Testa bassa, fingi amnesia, prega che non usino la culla di Giuda a palazzo

100 11 1
                                    

Daryan non riusciva a capire cosa ci trovasse nel tizio che dormiva della grossa sul divano del suo ufficio con i capelli scompigliati, la bava che gli colava sulla guancia, e i vestiti completamente spiegazzati.

Tizio che, ricordiamolo, lo aveva baciato, gli aveva vomitato sulle scarpe, e poi era svenuto a corpo morto addosso a lui borbottando segreti di cucina.

A rigor di logica, al momento Daryan sarebbe dovuto essere quantomeno irritato dalla sua presenza, offeso dall'essere stato lasciato in bianco, se non addirittura disgustato pensando al vomito sulle sue scarpe.

Eppure non riusciva a smettere di fissarlo, e il lavoro che doveva fare era praticamente dimenticato.

...anche perché, visto il russare del cuoco, concentrarsi era davvero difficile.

Era la persona più peculiare che Daryan avesse mai conosciuto. Pieno di segreti, ma estremamente aperto sui propri sentimenti. Aveva un sorriso contagioso, entusiasmo da vendere, ed era chiaramente una brava persona che ci sapeva molto fare con gli altri. Forse un po' troppo informale, ma non appariva irrispettoso, solo amichevole.

La sua cucina era ottima, ma non era la parte migliore di lui, anche se era quella che più spiccava.

No, a Daryan, di Leo, piaceva il suo carattere, la sua personalità, il suo entusiasmo e quanto sembrasse tenere agli altri, anche a chi aveva appena conosciuto.

Era una persona davvero buona, e autentica, di quelle che raramente si trovano in giro, soprattutto nell'ambiente nobile.

Daryan aveva cercato in tutti i modi di trattenere i propri sentimenti, negandoli anche a sé stesso, per evitare di trascinare una persona tanto speciale nel marasma della vita di corte. Non voleva renderlo soggetto di gossip, né tra i nobili, né tra la servitù. Pensava che gli sarebbe bastato averlo come cuoco per sempre, e farsi imboccare di pizza ogni tanto in modo molto platonico... circa.

Ma ora che aveva avuto un assaggio... non poteva proprio più mentire, né a se stesso, né a Leo.

Quindi aspettava che si svegliasse per parlargli, a cuore aperto, circa quello che era accaduto il giorno prima.

Sempre che Leo se lo ricordasse.

...se lo ricordava, vero?

Beh, anche se non ricordava, Daryan aveva intenzione di parlargli.

Pensate, sarebbe stato così semplice.

Daryan parlava a Leo, chiarivano un sacco di punti, tutti vissero felici e contenti.

Purtroppo, prima che Leo potesse svegliarsi, Chevel bussò alla porta dell'ufficio del principe, che uscì per parlare con lui, lasciando un addormentato Leo sul divano, e con lui tutte le nostre speranze che i problemi si risolvessero in questo capitolo.

Ehhh, volevi!

L'alcol funzionava con Leo in maniera piuttosto peculiare.

Si sbronzava con una facilità disarmante, diventando completamente senza filtri.

Vomitava, sveniva, e aveva effetti piuttosto devastanti mentre era ubriaco, e al risveglio.

Ma una volta sveglio, lo smaltiva con una facilità inaspettata. E ricordava sempre tutto quello che gli succedeva, anche se ci metteva un attimo a mettere ordine nella sua testa.

Quella mattina, la luce che filtrava dalla finestra lo svegliò con suo sommo fastidio, e iniziò a mugugnare infastidito e agitare la mano davanti al viso per combattere fisicamente il sole.

Che Laasya avesse già deciso di puntarlo e ucciderlo?

Perché Laasya avrebbe voluto ucciderlo?

Leo iniziò a ricapitolare gli eventi della sera precedente, cercando di capire dove fosse, cosa stesse succedendo, e cosa fosse successo.

Rainbow CookiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora