II. Quando la Volpe arriva all'Uva

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Passarano tre mesi da quel terribile giorno.
In famiglia avevamo deciso di rendere il nome di Claire un tabù.
"Ha avuto quello che meritava" questa fu l'unica esclamazione che mio padre ci disse.
Mentre dell'episodio con il colonnello non ebbi la forza per raccontarlo.
Non pensavo di essermi sbarazzata di Hans Landa, sapeva dove abitavo. Lui sapeva tutto. Era furbo e scaltro come una volpe.
Tutte le sere mi capitava di pensare alle sue parole.
"Tu mi desideri"
Era così? Mi domandai.
Ovvio che no. Non riesco a capire per quale motivo mettevo in dubbio l'odio che provavo per lui.
Dovevo zittire la voce che nella notte mi rimbombava nelle orecchie.
Così passavo il tempo leggendo romanzi d'amore. Sognando che un giorno avrei trovato anche io qualcuno d'amare.
Un amore sincero.
La mia famiglia era benestante.
Mio padre era amico dei più alti membri del partito nazionalsocialista.
Non mi era mai importato delle sue ideologie, pensavo semplicemente che non mi competevano.
Io desideravo solo una vita spensierata e romantica.
Era da giorni che accoglievamo quelli che mio padre definiva gli alleati della nazione.
Si vociferava che l'Italia sarebbe presto entrata in guerra a fianco con la Germania Nazista.
Mi capitava spesso di imbattermi in cene con alcuni ufficiali, dove esaltavano le loro imprese e enfatizzavano il successo della Germania.
Molti tentavano approcci disinvolti, ma io facevo di tutto per ignorarli.
Se dovessi paragonare mio padre ad un animale. Sarebbe un cane. Pensai. Sempre pronto a scodinzolare su chi gli offre le opportunità più remunerative. Non aveva il minimo senso morale.
Odiavo questo finto clima di euforia.
Per mia mamma mio padre era un eroe. Una persona che aveva sopportato qualsiasi pena pur di garantirci la stabilità economica.
Anche stringere la mano a Mussolini in persona.
Mia mamma era accecata dalla ricchezza e desiderava per me un uomo autorevole che magari avesse ricevuto dei premi d'onore per le sue gesta.
Oggi è il mio compleanno.
Finalmente potevo esprimere un desiderio.
Ovvero far finire questa guerra e molto probabilmente sarebbe stata anche la fine per la mia famiglia. 
Mi affacciai alla finestra della mia stanza.
Qui mi sentivo al sicuro dopotutto. Finché vidi in lontananza un auto nera che si avvicinava con davanti due motociclette.
Ebbi un bruttissimo presentimento.
Chiusi le tende cercando di assistere alla scena senza farmi vedere.
L'autovettura si fermò ai piedi dell'ingresso della villa.
Un soldato semplice scese dall'auto per dirigersi verso la parte del passeggero, per aprire lo sportello.
Fu allora che mi accorsi che il mio aguzzino era arrivato.
Hans scese dall'auto portandosi appresso un piccolo pacchettino.
"Din Don"
Il rumore mi spaventò più del dovuto mi misi le  mani in bocca, come per trattenere un grido.
Non sapevo che fare.
Toc Toc
"Cara c'è un colonnello super affascinante che ti aspetta alla porta! Dice di conoscerti e di averti portato un pensierino per il tuo compleanno" disse quell'oca giuliva di mia madre.
Decisi di tentare con una farsa, fingendomi malata. Ma lei non ci credette così facilmente.
"Stai scherzando, vero?" Disse mentre mi afferrò con rabbia il braccio buttandomi giù dal letto.
"Devi smetterla di comportarti come una bambina viziata. Questa è la nostra occasione di stringere amicizia con gli alleati! E riacquistare il posto che ci spetta in questo mondo."
Disse mentre tentava di pettinarmi i capelli mossi pieni di nodi.
"Tuo padre ha lavorato tanto per accaparrarsi il loro rispetto" disse.
"Vuoi dire che ha leccato il culo a quei maia-
Sciaff
Il muro rimbombò al suono di quello schiaffo.
"Tu non capisci quell'uomo è un mostro!"
le dissi con gli occhi lucidi.
"I mostri non esistono ragazzina"
mi ammonì prima di trascinarmi fuori dalla stanza.
Mentre mi avvicinavo sentivo sempre più vivido il suono della sua voce.
Finché non lo intravidi in lontananza dalle ringhiere del piano superiore .
"Oh Hans amico mio, quanto tempo è passato!" Disse mio padre commosso dalla vista del tedesco.
"Sei Stato così gentile a passare per fare gli auguri a mia figlia" disse invitandolo ad entrare.
"Non avresti dovuto disturbati"

"Oh ma per me non è affatto un disturbo." Disse la volpe sorridendo.

"Eccoci,scusate l'attesa!" Disse mia madre spingendomi davanti al colonnello.

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