Odino venne portato nelle sue stanze e Frigga rimase al suo capezzale, lasciando i figli in balia degli eventi e delle novità. I tre si erano rifugiati nella sala dei banchetti: Arya era seduta a cavallo di una panca, Loki sul davanzale della finestra ad arco e Thor camminava su e giù per la stanza senza sosta. Nessuno disse nulla per quelle che parvero ore.
Con un gomito poggiato sul tavolo e sorreggendosi la testa con una mano, la ragazza guardava alternativamente gli altri due cercando di capire cosa stessero rimuginando i loro cervelli. Thor era evidentemente preoccupato per Odino e per le conseguenze di quel Sonno: Asgard era vulnerabile senza il suo re e tutti ora confidavano nel Dio del Tuono. Per quanto riguardava Loki, il suo viso era una maschera impenetrabile di impassibilità.
«D'accordo» sospirò l'elfa, stufa di restarsene zitta e vogliosa di confrontarsi con gli altri. «Se nessuno di voi ha intenzione di parlare, comincio io.» Non aveva idea di cosa dire, ma qualunque cosa sarebbe stata meglio di quel soffocante silenzio. Era disposta a chiacchierare del meteo, se proprio doveva.
Thor arrestò il suo inquieto passeggiare e incrociò le braccia al petto, mentre Loki le rifilò un'occhiata tagliente come una lama di ghiaccio.
«Di cosa vorresti parlare, esattamente?» chiese il Dio del Tuono.
Arya fece per rispondere, ma Loki la precedette.
«Delle menzogne di tuo padre, per esempio.»
«Nostro padre» lo corresse Thor.
Il Dio dell'Inganno lo guardò con sufficienza. «Che strano, mi sembrava che ci fossi anche tu nella sala del trono. O sbaglio?»
Thor gli si avvicinò con passo pesante, i bicchieri tintinnarono sul tavolo e Arya si assicurò che non cadessero a terra.
«Odino ti ha sempre amato come un figlio. E io come un fratello.» Puntò un indice contro Loki e aggiunse: «Sei un ingrato, non avresti dovuto reagire così!».
«Un ingrato?» ripeté l'altro. Dal tono della sua voce si capì che stava per perdere di nuovo la pazienza. «Lo sai che nella mia vita ho fatto di tutto affinché lui fosse fiero di me e alla fine venivo sempre messo in ombra da te. Qualunque cosa tu facessi, perfino stupida, eri sempre il suo prediletto! Ora mi è chiaro il perché: per quanto tu e lui insistiate a ripeterlo, non crederò mai che mi abbia amato come avrebbe fatto se fossi davvero stato suo figlio!» Serrò le labbra, scosse la testa e ripristinò un minimo di contegno. «Lo hai sentito anche tu, no? Il solo scopo per cui mi ha salvato da neonato era quello di usarmi per raggiungere la pace con Jotunheim.»
«Questo non esclude che ti voglia comunque bene» gli fece notare Thor. «Anzi, proprio per questo aveva cambiato i suoi piani: non voleva dirti la verità e non voleva più sfruttarti per ciò che si era prefissato di fare.»
Arya li guardò discutere rannicchiandosi sopra la panca e stringendosi le gambe al petto. Era inutile, avevano convinzioni diverse e nessuno dei due era disposto ad accettare le ragioni dell'altro. Si passò una mano sugli occhi e sospirò, cercando di estraniarsi e lasciare il loro litigio lontano da lei. Discutevano in maniera sempre più animata, inveendo e accusandosi, rinfacciandosi azioni passate e facendo a gara su chi avesse ricevuto più amore paterno in quegli anni. Non era esattamente quello che sperava la ragazza, quando aveva espresso il desiderio di confrontarsi. Poi le tornarono alla mente le parole di Frigga.
"Ti prego, ti supplico! Non abbandonare i tuoi fratelli. Loro hanno dei caratteri talmente diversi che temo potrebbero dividersi. Tu sei il collante che eviterà che accada."
Arya li guardò: Loki era sceso dal davanzale per affrontare Thor, il quale teneva la mano serrata su Mjolnir. Era sicura che di lì a poco il litigio non sarebbe stato più solo verbale e capì che era il momento di intervenire.
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LOKI - Set me on fire
FanfictionArya Lùthiensdottir è un Elfo Chiaro di Alfheim, cresciuta ad Asgard sotto la tutela del sovrano. Non conosce il reale motivo per cui suo padre, re degli elfi, l'ha offerta a Odino. Ufficialmente, lei è un dono di guerra, ma la ragazza sa che c'è de...