Il giorno successivo mi svegliai confusa.
La pancia mi brontolava, e avevo delle forti fitte allo stomaco.
Attribuii tutto alla fame, dato l'accaduto della notte precedente non ho avuto tempo di mangiare nulla una volta rientrata.
"L'accaduto della notte precedente?" Rabbrividii, voltandomi di scatto per cercare il mio seviziatore.
Hans non c'era.
Rimasi un secondo immobile, poi feci un grandissimo respiro di sollievo.
Ero ancora scioccata e avevo bisogno di rimettere insieme i pezzi della mia vita che lui aveva strappato come coriandoli.
Mi alzai lentamente dirigendomi verso il bagno; intravidi il mio viso sciupato davanti allo specchio.
I capelli scompigliati, gli occhi gonfi per le troppe lacrime.
Era da mesi ormai che non mi riconoscevo più.
Ricordo ancora quando vivevo in Italia, senza preoccupazioni. Servita e riverita tutti i giorni, non avrei mai pensato di rimpiangere quei momenti che tanto reputavo noiosi.
Ripensavo malinconica alla mia famiglia, per quanto disdicevole è stato il loro gesto, di "vendermi come bottino di guerra" a quest'uomo, non potevo negare la mancanza che sentivo.
Chissà la mia vita come sarebbe stata se abitassi ancora con loro.
Mi feci una doccia veloce, e una volta asciugati i capelli e sistemata un pochino con il trucco; mi accorsi di essere in un mostruoso ritardo.
La cosa strana è che non mi era consentito farlo, perchè Dieter mi era sempre alle calcagna.
Solo se si trattavano di pochi minuti, lui era il primo a bussare ripetutamente alla mia porta per farmi sbrigare.
Che sta succedendo? Perchè nessuno è venuto ad avvisarmi?
Forse è una prova pensai, adesso che Hans è tornato forse vogliono che gli dimostri di essere diventata responsabile.
Uscii di corsa dal Residence.
L'auto che solitamente mi portava nel luogo di lavoro non c'era, decisi quindi di avventurarmi a piedi.
Il locale non era molto lontano, avrei potuto raggiungerlo facilmente ogni mattina;
Solo che Hans mi aveva messo a disposizione questa comodità e non ho mai voluto rinunciarci.
In fondo per quanto riguardava l'apparenza, non mi ha mai trattata male, si è sempre comportato da cavaliere.
Girato l'angolo intravidi il locale circondato da tre Volkswagen Nere.
Una di quelle la riconobbi subito, visto che ci salivo sopra ogni mattina.
Arrivata alla soglia, iniziò a salirmi una certa inquietudine.
La porta era spalancata e piena di buchi.
Le finestre erano rotte, sembrava esserci stata una sparatoria o qualcosa di simile.
Inghiottii la saliva, per farmi coraggio e feci un passo all'interno.
La scena che vidi era raccapricciante.
Dieter se ne stava di spalle, mentre parlava con altri della Gestapo, intorno a lui i tavoli erano capovolti , i bicchieri di vetro erano sparsi per tutto il pavimento.
Il tutto decorato con il colore rosso che scendeva dalle pareti e tappezzava tutto il pavimento.
Iniziai a sentire un forte odore di morte.
Un ufficiale si accorse del mio arrivo, indicandomi, mentre cercavo di appoggiarmi allo stipite della porta per non cadere dal forte senso di nausea.
Hellstrom venne verso di me, senza dire una parola.
"C-che sta suc-cedendo?" arrancai affannosamente.
L'uomo mi prese sgarbatamente per il braccio e mi trascinò dentro.
Chiusi gli occhi per non vedere i corpi sul pavimento.
Gli altri presenti si allontanarono giusto in tempo, per evitare la mia persona, prima di essere scaraventata ai piedi del bancone.
"Adesso, mi dici esattamente che cazzo è successo qua dentro!?" Urlò.
Il mio corpo sfiorò inavvertitamente uno dei malcapitati, appoggiai le mani come per sollevarmi;
centrando in pieno una poccia di sangue che fuoriusciva dalla testa di un uomo sulla trentina.
"N-n-non lo s-" dissi a fatica mentre i miei occhi non riuscivano a distogliere lo sguardo da quell'uomo.
Mi avvicinai a fatica, volevo sbagliarmi a tutti i costi.
Purtroppo non fu così. Quel viso mi era fin troppo caro.
"Arch-" non feci in tempo a pronunciare le ultime parole che diedi di stomaco.
Ero così scioccata che non riuscii a parlare o ad alzarmi.
Dieter girò il corpo calciandolo, io volsi subito il viso dall'altra parte.
Mi sentivo morire.
"Lo conosci non è così, questo stronzo britannico?!"mi domandò.
Non risposi.
Hellstrom più feroce che mai mi prese per i capelli puntandomi la pistola sul coppino.
"Rispondimi."
"N-no, perfavore! N-non so nulla!" dissi mortificata e spaventata a morte.
Un soldato si avvicinò con in mano la giacca che Archi aveva dimenticato quella notte.
Rabbrividii.
"Conterò fino a tre lurida troia!Se ancora non mi rispondi, ti farò saltare questa tua bellissima testolina!"
Avevo la pressione a mille.
Non riuscivo a rimanere cosciente ero troppo scossa per aver visto il corpo di Archie. Il pensiero di non poter mai più sentire la sua voce mi dilaniava.
"Eins!"
Ero distrutta e rassegnata.
Per quale motivo continuo disperatamente ad aggrapparmi a questa vita?
"Zwei!"
Gli uomini mi fissavano in silenzio, non riuscivo ad intravedere nessun segno di incertezza.
Erano occhi che avevano già assistito a tante esecuzioni.
Non sarebbe stato nulla di nuovo.
Un colpo di pistola e questa sofferenza sarebbe finita per sempre.
Chiusi gli occhi pronta a morire.
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Mein
FanfictionHans Landa, sociopatico Colonnello delle S.S trova la pace seviziando un'inguaribile romantica.