendosi subito di quella mossa audace: un dolore tremendo le si ripercosse dalle mani fin tutto il corpo. Lasciò ricadere le braccia ustionate sui fianchi e cercò di mantenere un certo contegno. «Sì che lo è. Lo è sempre.»
Vide il muscolo mandibolare di Fandral guizzare quando serrò i denti per la rabbia. «Quand'è che capirai che quel ghiacciolo è deleterio per te e per tutta Asgard?!» sbottò.
La ragazza sgranò gli occhi per lo sbigottimento: il guerriero era solito fare battute e lanciare frecciate, ma non arrivava mai al punto di alzare la voce e inveire contro qualcuno.
Fandral cominciò a salire i gradini. «Vuoi sapere dove sono tutti? Vuoi sapere dov'è il tuo amato Loki?»
Arya si costrinse a non indietreggiare e a restare nello scalino in cui si trovava. Tuttavia il guerriero biondo si accorse di averle fatto una certa impressione e, rendendosi conto solo in quel momento del suo singolare modo di fare, si fermò una manciata di gradini sotto e riconquistò un tono meno accusatorio.

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LOKI - Set me on fire
FanfictionArya Lùthiensdottir è un Elfo Chiaro di Alfheim, cresciuta ad Asgard sotto la tutela del sovrano. Non conosce il reale motivo per cui suo padre, re degli elfi, l'ha offerta a Odino. Ufficialmente, lei è un dono di guerra, ma la ragazza sa che c'è de...