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Non dovevano scatenare una guerra, ma non significava che sarebbero partiti impreparati per affrontarne una. Arya aveva rindossato i vestiti da cacciatrice – corsetto e bracciali di cuoio, pantaloni di pelle e stivali, oltre alla fascia di lino e canapa fissata alla vita con la cintura – e si era legata i capelli in una treccia. Quanto a Thor, Lady Sif e i Tre Guerrieri, erano abbigliati come al solito, armati fino ai denti e con la voglia di spaccare qualche osso. Non appena si incontrarono per attraversare il ponte che portava dalla città al Bifrǫst, all'elfa fu chiaro che sarebbero andati incontro a un sacco di guai. Non potevano pretendere una buona accoglienza dai Giganti di Ghiaccio se si presentavano pronti per fare battaglia.

Il piano cominciava già con una falla immensa.

«Bene» disse Thor fermandosi nel Bifrǫst. «Sapete tutti cosa dobbiamo fare.»

Non era una domanda, ma Fandral si sentì comunque in dovere di aprir bocca. «Sì, rischiare la pelle per il fratello ghiacciolo» borbottò.

Arya gli rifilò un'occhiata che avrebbe potuto letteralmente incendiarlo e lui, in tutta risposta, sfoggiò il suo classico sorriso smagliante da conquistatore.

«Non dobbiamo attaccar briga» disse Lady Sif, ritenendo necessario ripristinare un po' di serietà. «Concentrati, Fandral. Non ho intenzione di morire a causa del tuo sarcasmo.»

«Come siamo nervose!»

Heimdall li osservò con i suoi occhi dorati; sapeva benissimo che intenti avevano e sapeva anche che era una pessima idea attuarli. «State rischiando di riaccendere una faida tra popoli ostili.»

«Sempre se non l'ha già fatto Loki» disse Thor. Aveva molto rispetto per il Dio Bianco, era saggio e aveva poteri inimmaginabili per tutti loro. Quando Loki se ne era andato, fu la prima persona a cui chiese di rintracciarlo, ma il Dio dell'Inganno era astuto e sapeva come celarsi agli occhi dorati di Heimdall. «Ancora nulla?» gli chiese comunque.

«Vedrò Loki solo quando lui vorrà che accada. Per chissà quale suo contorto scopo.»

Fandral allargò le braccia e guardò Heimdall con ammirazione. «Ecco! Sono felice di sapere che non sono l'unico a dire quello che pensa!» sorrise. Spostò lo sguardo dal Dio Bianco a quello del Tuono ad Arya. «Perché rivolgete gli occhi saettanti solo verso di me?» domandò a questi ultimi due.

«Sei un idiota.» Hogun parlava poco, ma quando lo faceva era diretto e sincero. Volstagg e Sif scoppiarono a ridere.

Heimdall li ignorò, poi infilò la spada nel Bifrǫst e la usò come chiave per aprire il Ponte dell'Arcobaleno. «Agisci saggiamente, Thor Odinson. Chiediti se il figlio di Laufey vale tanto da mettere a rischio la pace ad Asgard.»

Il Dio del Tuono lo fissò, lo sguardo fermo e fiero. «Loki è figlio di Odino tanto quanto me.» Poi precedé il gruppo nell'attraversare il ponte.

*

«Etciù!» Lo starnuto risuonò intorno a loro e Arya si portò subito una mano davanti alla faccia. «Scusate» disse.

«Addio effetto sorpresa!» Fandral scosse la testa. «Sei davvero una cacciatrice pessima.»

L'elfa si strofinò il naso, già arrossato dal freddo. «Non era in programma alcun effetto sorpresa. Non siamo qui per fare un agguato, ricordi?»

«Be', nemmeno per farci infilzare da stalattiti di ghiaccio per essere stati incauti!»

«Come sei tragico...» borbottò.

«No, bella mia, sono realista!»

«Bella mia?!»

LOKI - Set me on fireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora