Per le prime settimane gestire la sua assenza non fu per niente facile.
Dieter non lo sopportavo, ma fu grazie a lui che imparai a parlare goffamente il tedesco.
Il compito che Landa gli aveva affidato era quello di assicurarsi che non saltassi mai il lavoro.
Mi portava nel locale tutte le mattine puntualissimo, poi rimaneva nei paraggi fino alla fine del turno.
Il mio titolare non era sgarbato, anzi mi trattava come se fossi sua figlia.
Ero molto goffa nel servire le ordinazioni e per niente veloce.
Nessuno pretendeva qualcosa da me, mi conoscevano come il vanto del colonnello.
Mi rispettavano tutti tranne il Maggiore Hellstrom, non capii mai il perché della sua ostilità nei miei confronti.
Vi erano dei giorni in cui mi sentivo completamente svuotata.
Soprattutto la sera quando tornavo nella mia stanza da sola, tutto mi ricordava lui.
Conservai la bottiglia che aveva aperto per brindare la sera prima della sua partenza.
Ne bevevo sempre qualche goccio di nascosto prima di andare a dormire.
Hans, dove sei? Perché mi hai abbandonata.
Il pensiero mi tormentava.
Avevo bisogno di sentire che stava bene o anche solo la sua voce, purtroppo l'unico che probabilmente poteva darmi sue notizie era l'odiato Maggiore della Gestapo.
Una mattina decisi quindi di approfittare del tragitto per andare al café, per chiedergli di lui.
L'ufficiale era seduto di fianco a me nel sedile posteriore, mentre un soldato di leva ci faceva da autista.
Volsi lo sguardo verso di lui, poi dall'indecisione lo riabbassavo.
Il suo comportamento era sgarbato e imprevedibile.
"Ti ascolto!" Disse, notando il mio evidente disagio.
"Beh..mi chiedevo..se avevi notizie di Hans?" dissi esitante.
Il Maggiore si voltò guardandomi dritta negli occhi.
"È proprio vero che a voi cagne, quando vi si dà l'osso non lo mollate più!" mi rispose divertito.
"Per favore" gli chiesi con voce tremante a capo chino.
"Per quanto possa essere appassionante il tuo attaccamento a un uomo che ti maltratta, mi sento di darti un consiglio ragazzina"
Mi disse trattenendo il ghigno.
"Non affezionartici"
L'auto si fermò arrivata a destinazione, il soldato semplice mi aprí lo sportello.
"Volevo solo sapere se.." dissi trattenendomi seduta.
"Non é di lui che ti dovresti preoccupare, Caterina".
E aveva ragione.
Hans é l'antagonista di questa storia. É folle e crudele.
E allora perché mi importava così tanto di lui?
Se lo uccidessero sarebbe un passo in avanti verso la pace.
Eppure la sua lontananza mi stava rodendo l'anima.
Entrai in silenzio.
La clientela era rara di prima mattina, né approfittai per dare una spolverata qua e là con lo straccio.
Ero così assorta nei miei pensieri che non mi accorsi di un ufficiale che si era accomodato di fronte a me, appoggiando il cappello.
"Maledizione!" dissi mentre cercavo si afferrare un bicchiere che si era incastrato sul fondo di uno scaffale.
"Ehm" disse l'uomo per richiamarmi all'attenzione.
Mi alzai di scatto dalla sorpresa, sbattendo la testa contro il mobile.
Gemetti.
Pronto, scavalcó il bancone per venire in mio soccorso.
"Ti sei fatta male?" Disse crucciato per avermi spaventata.
"N-no sto bene" cercando di riprendere compostezza.
Prontamente prese un fazzoletto inumidito e me lo appoggiò fresco sulla testa.
"Ma no davvero non si doveva disturbare.." la mia visione stava tornando ad essere nitida.
Quel volto non mi era nuovo.
Quegli occhi blu così dolci e confortanti.
"Mi sarei aspettato di rivederla con quel vestito da sera, ma anche così sta molto bene, mademoiselle!" disse giocoso, mentre mi aiutava ad alzarmi.
Gli sorrisi imbarazzata.
Non mi sarei mai aspettata di incontrarlo di nuovo, dopo quella volta.
Cercai di trattenere la mia felicità, sembrava un raggio di sole in una giornata grigia.
"Mi vorrei presentare, io sono Archibald Ziegler, ma puoi chiamarmi Archie" disse facendo il saluto nazista come se si stesse presentando ad un colonnello, ridicolizzando il momento forse per celare la tensione.
"Oh es is mir ein vergnügen, Archie" dissi scimmiottando gli insegnamenti di Hellstrom.
"Io sono Caterina Altieri" mi accorsi di avergli tenuto la mano per tutta la presentazione.
La tolsi velocemente dall'imbarazzo, rimettendomi dall'altro capo del bancone.
"Allora..cosa le porto?" Chiesi cercando di riprendere la serietà.
"Un bicchierino di Whisky, per favore" disse sedendosi sullo sgabello.
"Subito" dissi dandogli le spalle.
Il bancone era pieno di bottiglie, era come cercare un ago in un pagliaio.
"Caterina..non sei di queste parti, vero?" Mi domandó, riconoscendo la mia difficoltà nel parlare.
"Sono italiana" risposi indaffarata con due bottiglie in mano, domandandomi quale potrebbe essere la migliore.
"Oh e come mai sei venuta fino a Parigi, nel bel mezzo del conflitto?" Mi chiese cercando di non sembrare intimidatorio.
Versai il whisky nel bicchiere, pensierosa.
Non potevo di certo menzionare il fatto che non ho agito di mia volontà.
"Il mio fidanzato..é dovuto venire qua per lavoro.." cercando di essere più pacata possibile.
L'uomo notò l'anello di Hans, mentre richiudevo la bottiglia.
"Mi devi perdonare, mademoiselle! Non sapevo fosse impegnata" disse sconfortato.
Fece per allontanarsi con il bicchiere in mano.
Il mio corpo agí da solo, cercando di acchiappare quell'idea dell'amore romantico che avevo tentato a lungo di sopprimere.
"La prego, rimanga qui..sono solo chiacchiere innocenti" dissi appoggiando la mia mano sopra la sua.
Siamo solo due sconosciuti che stanno parlando in un café.
Mi ripetei fra me e me, che c'é di sbagliato.
L'uomo si fermò, forse vide nei miei gesti una richiesta d'aiuto sommessa.
"Beh, mi racconti del suo fidanzato, allora che tipo é?"
sorseggiando avidamente il distillato.
Potevo vederlo dai suoi occhi che la notizia del mio impegno, l'aveva scosso.
"È il colonnello delle Schutzstaffel, Hans Landa.." lo dissi con vergogna, pur sapendo che l'ufficiale davanti a me avrebbe avuto più di un motivo per elogiarlo.
"Il cacciatore di Ebrei" disse pensieroso, fissando l'ultimo goccio di whisky sul fondo del bicchiere.
Il suo atteggiamento mi colpì.
Mi aspettavo di sentire i soliti elogi e apprezzamenti per le gesta del colonnello, insomma di questi tempi era davvero famoso.
"Lo conosce?" Chiesi cercando di tenere viva la conversazione.
"Ne ho sentito parlare, non sapevo che un uomo così spietato fosse capace di amare" disse malinconico.
Non lo é infatti.
Sentivo che questa conversazione, non avrebbe portato a nulla.
"E dove si trova in questo momento ?" Mi chiese coinvolto più del dovuto.
Stavo per rispondergli quando un gruppo di soldati entrarono allegri, accomodandosi ai tavoli in compagnia di due giovani ragazze francesi.
"Mi devi scusare" dissi prendendo il taccuino di fianco alla cassa.
Riuscivo a carpire i loro discorsi in lontananza dal tanto che erano euforici.
"Uno scalpo, come gli indiani!" Disse uno di loro spaventato, toccandosi la testa.
Facevo i passi lenti, come per volere ascoltare.
"Quei bastardi tagliano via un pezzo di pelle grosso come il palmo di una mano dal cranio, hanno già beccato tre dei nostri!"
Disse il compagno impaurito.
"Hanno trovato uno delle S.S con la testa sfracellata, ieri sera.
Si dice usino una mazza da baseball!"
Rimasi impietrita.
Non riuscivo a respirare.
"Ah noi prendiamo quattro-
Mortificata uscii dal locale per prendere una boccata d'aria.
Sentivo la voce dell'ufficiale che li ammoniva per la loro, mancanza di buon senso.
Dalla foga ero uscita senza cappotto.
Avevo la pelle d'oca mentre fissavo un punto fisso del marciapiedi.
Archi senza dire una parola, mi mise il suo cappotto sulle spalle.
"Hai una sigaretta?" Chiesi turbata.
L'uomo prese il portasigarette dalla sua uniforme e me ne diede una, avevo le mani che tremavano dallo sconforto mentre me la misi in bocca.
Prese l'accendino e me l'accese.
"Grazie" dissi con gli occhi lucidi.
"Sa Hans non vuole che fumi" dissi cercando di nascondere i singhiozzi con le risa.
"Vorrei fare qualcosa di più per lei, invece che offrirle del tabacco!" Disse avventato.
Forse impietosito dal mio malessere.
Ci guardammo intensamente negli occhi.
Volevo raccontarti ogni cosa.
Ma non trovavo le parole.
"Ziegler, dobbiamo andare!" Disse un uomo su una volante.
L'ufficiale sbuffó, gettando il mozzicone dentro un tombino.
"Non pensare a quello che hai sentito là dentro, sono solo chiacchiere dopotutto" mi disse abbracciandomi teneramente.
"È stato un piacere" mi disse mentre si allontanava frettolosamente.
Archi salì in macchina con gli altri soldati.
Erano solo chiacchiere anche le nostre Archibald?
Pensai a quell'incontro per tutto il pomeriggio.—————————-
"AU REVOIR, SHOSHANNA!"
Disse il colonnello rinunciando a sparare all'ebrea in fuga.
La casa dei LaPadite era completamente distrutta, dopo che i nazisti avevano deciso di giustiziare i semiti che si erano nascosti nelle fondamenta.
"Colonnello, cosa facciamo con la famiglia LaPadite?" Disse Il soldato semplice Hermann.
Hans si volse per vedere lo scenario di devastazione che aveva ordinato di creare.
"Niente, Hermann!" Disse soddisfatto dandogli una pacca sulla schiena.
"Direi che qui abbiamo fatto abbastanza, la ringrazio per l'ospitalità e la piacevole chiacchierata" Disse Hans dirigendosi verso la Volkswagen.
Perrier LaPadite e le sue figlie erano stretti a loro , funerei.
Hermann aprì la portiera posteriore per accogliere l'S.S."Direi che possiamo tornare a Parigi, la mia troietta mi aspetta"
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Mein
FanfictionHans Landa, sociopatico Colonnello delle S.S trova la pace seviziando un'inguaribile romantica.