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Loki sedeva sul trono, una pietra fredda e liscia ricoperta di brina congelata e adornata di stalattiti di ghiaccio, dando l'idea che fosse accomodato tra le fauci spalancate di una feroce creatura. Senza muovere un muscolo o dare il minimo segno di sorpresa nel vedere gli asgardiani giungere al suo cospetto, il Dio dell'Inganno seguì i loro movimenti finché non vennero forzati a inginocchiarsi ai suoi piedi. Non rispose alle domande di Thor, tantomeno diede peso alle esclamazioni dei Tre Guerrieri e di Lady Sif e non posò mai lo sguardo su Arya.

Per l'elfa, Loki non era mai stato tanto indecifrabile come in quel momento e più lo fissava insistentemente cercando di incrociare le sue iridi di ghiaccio, più le sembrava di essere evitata.

«Ti avevo detto di mandarli via» disse il dio al gigante con cui avevano parlato gli asgardiani. Gli rifilò un'occhiata così tagliente che Arya quasi si aspettò di vedere l'altro cadere a terra, trafitto da qualche forza magica.

«Il principe di Asgard voleva conferire con voi, Maestà» si giustificò il gigante.

«Loki» lo richiamò per l'ennesima volta Thor, alzandosi dal pavimento freddo. «Che storia è questa?»

Dentro la grotta che doveva essere il palazzo reale di Jotunheim, l'aria era talmente gelida che i respiri degli asgardiani si condensavano in nuvolette di vapore. Persino il Dio del Tuono aveva qualche brivido.

Arya iniziava a temere che presto la fiamma si sarebbe accesa per non farle congelare il sangue nelle vene. Si strinse di più la fascia di lino e canapa addosso e pregò che non succedesse. Non aveva idea di cosa si sarebbe scatenato tra loro e i giganti se avesse cominciato a emettere fuoco dalle mani.

Il Dio dell'Inganno sorrise al fratello. «Perché sei così sorpreso di vedermi qui?»

Thor aggrottò le sopracciglia. «C'è da chiederlo?» rispose. «Questo posto non è casa tua. Torna ad Asgard con noi, Loki, e lascia questo freddo pianeta.»

«Questo freddo pianeta è casa mia.» Allargò le braccia e ghignò. «Tutto questo mi appartiene di diritto. Qui io sono il re e voi...» Si interruppe guardando uno a uno gli asgardiani a esclusione di Arya. «Voi siete ospiti indesiderati.»

Thor non demorse. «Dov'è Laufey?»

«Passato a miglior vita.»

«Con il tuo aiuto, immagino.»

«Ovviamente.»

Arya sussultò, un brivido di terrore – o forse delusione – si aggiunse a quelli di freddo. «N-non sei obbligato a r-restare qui, Loki» gli disse battendo i denti. «S-sei ancora in tempo a tornare con noi.»

Il Dio dell'Inganno la degnò di un'occhiata talmente fugace che l'elfa pensò di averla solo immaginata, poi sospirò – senza produrre il minimo vapore – e si rivolse ancora al fratello.

«Perché l'hai portata?» chiese, il disinteresse che voleva ostentare era incrinato da un velo di rabbia.

Arya fece un profondo respiro che le ghiacciò i polmoni, ma le servì per riprendere la padronanza di sé. Si alzò in piedi ergendosi affianco a Thor e disse: «Perché non mi guardi negli occhi e lo chiedi direttamente a me?». Alle sue spalle, sentì il fruscio delle vesti dei Tre Guerrieri e Lady Sif che abbandonavano a loro volta la posizione genuflessa.

Loki li osservò sottecchi, poi finalmente si decise a guardare la giovane elfa. «Sei una sciocca. Morirai, se resterai qui.» Non ghignò, non si arrabbiò, non si rattristò. Era una maschera di impassibilità.

«Sono una sciocca a volere che tu torni a casa con noi? Con me?» Ricacciò indietro lacrime di collera e disperazione, non perché non volesse mostrare una fragilità, ma perché era certa che le si sarebbero congelate appena affiorate sulle palpebre.

LOKI - Set me on fireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora