X. Scacco al Re

560 15 1
                                    

"Ti amo" forse è stato prematuro da parte mia.
Io non posso esserne così sicura.
Hans mi aveva intossicato l'esistenza.
Era un veleno per me, non di quelli che ti uccidono all'istante, ma una perpetua agonia;
Nella mia mente rimangono marchiati i suoi piccoli gesti, quelle eccezioni che di tanto in tanto esterna in mezzo a tanta disumanità.
Farei di tutto per potergliene strappare altri.
E se i segni che mi aveva lasciato sul corpo erano la prova del suo amore?
Se fosse un suo intimo modo per proteggermi da futili "avventure"?
Dev'essere così.
Si sa il cuore a volte gioca brutti scherzi, mi sono sempre sentita intrappolata.
Ho sempre pensato ad Hans come un malvivente, come qualcosa che minasse il mio futuro e la mia vita; non ho mai provato a mettere in gioco i miei sentimenti.
Ho paura.
Ammettere che non desidero altro che stare con lui,
non significherebbe tradire la mia patria e la mia morale?
E se fosse lui stesso, lo scopo della mia vita;
Se come mi ha sempre detto siamo semplicemente fatti per stare l'uno con l'altra.
E il suo modo così severo e imponente, non è quello che una personalità fragile e insicura come la mia ha bisogno?
Feci un grosso respiro, pronta ad uscire dalla stanza; quando mi trovai di fronte il Maggiore che brusco mi impedì di uscire.
"Che stai facendo? Hans mi sta aspettando.." dissi inquieta, indietreggiando.
Hellstrom non aprì bocca, si limitò semplicemente ad alzarmi l'abito con fare reciso e improvviso.
Lo guardai imbarazzata cercando inutilmente di coprire i segni delle cinghiate.
Il Maggiore rimase interdetto fissando le mie ferite.
"Quell'uomo ha completamente perso la ragione" disse con risentimento.
Mi ricalai l'abito con decisione, cercando di risistemarmi più in fretta che potevo.
Devo essere bella per Hans pensai morbosamente.
"Non dovrebbe parlare in questo modo di un suo superiore" dissi accennando un sorriso nervoso.
"Nemmeno una prostituta si meriterebbe tali angherie" disse guardandomi fisso negli occhi.
"Tu, non puoi comprendere l'amore che ci lega! E adesso lasciami andare" dissi innervosendomi più del dovuto.
"Ti sbagli ragazzina, quell'uomo sta abusando di te da quando ti ha incontrata!" asserì apprensivo come non l'è stato mai.
"C-che ti succede? Per quale motivo ti comporti così adesso!?" gli occhi mi si bagnarono di nuovo dallo sconforto.
Dieter rimase in silenzio.
Con coraggio tornai sui miei passi ignorandolo.
Hellstrom mi afferrò il braccio:

"Landa è un traditore, non è la persona che pensi che sia"

Mi mollò il braccio.
Iniziai a respirare affannosamente.

"P-perchè lo stai dicendo a me? io non sono nessuno.."

"Ha ucciso..un suo connazionale a sangue freddo.." proseguì
Dieter, come volendosi liberare da un grosso senso di colpa che lo tormentava.

"S-smettila perfavore, non lo voglio sapere!" scossi la testa prima di fare un altro passo.

"Ha ucciso Archibald"

Corsi velocemente fuori dalla stanza, la balconata era piena di persone influenti, cercai di non incrociare i loro sguardi per non farmi vedere turbata.
Era sicuramente una bugia.
Tutti gli invitati alla première si stavano godendo estasiati i calici di champagne che i servitori distribuivano.
Le croci uncinate  tappezzavano ogni parete.
Mi aggrappai alla ringhiera della scalinata, mi mancava l'aria.
Era sicuramente una bugia,
ma perchè a che scopo? perchè avrebbe dovuto mentirmi su una cosa del genere.
Iniziavo a sentirmi completamente fuori posto.
La vista si era offuscata e non riuscivo più a distinguere i tratti somatici delle persone.
Cercai di concentrarmi su un punto fisso per riprendermi.
Mi balzò all'occhio una locandina;
Sfoggiava un soldato fiero della Wehrmacht che imbracciava un grosso fucile.
"Stolz der Nation"
"Orgoglio della Nazione"
Fu in quel momento che ripensai alle parole di Claire, a ciò che mi aveva detto prima di morire.
"Non potrai vivere nella tua scatola di cristallo per sempre"
Una grossa e pomposa risata, mi fece rinsavire.
Quella voce.
Mi affacciai Hans se la stava spassando con una bellissima e raffinata signorina.
L'uomo che aveva ucciso Claire, cosa avrebbe potuto impedirgli di uccidere anche Archi?
Rimasi in disparte, non volevo interferire; mi sentivo un'illusa.
Era evidente, che non ero nulla di speciale per lui.
Sentii una profonda gelosia pervadermi.
Prima ero sconvolta per la confessione del Maggiore e adesso il mio unico pensiero era che il colonnello stava corteggiando una donna molto più desiderabile di me.
Sfilai un bicchiere dal vassoio di un cameriere.
Lo bevvi tutto d'un sorso, per colorirmi un poco le guance, dandomi così la giusta spinta per avvicinarmi.
"Prendete posto, il film sta per cominciare!" esortò un giovane addetto.
Le persone iniziarono ad affrettarsi verso i rispettivi ingressi, accodandosi;
Cercai di farmi largo tra la ressa senza sembrare indiscreta.
Maledicevo la mia altezza in queste situazioni, non riuscivo nemmeno a capire se la direzione era quella giusta.
In quel momento  andai a sbattere goffamente sulla giacca bianca di un'attraente invitato.
"Mi perdoni" dissi cercando di intravedere dove Hans e quella donna si stavano dirigendo.
L'uomo mi fece cenno di non preoccuparmi, sembrava lui stesso parecchio irrequieto.
Questa circostanza mi stava uccidendo.
Perchè si erano allontanati solo loro due?
Mi feci coraggio e provai ad estrapolare qualche informazione a quest'uomo, mi sembrava un persona affabile dopotutto.
"Wer ist die Kleine?" (chi è la ragazza?) domandai con voce tremante.
L'uomo mi guardò inibito.
Rimasi a disagio, probabilmente il mio tedesco non era ancora molto buono.
"Prego, signori accomodatevi in sala" ci sorprese un altro incaricato.
"Sto aspettando una persona" innervosita.
"Grazie" rispose l'uomo di fronte a me come per congedarlo.
Non riuscivo a credere alle mie orecchie.
Stupita e gioiosa per aver sentito una parola italiana dopo tanto tempo:
"Lei è italiano!" dissi speranzosa di poter finalmente chiedere ogni dettaglio con facilità.
"S-si" disse incerto.
Forse un signore del suo calibro, avrebbe potuto aiutarmi a rimpatriare.
Potrei finalmente andarmene da questa assurda "prigionia".
E Hans, come farei senza di lui.
Potrei non rivederlo mai più.
Ma che mi importa? A lui non interesso affatto, sennò non si sarebbe chiuso con un'altra in uno stanzino.
"La prego mi aiuti, sono una prigioniera mi faccia uscire dal paese!"
L'uomo continuava a guardarmi preoccupato, senza dire una parola.
Forse non si fidava o aveva bisogno di qualcosa in cambio.
"Ecco tenga" dissi sfilandomi l'anello di fidanzamento dal dito.
Gli presi la mano per depositargli il pegno, quando due agenti iniziarono a braccarlo con violenza.
Il gioiello cadde sul pavimento.
"Che state facendo?! Lasciatelo andare!" urlai sconvolta.
L'uomo continuava ad imprecare in una lingua sconosciuta e a dimenarsi, finchè non gli misero un cappuccio nero sulla testa.
Dieter mi prese alle spalle come per tranquillizzarmi, mentre gli addetti alla sicurezza iniziarono a perquisire lo sfortunato.
Sollevato il pantalone mi accorsi dell'esplosivo che ingegnosamente nascondeva al di sotto dei polpacci.
"Oh mio dio, che significa!?" urlai incredula.
Hans uscì dalla stanza sistemandosi i capelli, mentre l'uomo veniva allontanato dall'atrio.
"Fräulein, ecco dov'eri finita!" disse Hans avvicinandosi amorevolmente.
Ero così indignata che gli sputai in pieno viso.
Hans chiuse per un'istante gli occhi, poi sorridendomi prese il fazzoletto che teneva dal taschino per pulirsi il viso.

MeinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora